2018-09-06
«Auto, visite e lavori per i parenti. I signori Renzi scroccavano di tutto»
I genitori dell'ex premier sono stati rinviati a giudizio per false fatture. Dai verbali dei loro ex soci emergono regali e imposizioni: ottennero una vettura di lusso e l'assunzione di un nipote. Come? «Sudditanza psicologica».Nelle carte del processo fiorentino per emissione di fatture false, gli imputati Tiziano Renzi e Laura Bovoli vengono descritti come due postulanti che vanno in giro a chiedere favori sfruttando il nome del figlio, all'epoca presidente del Consiglio. Nelle intercettazioni i loro ex soci, Luigi Dagostino e Ilaria Niccolai, offrono il ritratto impietoso di due provinciali che hanno vinto al Superenalotto. Già nel processo Consip Tiziano appariva un po' traffichino, voglioso di fare il mediatore d'affari. Del resto all'epoca dello sbarco del figlio nella Capitale anche lui aveva inaugurato un piccolo ufficio di consulenza insieme al cognato Andrea Conticini (indagato per il presunto riciclaggio di fondi dell'Unicef e di altre organizzazioni umanitarie) vicino a piazza del Popolo. Nell'agenda di Dagostino gli incontri con Tiziano e Laura fioccavano ed erano propedeutici, tra banchetti e soggiorni in resort esclusivi, agli affari. Anche perché all'epoca, per dirla con Dagostino, Renzi «era in voga». In un'intervista con La Verità si era spinto persino più in là: «Parliamoci chiaramente: era un'epoca quella dove incontravi un tale per strada, voleva stare con Renzi, è inutile che facciate finta che non fosse così (…) Qualcuno magari mi chiamava e diceva: “Oh sai volevo parlare, ho questa idea, ho questa cosa"… Alla fine è un lobbismo, ma è un lobbismo del cazzo». Ora sembra che qualcuno abbia deciso di presentare ai Renzi il conto tutto in una volta. La Niccolai, registrata da una microspia, ha minacciato: «Non si può parare il culo al Renzi» e Dagostino ha annunciato alla pm che con le sue future dichiarazioni potrebbe scriverci un libro. Tutti argomenti che per la compagna possono essere «una bomba esplosiva».Ma veniamo ai favori, così come emergono nelle intercettazioni. La Niccolai fa un elenco, parlando con il suo uomo: «Si approfittava della condizione di sudditanza per chiederti favori, assumi il nipote (…) e il dietologo del figlio era il loro. Con tutti hanno utilizzato la stessa tecnica. Come si chiama questo? Abuso di potere». A quanto risulta alla Verità il «nipote» è il figlio di una sorella di Laura e lavora in uno dei negozi di abbigliamento dell'outlet The Mall. Il centro commerciale era stato realizzato proprio da Dagostino e ora è gestito dalla multinazionale del lusso Kering. Il «dietologo» in realtà dovrebbe essere una lei e si tratterebbe della nota nutrizionista romana Sara Farnetti, la quale per diverso tempo ha assistito l'ex premier nella sua eterna lotta con la bilancia. La signora, che visitava il suo paziente anche a Palazzo Chigi, assiste diversi altri personaggi della Roma che conta e, secondo le nostre fonti, era la compagna di un imprenditore con cui Tiziano è riuscito a entrare in contatto e fare qualche affaruccio, in particolare nel settore delle acque minerali. Tra i favori la Niccolai annovera anche la vendita di un'auto di lusso, di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi, una Range Rover Sport (il cui modello base costa intorno ai 70.000 euro) acquistata dalla Eventi 6 della famiglia Renzi il 18 settembre 2015 a fronte di una fattura da 50.000 euro e rivenduta il 19 gennaio 2016 a una dipendente di una banca di credito cooperativo in rapporti con Tiziano. In un'intercettazione Dagostino parla proprio di quell'istituto e dice che «gli chiusero i conti a seguito di un consiglio d'amministrazione» e che «ebbero paura forse perché c'ha i conti Renzi lì». Ma il vero grande favore sarebbe stata la consulenza da 195.200 euro pagata da Dagostino ai Renzi senza eccepire sul prezzo, «per sudditanza psicologica» visto che il fornitore era il padre del premier. Parlandone con un avvocato di Milano, l'imprenditore ribadisce che i Renzi «volevano fare un centro del food e avevano fatto tutto un layout di questo immobile» e che il gruppo Kering lo starebbe «realizzando con altri soggetti». Una tesi che è stata sostenuta anche dagli avvocati degli indagati, sebbene, va detto, la multinazionale si sia costituita parte civile nel processo e dunque qualcosa non torni.Dagostino parla del progetto anche in un'altra intercettazione, datata 14 marzo 2018, e la cosa sembra un po' meno seria: «Allora là all'epoca feci fare un progettino. Perché mi rompeva i coglioni il padre di Renzi, un progettino relativo a tutta la zona dietro diciamo, in tutto quello che volevano fare là dietro ristorante, cose, giostre». Il 19 marzo l'imprenditore ribadisce: «Renzi veniva a rompere i coglioni, allora si doveva fare questa cosa». Nelle varie chiacchierate Dagostino ripete che le aziende dei Renzi «non facevano un cazzo», se non piccole cose. Magari attraverso la Party srl, costituita da Tiziano Renzi insieme con Dagostino e Niccolai: «Avevamo fatto questa società per fargli prendere il marketing di questo sviluppo, della ludoteca (…), proposta di animatori per le feste d Natale». Secondo l'immobiliarista le ditte dei genitori pubblicizzavano la Tramor negli alberghi e idearono una chiavetta smart (per i collegamenti Internet) da dare in regalo ai clienti dei negozi. Per Dagostino erano comunque tutte «puttanate». Tiziano doveva essere iperattivo in quel periodo e offriva la collaborazione di amici e conoscenti: «Mi portò tutta una serie di persone con dei progetti per fare tutta la città del food. (…) In più tenettero il condominio della Mall Re per 5 o 6 mesi, faceva la moglie le riunioni all'inizio. Il condominio prima di Carassi io lo diedi a loro, gestivano, però poi vidi che non era all'altezza». Laura Bovoli ebbe l'incarico, sembra dopo un'autocandidatura, di gestire le riunioni dei negozianti dell'outlet, un ruolo da amministratrice di condominio. Un testimone di quel periodo ricorda: «Bastarono un paio di incontri per capire il carattere della Bovoli. Si doveva fare tutto quello che diceva lei perché era la mamma del presidente del Consiglio».
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