La Germania ha spiccato un mandato d’arresto europeo per Volodymyr Zhuravlov: sarebbe lui l’autore dell’attacco al Nord Stream per il quale era stata subito incolpata Mosca. Che si sarebbe inflitta un danno.
La Germania ha spiccato un mandato d’arresto europeo per Volodymyr Zhuravlov: sarebbe lui l’autore dell’attacco al Nord Stream per il quale era stata subito incolpata Mosca. Che si sarebbe inflitta un danno.Ci son voluti due anni perché le suggestioni si trasformassero in sospetti e i sospetti prendessero la forma di indizi e gli indizi portassero a una teoria abbastanza robusta da far spiccare un mandato d’arresto europeo per Volodymyr Zhuravlov, quasi omonimo e connazionale del presidente ucraino Zelensky: si tratta del sub che avrebbe piazzato le bombe di profondità che han messo fuori uso l’impianto Nord Stream, il mega condotto con cui la Russia ha inondato di gas a buon prezzo la Germania e l’Europa tutta. Dunque, per la Procura federale tedesca è quasi certo che a sabotare la pipeline, avversata dall’amministrazione americana per il timore di un possibile rafforzamento dell’asse Berlino-Mosca, sia stato un gruppo filo-ucraino. Insieme a Volodymyr Zhuravlov, la cui ultima residenza risulta in Polonia, nei pressi di Varsavia, sarebbero finiti nelle carte giudiziarie pure un uomo e una donna (Jevhen U. e Svitlana U.) ai quali, per ora, la magistratura teutonica ha deciso di dedicare un supplemento d’indagine prima di ordinarne la cattura.Era il settembre 2022 quando la foto del Mar Baltico che ribolliva come una pentola sul fuoco fece il giro del mondo scatenando mille dietrologie e mille interrogativi. Fin da subito Polonia e Ucraina (ovviamente) puntarono il dito sulla Russia accusandola dell’attentato anche se la logica, il buonsenso e un minimo di studi geopolitici avrebbero consigliato più cautela.Il Cremlino e l’intero apparato russo non avrebbero avuto alcun valido motivo, infatti, per boicottare una infrastruttura su cui non solo avevano largamente investito ma che rappresentava uno degli asset finanziari e tecnologici più importanti del Paese. Una delle rarissime fonti di finanziamento del conflitto a cui sarebbe stato folle rinunciare. La propaganda Nato, però, riuscì a prendere il sopravvento e a trascinare Mosca sul banco degli imputati.Soltanto dopo un anno, grazie ad alcuni scoop del New York Times, l’opinione pubblica sarebbe venuta a conoscenza dell’alert che la Cia aveva ricevuto dagli 007 olandesi circa la possibilità (era il giugno 2022, quindi tre mesi prima del raid) che il governo di Kiev stesse architettando un piano per far saltare in aria proprio Nord Stream. La «soffiata» dei Servizi di Amsterdam era stata particolarmente precisa e aveva predetto anche la dinamica dell’operazione: i sabotatori avrebbero usato passaporti stranieri (bulgari, per la precisione) per viaggiare in Europa e arrivare sull’obiettivo grazie a una barca oppure a un sottomarino.Come in effetti è stato accertato dalle rilevazioni satellitari che hanno mostrato, nei pressi del luogo dell’esplosione, la presenza dello yacht Andromeda. Un natante non particolarmente imponente, noleggiato a Rostock, nella Germania settentrionale, il 5 settembre e poi individuato prima a Wiek, un porto della Germania settentrionale meno noto, senza telecamere di sicurezza e con scarsa supervisione, e successivamente a Christianso. A bordo dell’Andromeda, gli investigatori tedeschi hanno trovato tracce di esplosivo compatibile con quello adottato per minare la condotta.Malgrado gli olandesi avessero riferito agli americani, che a loro volta avevano girato l’informazione agli ucraini per neutralizzare l’intera manovra e dimostrare così di essere al corrente di tutto, addirittura il nome dell’alto ufficiale della Marina presumibilmente al vertice della catena di comando (il generale Valeriy Zaluzhnyi), Kiev aveva prontamente bollato come falsa la ricostruzione olandese.Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, aveva scritto nell’occasione su Twitter: «Sebbene mi piaccia collezionare divertenti teorie cospirative sul governo ucraino, devo dire: l’Ucraina non ha nulla a che fare con l’incidente del Mar Baltico e non ha informazioni su “gruppi di sabotaggio filo-ucraini”». Eppure, sempre il New York Times, attingendo a fonti dell’intelligence statunitense, aveva scritto (senza essere smentito), qualche mese fa, che l’incursione era stata «condotta almeno con la vaga direzione del governo ucraino» ma senza specificare il nome del grande burattinaio. Una ipotesi confermata anche dal lavoro dei servizi segreti svedesi che, recentemente, hanno chiuso la loro inchiesta sull’attentato senza formalizzare alcuna contestazione specifica nei confronti di Kiev, ma sostenendo che la complessità dell’impresa rendeva quasi certa l’interesse o la partecipazione «di un attore statale».Dopo la distruzione della pipeline, il prezzo del gas (già alle stelle per l’invasione sovietica) si gonfiò di circa il 12% trasformandosi in una vera e propria slavina per i cittadini europei e, soprattutto, per i poveri consumatori italiani. A cui l’allora premier, Mario Draghi, aveva già instillato l’amletico dubbio: «Preferite la pace oppure il condizionatore?». Oggi, a distanza di due anni da quella spettacolare scorreria sotto la cresta dell’onda, il rischio si ripropone, come spiega il presidente della Ficei (la Federazione italiana consorzi enti di industrializzazione), Antonio Visconti: «L’aumento del prezzo del gas sui mercati internazionali rischia di avere un impatto significativo sull’economia globale e nazionale, e sottolinea ancor di più la necessità di una transizione energetica verso fonti rinnovabili», ha aggiunto. «Questo fenomeno è amplificato dalle turbolenze politiche internazionali, che influenzano direttamente i costi energetici e creano instabilità per il nostro sistema industriale».Da Kiev, intanto, nessuna replica.
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