2020-01-15
Basta la firma di Ratzinger a far esplodere la guerra sul ruolo di Benedetto XVI
Dopo il lancio di «Dal profondo del nostro cuore», pressioni per rimuovere l'Emerito come coautore assieme a Sarah. Che si ribella: «Eravamo d'accordo, ecco le prove».Il prefetto si dimise dopo aver diffuso una lettera di Ratzinger il 12 marzo 2018, nascondendone una parte.Lo speciale contiene due articoli «Mettete a tacere Ratzinger». È il proposito che aleggia lieve sull'ultimo scandalo in Vaticano, sul libro del cardinal Robert Sarah con la partecipazione concreta e generosa di Benedetto XVI. Tema delicatissimo, il celibato dei sacerdoti, trattato dopo le parziali aperture del Sinodo sull'Amazzonia e in attesa dell'Esortazione di papa Francesco. Prima ancora di uscire (in teoria oggi in Francia e il 30 gennaio in Italia) il saggio Dal profondo del nostro cuore è al centro di una polemica fra intellettuali della Chiesa; fra le mura leonine sembra esserci la corsa a enfatizzare un disguido editoriale e di conseguenza a mandare idealmente al macero il contenuto, potente e come sempre ispirato, di Joseph Ratzinger.Dal profondo del cuore il Papa emerito e il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, da sempre molto in sintonia, ribadiscono un punto fermo sull'argomento, sintetizzato in una frase: «È urgente, necessario che tutti non si facciano più impressionare dagli errori alla moda che mirano a svalutare il celibato sacerdotale». Benedetto XVI, nella parte da lui firmata, scrive anche: «Essi lasciarono tutto e lo seguirono. Senza abbandono delle proprie cose non può esistere un sacerdozio. La chiamata a seguire Gesù non è possibile senza questo segno di libertà e di rinuncia a qualsiasi compromesso. Il nostro celibato è una proclamazione di fede, il nostro celibato è testimonianza, ossia martirio».Parole davanti alle quali servirebbero rispetto e mezze tinte, invece si è scatenato l'inferno mediatico. Una tempesta che non poteva ovviamente abbattersi sul senso più profondo di una rivelazione, ma che sta provvedendo a edulcorarne la portata. Gli zuavi a guardia dei sacri palazzi si aggrappano agli accordi editoriali. La vicenda non è semplice ma semplificabile. Dopo aver letto le anticipazioni mondiali del libro pubblicate sul quotidiano Le Figaro e aver visto la copertina, il segretario di Ratzinger, monsignor Georg Gänswein ha chiesto di togliere la firma del Papa emerito come coautore. «Benedetto sapeva che il cardinale Sarah stava preparando un libro e aveva inviato un suo breve testo sul sacerdozio autorizzandolo a farne l'uso che voleva», ha spiegato padre Georg all'agenzia tedesca Kna. «Ma non aveva approvato alcun progetto per un libro a doppia firma, né aveva visto e autorizzato la copertina». Il segretario parla di «un malinteso che non mette in dubbio la buona fede del cardinale Sarah».Venuto a conoscenza della novità, lo stesso arcivescovo guineano prende la parola per disegnare il giusto perimetro alla vicenda. E su Twitter posta tre lettere di Ratzingerper difendere la propria onorabilità, messa immediatamente in dubbio da un'ondata di delegittimazione orchestrata dagli alabardieri di papa Francesco, in allarme per quella che secondo la loro interpretazione dominante sarebbe un'invasione di campo del Papa emerito nel campo della dottrina. Sarah scrive che «gli attacchi sembrano insinuare un comportamento menzognero da parte mia. Si tratta di diffamazioni di eccezionale gravità. Ecco le prove della mia collaborazione con Benedetto XVI nello scrivere il testo a favore del celibato».Prima lettera di Ratzinger in tono affabile, amicale come le successive due, tutte firmate con la formula «Suo nel Signore». «Avevo cominciato a scrivere qualche riflessione sul sacerdozio, ma scrivendo ho sentito sempre più che le mie forze non mi permettono più la redazione di un testo teologico. Poi è venuta la sua lettera con la domanda inaspettata di un testo proprio sul sacerdozio con particolare attenzione al celibato. Così ho ripreso il mio lavoro e trasmetterò a lei il testo quando sarà tradotto dal tedesco in italiano. Lascio a lei se queste note, la cui insufficienza sento fortemente, possono avere qualche utilità». Sapeva e contribuiva. Seconda lettera di Ratzinger, telegrafica: «Finalmente posso trasmettere i miei pensieri sul sacerdozio. Lascio a lei se trova qualche utilità nei miei poveri pensieri». Sapeva, contribuiva, affidava.Terza lettera di Ratzinger. «Di tutto il cuore vorrei dire grazie per il testo aggiunto al mio contributo e per tutta l'elaborazione che lei ha fatto. Mi ha toccato profondamente come lei ha capito le mie ultime intenzioni: avevo scritto in realtà sette pagine di chiarimento metodologico del mio testo e sono realmente felice nel dire che lei ha saputo dire l'essenziale in una mezza pagina. Da parte mia il testo può essere pubblicato nella forma da lei prevista». Sapeva, contribuiva, affidava, approvava.Ora sarebbe interessante sapere come mai padre Georg ha preso spunto dalla non visione della copertina e dalla non conoscenza dell'impianto editoriale per chiedere di ritirare la firma, ma certi raffinati distinguo sono destinati a rimanere nei sussurri dei corridoi vaticani, dove la potente polizia mediatica impera solenne. La faccenda sembra essere la partita di ritorno (sempre con Gänswein protagonista) della vicenda che vide protagonista il prefetto della segreteria per la Comunicazione Dario Viganò, costretto alle dimissioni dopo la manipolazione di una lettera riservata di Benedetto XVI. In ogni caso, come puntualizza il cardinal Sarah e in accoglimento della specifica del Papa emerito, il libro esce supportato dalla dicitura in copertina «Con la partecipazione di Benedetto XVI». Almeno in Europa, perché l'editore americano di Ignatius press conferma gli accordi precedenti e sottolinea che «per noi gli autori sono sempre stati due».La storia fra le sacre mura è ancora una volta testimone di un fastidio e di una falsa necessità. Il fastidio del pensiero di papa Benedetto, del suo essere ancora una luce che illumina il cammino al cristianesimo nel mondo. E la falsa necessità di metterlo a tacere, di non avere quel rompiscatole fra la tonaca, di trovare una strada legislativa, perfino dogmatica, perché la sua unica espressione culturale sia il silenzio. In questo senso vanno le dichiarazioni di due devoti miliziani del pontificato di Francesco, entrambi gesuiti.Il primo è padre Bartolomeo Sorge, che commenta: «L'attacco più insidioso al Papa viene dall'interno della Chiesa. Nessuno però riuscirà mai a scalfire la roccia su cui la Chiesa è fondata. “L'inferno non prevarrà", ha detto Gesù a Pietro e ai suoi successori». Alla drammaticità millenarista del monsignore - teologo e soprattutto politologo - fa seguito la consueta leggiadria di padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, che chiosa con distratto disprezzo, felice di aggrapparsi al contrattempo editoriale: «Finalmente si può tornare a parlare di cose serie». Per esempio le elezioni in Emilia Romagna o la sacralità delle sardine. Ne va matto. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/basta-la-firma-di-ratzinger-a-far-esplodere-la-guerra-sul-ruolo-di-benedetto-xvi-2644812850.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="consumata-la-vendetta-per-il-caso-vigano" data-post-id="2644812850" data-published-at="1757774650" data-use-pagination="False"> Consumata la vendetta per il caso Viganò Una cosa è chiara, nella nebbia che si è posata nelle ultime ore sul libro Dal profondo del nostro cuore: ogni volta che il Papa emerito fa uscire un suo testo si pone il problema di gestire lo scritto. Era successo quasi due anni fa, quando monsignor Dario Edoardo Viganò, allora potente capo della comunicazione vaticana, estrapolò una parte di una lettera riservata personale inviatagli da Joseph Ratzinger e la rese di dominio pubblico. Fu un boomerang colossale. Viganò aveva fatto pubblicare una collana di 11 testi teologici dedicati al pensiero teologico di papa Francesco e voleva che la prefazione fosse firmata nientemeno che da Benedetto XVI. Il quale si era rifiutato e ne aveva spiegato le ragioni con una lettera cortese («plaudo a questa iniziativa»), ma spietata: nella parte inizialmente censurata da Viganò, ma resa nota dopo alcuni giorni di polemiche fortissime, Ratzinger stroncava il contenuto dei «piccoli volumi», rivelando di non averli neppure letti perché uno degli autori «durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti papali», attaccando «in modo virulento l'autorità magisteriale del Papa». Il desiderio di compiacere Francesco, arruolando Benedetto e il suo rigore teologico, si è ritorto contro Viganò, il quale fu in parte degradato. Oggi è evidente una nuova difficoltà a trattare un altro delicato testo teologico di Ratzinger, stavolta sul celibato dei preti. Il cardinale Robert Sarah è accusato di aver forzato la mano di Benedetto XVI e del suo segretario per aggiungere peso intellettuale a un proprio libro che tocca un delicato tema sul quale papa Francesco sta riflettendo. I detrattori di Sarah lo accusano insomma di avere fatto un uso strumentale delle parole del Papa emerito in funzione antibergogliana. Così, in qualche modo, la storia si ripete. Con il caso Viganò si assistette al tentativo di usare uno scritto di Ratzinger per rafforzare il meno solido pensiero teologico di Bergoglio; con il polverone sollevato sul cardinale Sarah saremmo di fronte a un'operazione di senso inverso, per sganciare l'emerito dall'ala più conservatrice della Chiesa. In entrambi i casi, monsignor Georg Gaenswein è intervenuto per ristabilire una forma di equilibrio. In realtà, tra le due situazioni esiste una differenza abissale, e non soltanto perché due anni fa si trattò di una lettera di un paio di pagine e qui di una corposa riflessione che riempie metà libro. Il fatto è che Viganò fu autore di una vera manipolazione: aveva estratto una parte della missiva, quella a lui più favorevole, e censurato il resto; aveva diffuso una foto della lettera in cui le parole di critica erano state rese illeggibili al computer; infine, si era difeso invocando la «riservatezza». «Una porcata», avrebbe detto in altri tempi Roberto Calderoli. Ora invece non vi è stata manipolazione del testo ratzingeriano. Sarah su Twitter ha mostrato la corrispondenza con il Papa emerito che mostra la sua adesione al progetto editoriale e l'assenza di forzature da parte del cardinale. Non una virgola di quello scritto è stata toccata o censurata, e l'entourage di Benedetto non ha contestato nulla del contenuto. Né del resto potrebbe farlo, visto che è tutta farina uscita dal sacco del monastero Mater Ecclesiae. Resta un clamoroso paradosso per la Chiesa di oggi: un prezioso tesoro intellettuale e spirituale, cioè il pensiero di Ratzinger, diventa ogni volta oggetto di polemiche che spostano l'attenzione dai contenuti reali alla gestione mediatica. Una perdita gravissima.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)