2024-10-24
Avvertite Vendola e i giornaloni. L’utero in affitto era già proibito
Nichi Vendola (Imagoeconomica)
Il mondo progressista grida all’allarme democratico per il fatto che il governo ha dichiarato reato universale la maternità surrogata. Giova ricordare che la pratica era considerata abietta dal legislatore anche prima.Trovandosi stretti nell’angolo, i progressisti hanno sfoderato l’artiglieria pesante. Da un paio di giorni a questa parte, sfogliando i quotidiani viene da pensare che la destra abbia approvato una nuova versione delle leggi razziali e non una norma che rende l’utero in affitto reato universale. Elena Stancanelli, su Repubblica, paragona le coppie che ricorrono alla surrogata agli ebrei perseguitati, con quale coraggio nessuno lo sa. Sullo stesso giornale, Paolo Mastrolilli ha scomodato addirittura il dipartimento di Stato americano. Il quale, attraverso un portavoce non ben specificato, si è sentito in dovere di ribadire che «l’Italia discrimina le famiglie» (detto da quelli che sono soliti incenerirle a suon di bombe, le famiglie, è un bel complimento). I commenti che le istituzioni statunitensi hanno riversato a Repubblica risultano particolarmente interessanti poiché riassumono tutte le stupidaggini propagandistiche che in queste ore vengono diffuse a proposito della Gpa. L’anonimo portavoce del dipartimento di Stato afferma che «a seguito di questa nuova legge, gli Usa sono preoccupati per ciò che accadrà ai cittadini statunitensi in Italia nati attraverso accordi di maternità surrogata. I bambini che non vedono riconosciuti i loro genitori legali rimangono senza importanti tutele legali». È, questa, una bugia ripetuta di frequente. Nonché una delle più clamorose. La realtà è che non esiste alcuna discriminazione, perché la tutela del minore predomina su tutto, motivo per cui i bambini nati da surrogata non hanno mezzo diritto in meno rispetto agli altri. Sono i loro genitori non biologici, semmai, a desiderare dei (presunti) diritti in più, ma questa è un’altra storia. Dunque non esiste il rischio paventato che ci sia «minore protezione legale per alcune famiglie rispetto ad altre». Forse, però, il commento più suggestivo fra quelli che l’oscuro funzionario americano ha rilasciato a Repubblica è il seguente: «Gli Usa continueranno a promuovere un mondo libero dalla discriminazione, affinché i membri di ogni famiglia e tutte le persone, comprese quel le Lgbtqi+, possano vivere con dignità e rispetto dei propri diritti umani». Forse è il caso di ricordare che il rispetto dei diritti della popolazione arcobaleno non c’entra un tubo con la legge sull’utero in affitto. Questa norma, infatti, riguarda prima di tutto le coppie eterosessuali, cioè quelle che per meri motivi statistici fanno più ricorso alla surrogata. Poi, certo, tocca una percentuale di coppie gay. Il punto, però, è che avere un figlio - tanto più se lo si ottiene tramite compravendita - non è affatto un diritto. Non lo è per nessuno a prescindere dall’orientamento sessuale. Ma i sinceri progressisti - al solito molto democratici - semplicemente rifiutano tale evidenza. Con un’arroganza senza pari pretendono di elevare a legge il loro desiderio, e vogliono imporlo a tutti. Prendiamo, per dire, il solito Nichi Vendola. Martedì sera, da Bianca Berlinguer, se l’è presa con il ministro Eugenia Roccella, accusandola di essere un ayatollah in gonnella: «Non sa nulla di me, di mio marito e di mio figlio e non può ergersi a giudice della nostra vita», dice l’ex governatore della Puglia. «A volte sembra dimentichi di essere ministra della Repubblica italiana e non di quella iraniana da stato di polizia». Può anche darsi che di Nichi e di suo marito il ministro conosca poco, ma di sicuro sa quanto basta. E cioè che hanno fatto ricorso alla surrogata, argomento sul quale è concesso giudicare eccome dato che si tratta di una pratica vietata della legge e giudicata dalla Corte costituzionale gravemente lesiva della dignità della donna. Ci sarebbe da considerare, infatti, un piccolo particolare che la maggioranza dei critici finge di dimenticare. Non è stato questo governo a vietare l’utero in affitto: era già proibito prima. Occorre ribadirlo per almeno due motivi. Il primo è che, ancora ieri, si leggevano (ad esempio sulla Stampa) accorate testimonianze di coppie che hanno avuto figli tramite Gpa e che ora «hanno paura» di dover subire chissà quali persecuzioni poliziesche. È un timore ridicolo, montato ad arte: la nuova legge non è retroattiva, e per costoro non cambierà nulla. Tra l’altro si potrebbe notare che chi ha scelto consapevolmente di utilizzare un procedimento vietato dalla legge italiana dovrebbe anche - onestamente e senza lagnarsi - farsi carico delle conseguenze. Ne era edotto, dunque perché dovrebbe stupirsi? C’è un ultimo tema da esaminare, e riguarda le contestatissime dichiarazioni della Roccella sul fatto che i medici dovrebbero segnalare i sospetti casi di violazione della nuova norma sul resto universale. Gli ordini dei medici si sono scandalizzati, e ieri ha preso la parola addirittura Silvio Garattini, fondatore dell’istituto Mario Negri. Il notissimo farmacologo è stato lapidario: «Un medico non farà mai il delatore», ha detto. «Il nostro segreto è sacro». Tutto chiaro. Garattini, però, sembra dimenticare quanto lui stesso sottoscrisse nel 2013. In quell’anno il Comitato nazionale per la bioetica si trovò a esaminare le norme sul traffico d’organi e si interrogò sulla opportunità che i medici denunciassero i pazienti trapiantati con procedure illegali. Ne scaturì un documento molto articolato che conteneva una postilla firmata anche da Garattini. «L’obbligo deontologico del rispetto del segreto professionale e della privacy del paziente», si leggeva nel testo, «potrebbe significare, per i medici, assecondare chi commette un reato, considerato un crimine contro l’umanità, e diventare di conseguenza conniventi in quanto consapevoli della compravendita». Poiché la matassa appariva piuttosto difficoltosa da sbrogliare, la nota del Comitato di bioetica si concludeva così: «Anche prendendo in considerazione la privacy e il segreto professionale, si può ben ritenere che il medico - a fronte di valori confliggenti, sia etici che giuridici - in ogni caso sia libero di decidere secondo scienza e coscienza, riservando l’obbligo deontologico in merito alla prestazione della cura alle sole situazioni di necessità in modo che la prestazione sia sempre assicurata». Tradotto: di fronte a pratiche ritenute particolarmente odiose, il medico può riservarsi di segnalare chi è sospettato di aver violato la legge. Poiché il nostro ordinamento considera la surrogata una pratica particolarmente disdicevole, per quale ragione un medico non potrebbe - in coscienza - denunciare casi sospetti? E perché, nonostante sia vietata da anni in Italia e in quasi tutto il mondo, si dovrebbe chiudere un occhio sulla Gpa? Per evitare che Vendola ci resti male?
Jose Mourinho (Getty Images)