2025-06-02
A Parigi morti e feriti per una partita. Ma le banlieue sono già a casa nostra
Tre magrebini fuggono al posto di blocco, travolgono un’auto e uccidono il passeggero. Altre violenze a Bolzano, Catania e Torino. È iniziata così in Francia, dove si è scatenato l’inferno dopo Psg-Inter. I dem col referendum vogliono più accoglienza. Le toghe pure. Senza neppure rendersene conto, l’Italia sta costruendo le sue banlieue. E i primi risultati si vedono. A Bologna tre giovani magrebini fuggono a un posto di blocco dei carabinieri e si schiantano contro un’auto. L’uomo alla guida della vettura travolta muore e la moglie è gravemente ferita. Nella Bmw accartocciata dei fuggitivi i militari trovano diverse dosi di cocaina. A Catania un parcheggiatore abusivo di origine africana, già noto alle forze dell’ordine, accoltella a morte il dipendente di una pasticceria per ciò che gli inquirenti liquidano come «futili motivi»: il barista, fra l’altro padre di una bimba di quattro mesi, chiedeva la restituzione di alcune vaschette per alimenti con cui aveva offerto del cibo al suo assassino. Piccolo dettaglio: l’immigrato, senza permesso di soggiorno, aveva numerosi precedenti di polizia, l’ultimo dei quali per aver aggredito i vigili urbani con calci e pugni. A Bolzano un gruppo di migranti si insegue con il machete per le vie della città, dando vita a un regolamento di conti nel centro storico, sotto lo sguardo attonito di pochi passanti. Infine, il Corriere della Sera scopre che in un quartiere periferico di Torino le persone sono ostaggio di bande di sudamericani, i quali si affrontano con coltelli e mazze chiodate senza che nessuno riesca a riportare l’ordine. Infatti, perfino la polizia e l’esercito fanno fatica a perlustrare quelle strade, quasi che la zona sia terra di nessuno, dove lo Stato non può entrare.Anche in Francia la lenta perdita di controllo del territorio è iniziata così. Con l’insediamento di alcuni gruppi di immigrati dalle colonie o dai Paesi francofoni. Poi, piano piano è diventata un’invasione e certi quartieri sono diventati «loro», senza cioè alcuna presenza della polizia. A Parigi, Nantes, Lione, Grenoble, il fenomeno è molto avanti, al punto che l’altra sera, dopo la vittoria del Paris Saint-German sull’Inter, le piazze sono sfuggite di mano. Bande di magrebini e africani della seconda e terza generazione hanno tenuto in scacco le forze dell’ordine, mettendo a ferro e fuoco non solo le periferie, ma anche il centro. Bandiere della Palestina, slogan contro l’Occidente, caroselli e risse, con 559 fermati, due morti e circa 200 feriti. Un esempio di ciò che presto potrebbe accadere anche da noi, con la replica in grande degli assaggi che abbiamo avuto in passato durante i festeggiamenti di Capodanno in piazza del Duomo a Milano.Nonostante ciò, la sinistra insiste per accogliere altri clandestini e concedere loro la cittadinanza, non dopo dieci anni e in seguito all’accertamento del rispetto di principi che regolano la nostra società, ma prima. Il referendum della prossima settimana punta infatti a dimezzare i tempi di attesa per chi è arrivato in Italia, concedendo passaporto e diritto a godere del welfare dopo appena cinque anni. Sulla stessa linea c’è la magistratura, che è - come abbiamo raccontato ieri - per la concessione del diritto di asilo e contro l’espulsione di qualsiasi migrante, sia pure condannato per reati gravi, come nel caso degli extracomunitari che erano stati inviati a Gjader e che i giudici vogliono lasciare liberi di circolare nel nostro Paese, in barba a qualsiasi direttiva di governo e, soprattutto, al buon senso.Il risultato di tutto ciò sono le banlieue che anche in Italia crescono senza alcun contrasto da parte dello Stato, insieme con l’aumento della criminalità, che proprio a Bologna, teatro dell’incidente mortale dell’altra sera, segnala un 60 per cento di reati commessi da stranieri. Se vogliamo evitare di trovarci con intere città ostaggio di bande organizzate come in Francia, c’è una sola possibilità: cancellare l’immunità che il buonismo della sinistra e della magistratura garantiscono ai migranti. Non basta una politica legge e ordine, ne serve anche una che imponga più doveri e meno diritti.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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