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2018-10-23
«Basta forzature. La scuola non è fatta per indottrinare». Segnalateci i volumi che portano l’ideologia dentro le classi
ANSA
Marco Bussetti, responsabile dell'Istruzione, è un ministro appartato. Non ama le frasi a effetto e gli annunci roboanti, non compare spesso sui giornali o in televisione. Ma, commentando con La Verità alcune questioni di stringente attualità, non si tira indietro e usa parole piuttosto decise.
Le vicende della politica negli ultimi giorni hanno toccato da vicino il mondo della scuola. Partiamo dal caso di Lodi. Il sindaco ha ricevuto attacchi pesanti per aver ribadito un principio di equità. Lei che idea si è fatto di questa storia?
«Quello di Lodi è un fatto locale che è stato trasformato in un caso nazionale e messo al centro di una sterile polemica. La scuola non deve essere coinvolta in strumentalizzazioni e battaglie tra fazioni. Perché è una delle istituzioni più importanti del nostro Stato, forse la principale, e ha il delicato compito di formare i giovani, il futuro del Paese. Dobbiamo averne cura, non manipolarla per interessi di parte. Detto questo, credo sia sempre necessario contemperare i diritti dei bambini e i doveri delle famiglie».
Il problema delle mense va ben oltre Lodi. Riguarda tanti bambini italiani e non che non possono accedere a questi servizi.
«Le mense sono di competenza degli Enti locali ma la questione non ci lascia indifferenti. Garantire questo tipo di servizio consente agli istituti di rimanere aperti il pomeriggio, di offrire tempo pieno, di dare la possibilità agli studenti di praticare uno sport a scuola, di imparare una lingua straniera o di suonare uno strumento musicale. Sappiamo che molte realtà, soprattutto nel Sud del Paese, ne sono sprovviste: è un problema di cui la politica deve farsi carico. Avere mense funzionanti vuol dire sostenere le famiglie, favorire l'occupazione dei genitori, dare più opportunità di crescita ai giovani, combattere la povertà educativa e fenomeni preoccupanti. Dobbiamo attivarci e fare sistema con senso di identità e appartenenza, soprattutto con gli Enti locali».
Cambiamo leggermente argomento. La scorsa settimana abbiamo raccontato di un libro di testo delle superiori in cui si utilizzavano alcuni passaggi dei promessi sposi per criticare le posizioni euroscettiche. Oggi segnaliamo un libro delle medie in cui si fa l'elogio del sindaco di Riace. Non pensa che si stia esagerando?
«Le ideologie devono rimanere fuori dalla scuola, che non deve essere intaccata dalla propaganda. Tra i banchi in classe non si deve “fare politica" ma si deve insegnare a esercitare il pensiero con spirito critico. Sono due cose ben diverse. Intendiamoci: è giusto sensibilizzare i giovani sui grandi temi di attualità come l'inclusione, le sfide dell'innovazione, il rispetto dell'ambiente, l'educazione alla legalità, tutte questioni che riguardano direttamente ogni cittadino. Il nostro sistema di istruzione è una finestra sul mondo e dobbiamo mantenerla aperta. Altra cosa è indottrinare gli studenti, derogando dal ruolo di insegnante e trasferendo ai ragazzi le proprie idee politiche. Pensare di piegare i grandi classici della nostra letteratura - come Leopardi, Manzoni e Foscolo - a una precisa posizione di parte, strumentalizzando le loro opere, è sbagliato. I docenti hanno libertà di insegnamento. È un bene preziosissimo, una conquista che va onorata con saggezza ed equilibrio».
E allora come si può affrontare il problema dei libri di testo politicamente schierati? Non invochiamo di certo la censura o i roghi di libri, ma un maggior controllo forse sarebbe necessario, non crede?
«Ho grande fiducia nel lavoro delle scuole, dei dirigenti e dei docenti. E ritengo che un controllo da Roma, qualsiasi intervento “ispettivo" dal centro, sia impensabile. E oltretutto inutile. Penso invece che tutti gli attori in campo - dirigenti, docenti, famiglie - debbano sempre ispirarsi ai principi di responsabilità ed equilibrio. A scuola i giovani devono crescere è formarsi con spirito critico che consenta loro di affrontare il proprio futuro con la voglia di superare gli ostacoli. È questo ciò di cui avranno bisogno lungo il corso della loro esistenza».
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato anche storie di alunni di scuole elementari e medie portati a incontrare richiedenti asilo. Scuole in cui si organizzano «feste dell'accoglienza» e altre attività piuttosto schierate a livello ideologico. Non pensa che anche questo genere di attività andrebbe limitato?
«La scuola favorisce naturalmente l'inclusione. È un luogo in cui dobbiamo garantire una formazione di qualità a tutti gli studenti. È l'ambiente in cui i nostri bambini e ragazzi imparano il rispetto degli altri e delle loro idee. Dobbiamo trattare questo tema in maniera seria, senza forzature. Dobbiamo tutelare i diritti dei nostri ragazzi. Quello allo studio è fondamentale. Per loro e per il Paese intero».
Francesco Borgonovo
Segnalateci i volumi che portano l’ideologia dentro le classi
Quando, in alcuni manuali di storia, abbiamo letto di «migrazioni barbariche» (un modo politicamente corretto per definire le invasioni armate), pensavamo che fosse stato raggiunto il punto più basso. Ma ci sbagliavamo eccome. In questi mesi, grazie a segnalazioni di genitori e pure di insegnanti, ci siamo imbattuti in libri di testo scolastici che definire ideologizzati è quasi ridicolo.
Giusto la scorsa settimana, abbiamo scoperto che uno dei manuali di letteratura più diffusi nelle scuole superiori italiane (parliamo di milioni di copie) utilizza l'opera di Alessandro Manzoni per attaccare populisti ed euroscettici. Il testo in questione si intitola I classici nostri contemporanei, lo pubblica Paravia e lo firmano Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria.
A pagina 945 si parla dei Promessi sposi e si legge: «Le farneticazioni della folla milanese del Seicento possono ricordarci tante altre idee false che trovano oggi facile accoglienza nelle credenze di massa: ad esempio quelle intorno all'euro, a cui da molti viene attribuita la colpa della difficile situazione economica attuale, mentre le cause di essa, come tutti dovrebbero sapere, sono state le speculazioni finanziarie internazionali che nel 2008 hanno innescato una crisi economica mai vista dopo la Grande Depressione».
Una visione equilibrata, non c'è che dire. E il Manzoni non è l'unico mostro sacro delle lettere a essere pervertito. Ugo Foscolo viene paragonato ai sessantottini e ai fan di Mani pulite. Giuseppe Parini è utilizzato per una tirata pro migranti. Vittorio Alfieri diventa l'occasione per parlare del G8 di Genova e dell'Ilva.
A confronto di tutto questo, le assurdità sulle «migrazioni barbariche» appaiono come trascurabili sviste. In giro per le classi italiane, tuttavia, c'è persino di peggio. Ad esempio il manuale di storia rivolto ai ragazzini di prima media di cui parliamo in queste pagine, e in cui viene celebrato l'operato di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace (anzi, attualmente è sospeso dalle funzioni e non può dimorare nel suo paese poiché al centro di un'indagine piuttosto importante).
Come spiega il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, è importante che la scuola stimoli il pensiero critico. È importante che in aula si sentano opinioni diverse, e di certo non pretendiamo che ovunque si imponga la stessa visione del mondo. Ma in tanti, troppi casi assistiamo a un vero e proprio indottrinamento, dal quale gli studenti, specie i più piccoli, non hanno gli strumenti per difendersi. Invitare un ragazzino di prima media a imitare il sindaco di Riace, spingerlo a scrivere letterine di benvenuto ai richiedenti asilo (come accaduto in una scuola di Palermo) significa obbligarlo a credere nell'accoglienza indiscriminata. Significa raccontargli bugie e non offrirgli nemmeno la possibilità di formarsi un'opinione personale.
Per questo motivo invitiamo voi lettori a segnalarci tutti i casi più clamorosi che vi capitano sotto gli occhi. Scriveteci all'indirizzo Lettere@laverita.info (mettendo come oggetto della mail «Libri di testo») e indicateci i manuali scolastici ideologizzati e politicamente distorti. Specificate il titolo del libro, gli autori e la classe in cui è adottato. Se volete, potete anche raccontarci episodi simili a quello palermitano citato prima: compiti in classe, compiti a casa, feste, eventi, gite... In questi mesi abbiamo assistito a ogni genere di strumentalizzazioni.
Raccontateci quelle di cui siete stati testimoni. Noi le raccoglieremo tutte e ne daremo conto sul giornale. Perché la discussione (anche accesa), le visioni del mondo e le posizioni politiche diverse e vanno bene. Il lavaggio del cervello no.
Nel manuale di storia di prima media la celebrazione del sindaco di Riace
Figuratevi, per un attimo, la scena. Siete i genitori di un ragazzino che frequenta la prima media. È domenica sera, siete seduti sul divano di casa, con la tv accesa. A un certo punto, su Rai 1, appare un signore chiamato Mimmo Lucano. È il sindaco di Riace, un signore indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e se ne sta accomodato nel salottino di Fabio Fazio, a Che tempo che fa. Lucano, sulla rete ammiraglia dell'emittente pubblica, recita la parte della vittima del sistema, si atteggia a eroe dell'accoglienza, può dire tutto quello che gli passa per la mente senza che il conduttore gli faccia domande pungenti.
Bene, voi genitori assistete a questo spettacolo assieme a vostro figlio (o a vostra figlia). Siete un po' irritati, perché sui giornali avete letto vari articoli a proposito di Lucano, e non pensate che sia esattamente un martire o un modello da imitare. State per cambiare canale quando il vostro bimbo vi interrompe e vi dice: «Io quel signore lo conosco, lo abbiamo studiato a scuola». Voi guardate il pargolo allibiti: «Ma no, ti stai sbagliando, non potete averlo studiato...». Il piccolo, però, insiste: «Adesso vi faccio vedere». Corre in camera, prende il suo libro di storia e ve lo mostra. Effettivamente ha ragione. Nel suo libro di storia c'è un bel capitolo dedicato a Mimmo Lucano. Se a casa vostra si verificasse una situazione del genere, come reagireste?
La domanda è rilevante. Perché la scena che abbiamo descritto è immaginaria, ma Lucano da Fazio a farsi imbrodare c'è andato davvero e, soprattutto, il libro scolastico che incensa il sindaco di Riace esiste eccome, e lo maneggiano parecchi alunni delle medie.
Per la precisione, si intitola Incontra la storia, ed è pubblicato da Mondadori Education. A firmarlo è Vittoria Calvani, autrice di numerosi volumi scolastici. Abbiamo appreso dell'esistenza di questo testo grazie a una segnalazione su Twitter, e siamo andati a controllare. Sul sito della Mondadori, il tomo viene presentato così: «Gli eventi della Storia raccontati dalla penna di una grande autrice, in un corso che risponde alle esigenze didattiche di oggi». Beh, a quanto pare fra le esigenze didattiche odierne c'è anche quella di celebrare Mimmo Lucano e il suo sistema d'accoglienza.
A pagina 105 di Incontra la storia si conclude un capitolo piuttosto lungo dedicato a «Gli arabi e l'islam». A parte qualche luogo comune e qualche affermazione discutibile (per esempio sulla «pacifica convivenza» tra fedi diverse imposta dagli arabi dopo la conquista militare di vari territori), il capitolo in questione appare tutto sommato decente. Ma ecco che, a pagina 106, ci troviamo davanti a due pagine di puro delirio.
La sezione ha questo titolo: «La tolleranza. Ad accogliere ci guadagniamo tutti». La prima domanda che sorge è: ma che cosa c'entra tutto ciò con gli arabi? Ecco la spiegazione. Secondo Vittoria Calvani, autrice del manuale di storia, «una delle migliori qualità dell'impero arabo-islamico è stata la tolleranza». Ma certo, sottomettevano gli infedeli con la spada, poi li trattavano da esseri umani inferiori (come ha spiegato il celebre storico Bernard Lewis in più saggi), ma la loro prima qualità era la «tolleranza».
E non è finita. La Calvani spiega che la tolleranza è «un valore fondamentale, che può rivelarsi molto prezioso anche per la nostra società odierna. A questo proposito ecco la storia di Mimmo Lucano, sindaco di Riace».
Nel testo che segue si racconta che a Riace «convivono persone provenienti da oltre venti Paesi» e che «la scuola elementare è rimasta aperta soltanto grazie ai bimbi dei migranti, e le tradizioni locali rivivono nella quotidianità dei nuovi cittadini». Certo, «quando Mimmo decise di accogliere duecento stranieri nel suo paesino, sapeva che non sarebbe stato facile: arrivavano dal Medio Oriente, una terra con usi, religioni, lingue e tradizioni molto lontane da quelle calabresi. Eppure, il tempo gli ha dato ragione. È bastato fare uno sforzo (in realtà anche più di uno!), provare ad andare oltre le proprie idee per accogliere quelle altrui, e l'esperimento ha funzionato».
La favola, ovviamente, ha un lieto fine: «E così, essere tolleranti si è rivelato vantaggioso per tutti: per i riacesi, che hanno salvato le sorti della loro cittadina, e per gli stranieri, che oggi hanno una nuova vita e una nuova casa».
Ora, che in un libro di testo delle medie si trovino banalità buoniste è senz'altro fastidioso, ma lo si può perfino accettare. Ma l'elogio del sindaco di Riace proprio no.
A meno che, tra i materiali didattici a disposizione degli studenti non si includano le intercettazioni in cui Mimmo Lucano spiega di essere «un fuorilegge» o combina matrimoni tra «uno stupido» chiamato Giosi e una donna nigeriana al solo scopo di far ottenere il permesso di soggiorno a quest'ultima. Se si vuole spiegare ai ragazzini in che cosa consiste il modello Riace, allora bisognerebbe che sapessero che si basa interamente sui denari pubblici, usati per i centri d'accoglienza e mai rendicontati dall'amministrazione comunale.
Agli alunni, tuttavia, viene propinata solamente la storiella edificante del Comune da imitare. Si dice che Lucano è un esempio di tolleranza. Si invitano i ragazzi a «contribuire a costruire una società più accogliente». Alla fine del capitolo c'è pure un esercizio, definito «compito di realtà». Sentite in che cosa consiste: «Un gruppo di profughi viene ospitato nella tua città. Chiediti in che modo queste persone potrebbero essere coinvolte nella vita della comunità». Seguono tre domande a cui rispondere. Infine, l'esercizio del libro prevede che l'alunno realizzi «un opuscolo in cui raccogli le tue idee per una buona convivenza fra i migranti e i tuoi concittadini».
A questo punto, si potrebbe realizzare un kit da distribuire nelle scuole: «Il piccolo sindaco di Riace». Sarebbe un bel gioco educativo, simile al Monopoli. Con una differenza: invece di finire in prigione senza passare dal via, si finisce agli arresti domiciliari e poi si rilasciano interviste a Fabio Fazio.
Francesco Borgonovo Antonio Grizzuti
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Il ministro dell'Istruzione interviene sul caso Lodi: «Troppe strumentalizzazioni». E spiega: «In aula non si faccia politica».Alessandro Manzoni sfruttato per attaccare i no euro, Ugo Foscolo paragonato ai sessantottini: i testi didattici sono pieni di bestialità. Scriveteci per indicarci altri casi clamorosi.Il libro racconta che la tolleranza fu «una delle migliori qualità» dell'impero islamico. E aggiunge che «ad accogliere ci guadagniamo tutti», come dimostra l'esempio del bravissimo Domenico Lucano.Lo speciale contiene tre articoli.Marco Bussetti, responsabile dell'Istruzione, è un ministro appartato. Non ama le frasi a effetto e gli annunci roboanti, non compare spesso sui giornali o in televisione. Ma, commentando con La Verità alcune questioni di stringente attualità, non si tira indietro e usa parole piuttosto decise.Le vicende della politica negli ultimi giorni hanno toccato da vicino il mondo della scuola. Partiamo dal caso di Lodi. Il sindaco ha ricevuto attacchi pesanti per aver ribadito un principio di equità. Lei che idea si è fatto di questa storia?«Quello di Lodi è un fatto locale che è stato trasformato in un caso nazionale e messo al centro di una sterile polemica. La scuola non deve essere coinvolta in strumentalizzazioni e battaglie tra fazioni. Perché è una delle istituzioni più importanti del nostro Stato, forse la principale, e ha il delicato compito di formare i giovani, il futuro del Paese. Dobbiamo averne cura, non manipolarla per interessi di parte. Detto questo, credo sia sempre necessario contemperare i diritti dei bambini e i doveri delle famiglie». Il problema delle mense va ben oltre Lodi. Riguarda tanti bambini italiani e non che non possono accedere a questi servizi.«Le mense sono di competenza degli Enti locali ma la questione non ci lascia indifferenti. Garantire questo tipo di servizio consente agli istituti di rimanere aperti il pomeriggio, di offrire tempo pieno, di dare la possibilità agli studenti di praticare uno sport a scuola, di imparare una lingua straniera o di suonare uno strumento musicale. Sappiamo che molte realtà, soprattutto nel Sud del Paese, ne sono sprovviste: è un problema di cui la politica deve farsi carico. Avere mense funzionanti vuol dire sostenere le famiglie, favorire l'occupazione dei genitori, dare più opportunità di crescita ai giovani, combattere la povertà educativa e fenomeni preoccupanti. Dobbiamo attivarci e fare sistema con senso di identità e appartenenza, soprattutto con gli Enti locali».Cambiamo leggermente argomento. La scorsa settimana abbiamo raccontato di un libro di testo delle superiori in cui si utilizzavano alcuni passaggi dei promessi sposi per criticare le posizioni euroscettiche. Oggi segnaliamo un libro delle medie in cui si fa l'elogio del sindaco di Riace. Non pensa che si stia esagerando?«Le ideologie devono rimanere fuori dalla scuola, che non deve essere intaccata dalla propaganda. Tra i banchi in classe non si deve “fare politica" ma si deve insegnare a esercitare il pensiero con spirito critico. Sono due cose ben diverse. Intendiamoci: è giusto sensibilizzare i giovani sui grandi temi di attualità come l'inclusione, le sfide dell'innovazione, il rispetto dell'ambiente, l'educazione alla legalità, tutte questioni che riguardano direttamente ogni cittadino. Il nostro sistema di istruzione è una finestra sul mondo e dobbiamo mantenerla aperta. Altra cosa è indottrinare gli studenti, derogando dal ruolo di insegnante e trasferendo ai ragazzi le proprie idee politiche. Pensare di piegare i grandi classici della nostra letteratura - come Leopardi, Manzoni e Foscolo - a una precisa posizione di parte, strumentalizzando le loro opere, è sbagliato. I docenti hanno libertà di insegnamento. È un bene preziosissimo, una conquista che va onorata con saggezza ed equilibrio». E allora come si può affrontare il problema dei libri di testo politicamente schierati? Non invochiamo di certo la censura o i roghi di libri, ma un maggior controllo forse sarebbe necessario, non crede?«Ho grande fiducia nel lavoro delle scuole, dei dirigenti e dei docenti. E ritengo che un controllo da Roma, qualsiasi intervento “ispettivo" dal centro, sia impensabile. E oltretutto inutile. Penso invece che tutti gli attori in campo - dirigenti, docenti, famiglie - debbano sempre ispirarsi ai principi di responsabilità ed equilibrio. A scuola i giovani devono crescere è formarsi con spirito critico che consenta loro di affrontare il proprio futuro con la voglia di superare gli ostacoli. È questo ciò di cui avranno bisogno lungo il corso della loro esistenza». Nei giorni scorsi abbiamo raccontato anche storie di alunni di scuole elementari e medie portati a incontrare richiedenti asilo. Scuole in cui si organizzano «feste dell'accoglienza» e altre attività piuttosto schierate a livello ideologico. Non pensa che anche questo genere di attività andrebbe limitato?«La scuola favorisce naturalmente l'inclusione. È un luogo in cui dobbiamo garantire una formazione di qualità a tutti gli studenti. È l'ambiente in cui i nostri bambini e ragazzi imparano il rispetto degli altri e delle loro idee. Dobbiamo trattare questo tema in maniera seria, senza forzature. Dobbiamo tutelare i diritti dei nostri ragazzi. Quello allo studio è fondamentale. Per loro e per il Paese intero».Francesco Borgonovo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/basta-forzature-la-scuola-non-e-fatta-per-indottrinare-2614339698.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="segnalateci-i-volumi-che-portano-lideologia-dentro-le-classi" data-post-id="2614339698" data-published-at="1765503369" data-use-pagination="False"> Segnalateci i volumi che portano l’ideologia dentro le classi Quando, in alcuni manuali di storia, abbiamo letto di «migrazioni barbariche» (un modo politicamente corretto per definire le invasioni armate), pensavamo che fosse stato raggiunto il punto più basso. Ma ci sbagliavamo eccome. In questi mesi, grazie a segnalazioni di genitori e pure di insegnanti, ci siamo imbattuti in libri di testo scolastici che definire ideologizzati è quasi ridicolo. Giusto la scorsa settimana, abbiamo scoperto che uno dei manuali di letteratura più diffusi nelle scuole superiori italiane (parliamo di milioni di copie) utilizza l'opera di Alessandro Manzoni per attaccare populisti ed euroscettici. Il testo in questione si intitola I classici nostri contemporanei, lo pubblica Paravia e lo firmano Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria. A pagina 945 si parla dei Promessi sposi e si legge: «Le farneticazioni della folla milanese del Seicento possono ricordarci tante altre idee false che trovano oggi facile accoglienza nelle credenze di massa: ad esempio quelle intorno all'euro, a cui da molti viene attribuita la colpa della difficile situazione economica attuale, mentre le cause di essa, come tutti dovrebbero sapere, sono state le speculazioni finanziarie internazionali che nel 2008 hanno innescato una crisi economica mai vista dopo la Grande Depressione». Una visione equilibrata, non c'è che dire. E il Manzoni non è l'unico mostro sacro delle lettere a essere pervertito. Ugo Foscolo viene paragonato ai sessantottini e ai fan di Mani pulite. Giuseppe Parini è utilizzato per una tirata pro migranti. Vittorio Alfieri diventa l'occasione per parlare del G8 di Genova e dell'Ilva. A confronto di tutto questo, le assurdità sulle «migrazioni barbariche» appaiono come trascurabili sviste. In giro per le classi italiane, tuttavia, c'è persino di peggio. Ad esempio il manuale di storia rivolto ai ragazzini di prima media di cui parliamo in queste pagine, e in cui viene celebrato l'operato di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace (anzi, attualmente è sospeso dalle funzioni e non può dimorare nel suo paese poiché al centro di un'indagine piuttosto importante). Come spiega il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, è importante che la scuola stimoli il pensiero critico. È importante che in aula si sentano opinioni diverse, e di certo non pretendiamo che ovunque si imponga la stessa visione del mondo. Ma in tanti, troppi casi assistiamo a un vero e proprio indottrinamento, dal quale gli studenti, specie i più piccoli, non hanno gli strumenti per difendersi. Invitare un ragazzino di prima media a imitare il sindaco di Riace, spingerlo a scrivere letterine di benvenuto ai richiedenti asilo (come accaduto in una scuola di Palermo) significa obbligarlo a credere nell'accoglienza indiscriminata. Significa raccontargli bugie e non offrirgli nemmeno la possibilità di formarsi un'opinione personale. Per questo motivo invitiamo voi lettori a segnalarci tutti i casi più clamorosi che vi capitano sotto gli occhi. Scriveteci all'indirizzo Lettere@laverita.info (mettendo come oggetto della mail «Libri di testo») e indicateci i manuali scolastici ideologizzati e politicamente distorti. Specificate il titolo del libro, gli autori e la classe in cui è adottato. Se volete, potete anche raccontarci episodi simili a quello palermitano citato prima: compiti in classe, compiti a casa, feste, eventi, gite... In questi mesi abbiamo assistito a ogni genere di strumentalizzazioni. Raccontateci quelle di cui siete stati testimoni. Noi le raccoglieremo tutte e ne daremo conto sul giornale. Perché la discussione (anche accesa), le visioni del mondo e le posizioni politiche diverse e vanno bene. Il lavaggio del cervello no. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/basta-forzature-la-scuola-non-e-fatta-per-indottrinare-2614339698.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="nel-manuale-di-storia-di-prima-media-la-celebrazione-del-sindaco-di-riace" data-post-id="2614339698" data-published-at="1765503369" data-use-pagination="False"> Nel manuale di storia di prima media la celebrazione del sindaco di Riace Figuratevi, per un attimo, la scena. Siete i genitori di un ragazzino che frequenta la prima media. È domenica sera, siete seduti sul divano di casa, con la tv accesa. A un certo punto, su Rai 1, appare un signore chiamato Mimmo Lucano. È il sindaco di Riace, un signore indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e se ne sta accomodato nel salottino di Fabio Fazio, a Che tempo che fa. Lucano, sulla rete ammiraglia dell'emittente pubblica, recita la parte della vittima del sistema, si atteggia a eroe dell'accoglienza, può dire tutto quello che gli passa per la mente senza che il conduttore gli faccia domande pungenti. Bene, voi genitori assistete a questo spettacolo assieme a vostro figlio (o a vostra figlia). Siete un po' irritati, perché sui giornali avete letto vari articoli a proposito di Lucano, e non pensate che sia esattamente un martire o un modello da imitare. State per cambiare canale quando il vostro bimbo vi interrompe e vi dice: «Io quel signore lo conosco, lo abbiamo studiato a scuola». Voi guardate il pargolo allibiti: «Ma no, ti stai sbagliando, non potete averlo studiato...». Il piccolo, però, insiste: «Adesso vi faccio vedere». Corre in camera, prende il suo libro di storia e ve lo mostra. Effettivamente ha ragione. Nel suo libro di storia c'è un bel capitolo dedicato a Mimmo Lucano. Se a casa vostra si verificasse una situazione del genere, come reagireste? La domanda è rilevante. Perché la scena che abbiamo descritto è immaginaria, ma Lucano da Fazio a farsi imbrodare c'è andato davvero e, soprattutto, il libro scolastico che incensa il sindaco di Riace esiste eccome, e lo maneggiano parecchi alunni delle medie. Per la precisione, si intitola Incontra la storia, ed è pubblicato da Mondadori Education. A firmarlo è Vittoria Calvani, autrice di numerosi volumi scolastici. Abbiamo appreso dell'esistenza di questo testo grazie a una segnalazione su Twitter, e siamo andati a controllare. Sul sito della Mondadori, il tomo viene presentato così: «Gli eventi della Storia raccontati dalla penna di una grande autrice, in un corso che risponde alle esigenze didattiche di oggi». Beh, a quanto pare fra le esigenze didattiche odierne c'è anche quella di celebrare Mimmo Lucano e il suo sistema d'accoglienza. A pagina 105 di Incontra la storia si conclude un capitolo piuttosto lungo dedicato a «Gli arabi e l'islam». A parte qualche luogo comune e qualche affermazione discutibile (per esempio sulla «pacifica convivenza» tra fedi diverse imposta dagli arabi dopo la conquista militare di vari territori), il capitolo in questione appare tutto sommato decente. Ma ecco che, a pagina 106, ci troviamo davanti a due pagine di puro delirio. La sezione ha questo titolo: «La tolleranza. Ad accogliere ci guadagniamo tutti». La prima domanda che sorge è: ma che cosa c'entra tutto ciò con gli arabi? Ecco la spiegazione. Secondo Vittoria Calvani, autrice del manuale di storia, «una delle migliori qualità dell'impero arabo-islamico è stata la tolleranza». Ma certo, sottomettevano gli infedeli con la spada, poi li trattavano da esseri umani inferiori (come ha spiegato il celebre storico Bernard Lewis in più saggi), ma la loro prima qualità era la «tolleranza». E non è finita. La Calvani spiega che la tolleranza è «un valore fondamentale, che può rivelarsi molto prezioso anche per la nostra società odierna. A questo proposito ecco la storia di Mimmo Lucano, sindaco di Riace». Nel testo che segue si racconta che a Riace «convivono persone provenienti da oltre venti Paesi» e che «la scuola elementare è rimasta aperta soltanto grazie ai bimbi dei migranti, e le tradizioni locali rivivono nella quotidianità dei nuovi cittadini». Certo, «quando Mimmo decise di accogliere duecento stranieri nel suo paesino, sapeva che non sarebbe stato facile: arrivavano dal Medio Oriente, una terra con usi, religioni, lingue e tradizioni molto lontane da quelle calabresi. Eppure, il tempo gli ha dato ragione. È bastato fare uno sforzo (in realtà anche più di uno!), provare ad andare oltre le proprie idee per accogliere quelle altrui, e l'esperimento ha funzionato». La favola, ovviamente, ha un lieto fine: «E così, essere tolleranti si è rivelato vantaggioso per tutti: per i riacesi, che hanno salvato le sorti della loro cittadina, e per gli stranieri, che oggi hanno una nuova vita e una nuova casa». Ora, che in un libro di testo delle medie si trovino banalità buoniste è senz'altro fastidioso, ma lo si può perfino accettare. Ma l'elogio del sindaco di Riace proprio no. A meno che, tra i materiali didattici a disposizione degli studenti non si includano le intercettazioni in cui Mimmo Lucano spiega di essere «un fuorilegge» o combina matrimoni tra «uno stupido» chiamato Giosi e una donna nigeriana al solo scopo di far ottenere il permesso di soggiorno a quest'ultima. Se si vuole spiegare ai ragazzini in che cosa consiste il modello Riace, allora bisognerebbe che sapessero che si basa interamente sui denari pubblici, usati per i centri d'accoglienza e mai rendicontati dall'amministrazione comunale. Agli alunni, tuttavia, viene propinata solamente la storiella edificante del Comune da imitare. Si dice che Lucano è un esempio di tolleranza. Si invitano i ragazzi a «contribuire a costruire una società più accogliente». Alla fine del capitolo c'è pure un esercizio, definito «compito di realtà». Sentite in che cosa consiste: «Un gruppo di profughi viene ospitato nella tua città. Chiediti in che modo queste persone potrebbero essere coinvolte nella vita della comunità». Seguono tre domande a cui rispondere. Infine, l'esercizio del libro prevede che l'alunno realizzi «un opuscolo in cui raccogli le tue idee per una buona convivenza fra i migranti e i tuoi concittadini». A questo punto, si potrebbe realizzare un kit da distribuire nelle scuole: «Il piccolo sindaco di Riace». Sarebbe un bel gioco educativo, simile al Monopoli. Con una differenza: invece di finire in prigione senza passare dal via, si finisce agli arresti domiciliari e poi si rilasciano interviste a Fabio Fazio. Francesco Borgonovo Antonio Grizzuti
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
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Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
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Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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