2021-07-30
Barnier: «Niente immigrati per cinque anni»
L'ex commissario Ue, negoziatore della Brexit, chiede un giro di vite in Francia: blocco degli ingressi, stop alle regolarizzazioni dei clandestini e taglio degli aiuti ai Paesi d'origine. «Le Figaro» denuncia: «Impennata di crimini nelle periferie islamizzate»Serve una moratoria sull'immigrazione per almeno tre o cinque anni. Questa proposta non è venuta da Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Marine Le Pen o Viktor Orbán, ma dall'ex responsabile Ue per la Brexit ed ex commissario europeo, il farancese Michel Barnier. L'uomo che ha condotto i negoziati per l'addio di Londra all'Unione europea non ha preso un colpo di sole in spiaggia; al contrario, ha esposto dettagliatamente una serie di proposte in una tribuna pubblicata ieri da Le Figaro. Certo, Barnier ha fatto riferimento alla pressione migratoria subita dalla Francia, ma, considerato il curriculum del personaggio, è difficile pensare che abbia voluto focalizzarsi solo su ciò che accade nel proprio Paese. Se è vero che Barnier ha ricoperto vari incarichi ministeriali in Francia - Affari europei, Esteri e Agricoltura - è anche vero che ha occupato, per ben tre volte, un posto da commissario europeo. Nel 1999, l'ex presidente francese Jacques Chirac lo aveva fatto entrare nella Commissione guidata da Romano Prodi con l'incarico alle Politiche regionali. Poi, nel 2009, l'allora primo ministro François Fillon lo aveva inviato a Bruxelles per ricoprire l'incarico di commissario al Mercato interno e ai Servizi finanziari. Tra il 2014 e il 2015 è stato commissario ad interim all'industria e l'imprenditoria, in seguito all'elezione di Antonio Tajani alla presidenza dell'europarlamento. A quel punto, l'allora presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, lo aveva nominato consigliere speciale per la politica europea di Sicurezza e di Difesa.L'ex commissario Ue non è andato per il sottile e, già nelle prime righe, ha trattato la questione dell'immigrazione come un problema. «Varie centinaia di migliaia di stranieri si sono stabiliti sul nostro territorio, senza capire il francese e, talvolta, senza avvertire il bisogno di impararlo», ha scritto l'ex Mister Brexit. Secondo, in Francia c'è una «immigrazione subita» ed è necessaria «una pausa da tre a cinque anni» nella concessione automatica dei titoli di soggiorno e di asilo. L'obiettivo di tale blocco dell'immigrazione rappresenterebbe una condizione perché «ci si possa riappropriare della nostra politica migratoria» e «per prendersi il tempo di ricostruire un consenso nazionale su questa grave questione». Barnier propone poi una serie di misure concrete, di breve e lungo periodo, per gestire l'immigrazione. «Potremmo interrompere le regolarizzazioni senza condizioni dei sans papiers», scrive l'ex consigliere alla Sicurezza Ue, ricordando che ogni anno la Francia regolarizza d'ufficio 30.000 persone. In parallelo, viene proposto anche di «accelerare il percorso dei richiedenti asilo», ma anche di «rendere più difficili i criteri - di risorse o della conoscenza del francese - per i ricongiungimenti familiari». Un'altra misura proposta riguarda la «riduzione delle emissioni di visti di lungo periodo». Nel mirino dell'ex commissario Ue, ci sono anche le frodi subite dall'ente che distribuisce i sussidi destinati alle famiglie e all'assistenza sanitaria gratuita riservata ai migranti. Barnier ha anche proposto di tagliare gli aiuti finanziari destinati ai Paesi d'origine dei migranti che non collaborano quando si tratta di riprendersi i loro cittadini espulsi dalla Francia, dopo aver subito condanne o per il fatto di essere clandestini. Per evitare che qualche giudice francese, magari un po' militante, neutralizzi la portata di una tale moratoria sull'immigrazione, Michel Barnier propone di costruire uno «scudo costituzionale» organizzando un referendum popolare. Leggendo la tribuna dell'ex membro della Commissione Ue, si capisce subito che l'immigrazione è un problema già pesante ma che potrebbe addirittura aggravarsi. Questo anche perché, purtroppo, molti immigrati diventano - spesso loro malgrado - manovalanza a buon mercato per varie reti criminali o addirittura terroristiche. In Francia queste derive sono particolarmente drammatiche. Ma se, al di là delle Alpi, l'ex commissario Ue suona il campanello d'allarme sull'immigrazione, nel nostro Paese, varie personalità di sinistra vorrebbero spalancare le porte dell'Italia a ondate migratorie o effettuare regolarizzazioni incontrollate. Come non citare la determinazione del segretario del Pd, Enrico Letta, per introdurre lo ius soli anche in Italia. E dire che l'ex premier silurato da Matteo Renzi, in Francia, ci ha vissuto, ma forse non ha frequentato le banlieue o le campagne d'Oltralpe, preferendo i corridoi di SciencePo dove, tra l'altro, imperversano i movimenti anti bianchi e indigenisti.Tornando in Francia, sempre ieri, Le Figaro ha pubblicato in esclusiva un bilancio sull'aumento delle violenze in Francia. Il quotidiano ha spiegato che nel primo semestre 2021 sono state registrate 350.000 aggressioni. Nello stesso periodo del 2020 erano 300.000 (con il primo lockdown, ndr). Invece, nel 2019, erano state registrate «solo» 320.000 aggressioni. Anche le cifre relative agli omicidi e ai tentati omicidi danno i brividi. Nei primi sei mesi di quest'anno, in Francia, sono stati già commessi più di 2200 reati di questo, l'aumento rispetto al 2019 è pari al 12%. Tutto il territorio francese è interessato dall'aumento della violenza, ma in alcune zone le tensioni sono più forti. Senza sorprese tra le aree in cui sono state registrate più aggressioni figurano: le periferie islamizzate a Nord e a Est di Parigi, Marsiglia, Lione, ma anche alcuni dipartimenti rurali come la Yonne o vari dipartimenti d'oltremare.
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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