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2019-03-21
Autista senegalese brucia il bus con gli scolaretti: «Vendetta contro Salvini»
Ansa
«Andiamo a Linate, oggi da qui non esce vivo nessuno. Fermerò le morti nel Mediterraneo». Sono le 11.10 di ieri mattina quando l'autista dello scuolabus delle Autoguidovie di Crema mette in atto il piano, criminale e folle nello stesso tempo. Ousseynou Sy, senegalese, 47 anni, vuole una strage, una strage di bambini come Erode. A bordo c'è una scolaresca di 51 ragazzini della scuola media Vailati di Crema, deve condurli in palestra e riportarli indietro come ogni mercoledì. Lo conoscono bene quel signore di colore. Invece questa volta ha altro in testa, un cortocircuito a cui gli investigatori cercano di dare spiegazioni. Probabile avesse in mente un attentato terroristico. Non è la prima volta che l'istinto criminale si impadronisce di lui, la sua fedina penale è sporca. C'è anche un precedente per guida in stato d'ubriachezza: chi gli ha affidato un carico di vite innocenti dovrà rispondere a qualche domanda. Ousseynou Sy devia il percorso stabilito e imbocca la Provinciale 415, la Paullese, verso l'aeroporto. Cosa intende fare? Secondo gli investigatori lanciare il pullman in fiamme contro il terminal. «Voleva arrivare sulla pista, ce l'aveva con il governo per le politiche sui migranti», racconterà uno dei professori che accompagnava le due classi.
Accanto al sedile l'uomo tiene due taniche coperte da sacchi neri e ha cosparso di benzina le cappelliere e i sedili. Aveva pianificato tutto, probabilmente da tempo. Forse ha deciso di agire nel giorno in cui il Senato discute del caso Diciotti e del processo al ministro dell'Interno. «Ci ha preso i telefoni, un mio compagno però è riuscito a nasconderlo. Eravamo stati legati con le fascette da elettricista. Minacciava di versarci addosso benzina e darci fuoco», dirà una delle ragazzine sequestrate.
Sullo scuolabus viaggia il terrore, anche i tre insegnanti che accompagnano gli scolari vengono ammanettati. Nessuno può muoversi, nessuno può parlare o disperarsi perché Ousseynou Sy lo ordina: con la mano destra impugna il volante e nella sinistra stringe un accendino. Le lacrime rigano i visi di 51 bambini che s'illudevano di andare a giocare a pallavolo in palestra e tornarsene poi in famiglia. L'autista continua a gridare e farneticare: «Le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini. Sono qui a vendicare gli immigrati morti in mare». E ancora minaccia: «Qui non scende nessuno, nessuno torna vivo. State buoni o vi brucio». Aveva anche girato e diffuso un video in cui esplicitava il proprio intento stragista. Se i giovani si sono salvati è solo grazie a uno di loro, che è riuscito a nascondere il cellulare: ha avvertito i genitori che hanno allertato i carabinieri. Scattano una serie di posti di blocco, intanto le pattuglie inseguono il bus che procede zigzagando da destra a sinistra sulla Paullese. L'autista forza uno sbarramento allo svincolo di Peschiera Borromeo, speronando le gazzelle che ostruiscono la strada, ma perde il controllo e finisce contro il guardrail. Non è un urto violento, Ousseynou Sy non è ancora soddisfatto: cosparge i sedili con altra benzina e appicca il fuoco. I bambini sono dentro mentre si alzano le fiamme e il fumo invade l'abitacolo. Moriranno tutti soffocati o arsi vivi se non si fa subito qualcosa. I militari rompono i finestrini e fanno irruzione sradicando la porta posteriore. Gli scolari scappano fuori a perdifiato, mentre l'aria dentro si fa irrespirabile e il fuoco avvolge il mezzo. Ne resterà solo la carcassa. L'autista tiene immobilizzati due alunni accanto a sé e minaccia di ucciderli, non si dà per vinto finché i militari non lo arrestano.
Sono passati 40 minuti da quando è cominciato il sequestro. Solo dopo si saprà che nella sua corsa lo scuolabus ha investito anche una macchina con a bordo un padre e un bambino. L'auto ha preso fuoco ma l'uomo con in braccio il piccolo sono usciti in tempo. Il bilancio della mattinata di follia, come spiega il prefetto di Milano, Renato Saccone, è il seguente: 12 studenti e due adulti portati in ospedale per lieve intossicazione, 23 bambini sono stati visitati sul posto in una palestra dell'istituto Margherita Hack di San Donato. Un bimbo è in codice giallo alla De Marchi, gli altri in codice verde. L'autista invece, che è piantonato al San Paolo per ustioni a mani e braccia, è in stato d'arresto per sequestro di persona aggravato da terrorismo e dalla minore età delle vittime, strage, incendio e resistenza. Ousseynou Sy, senegalese di origine ma con cittadinanza del nostro Paese dal 2004, ha una ex moglie italiana e due figli di 12 e 18 anni. Per dovere di cronaca, riportiamo la dichiarazione di Autoguidovie, la società di gestione del servizio scuolabus: «L'uomo, nostro collaboratore almeno dal 2002, dal 2004 era in servizio a tempo pieno. Negli anni non ha mai dato segnali di squilibrio, né avevamo mai ricevuto reclami sulla sua condotta. A livello di compartimento aziendale non eravamo a conoscenza dei suoi precedenti penali».
In serata era in corso una perquisizione a casa del senegalese alla ricerca di indizi che possano servire alle indagini. È legato a gruppi terroristici? Può trattarsi di uno jihadista della porta accanto? Il procuratore di Milano, Francesco Greco, spiega: «Stiamo valutando tutte le ipotesi, anche quella del terrorismo». Infatti dell'inchiesta si sta occupando anche Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo milanese. L'uomo risulta comunque «sconosciuto» dal punto di vista dei sospetti legati a gesti eversivi e terrorismo islamico. Non è mai stato segnalato per episodi di radicalismo.
«È stato un miracolo, poteva essere una strage, sono stati eccezionali i carabinieri sia a bloccarlo sia a liberare tutti i bambini», aggiunge ancora Greco. Il magistrato vorrebbe interrogare subito Ousseynou Sy, ma non è possibile per le ustioni che ha riportato. Inoltre quando è stato fermato era «visibilmente alterato», sono in corso anche accertamenti sulle sue condizioni psichiche. Che nessuno aveva mai messo in discussione, tanto da affidargli uno scuolabus e 51 bambini.
Ubriaco al volante e stupratore. Ecco il campione dell’integrazione
Si chiama Ousseynou Sy, ha 47 anni, è un senegalese nato in Francia, con cittadinanza italiana. È separato, ha due figli e vive a Crema, dove da più di 15 anni fa l'autista. Eppure non è nuovo alle forze dell'ordine: l'uomo che ieri ha sequestrato un bus tentando di fare una strage di bambini, ha precedenti penali per guida in stato d'ebbrezza e per molestie. Nonostante questo ieri - come tante altre volte - era al volante del pullman di linea della società Autoguidovie che porta gli alunni dalla scuola media Vailati di Crema (Cr) a una palestra poco lontana, dove svolgono attività sportiva. Come è possibile? A quanto pare, semplicemente, l'azienda non sapeva dei suoi precedenti. Chi lo conosce lo descrive come un uomo «tirchio» e un po' «scansafatiche» ma tutto sommato «tranquillo». Uno a cui «non piaceva troppo lavorare» ma che non aveva mai dato segni di indole violenta né di radicalizzazione di nessun genere.
Sy è arrivato in Italia prima del 2002, in quegli anni già lo ricordano come collaboratore dell'azienda di trasporto pubblico locale cremasca. Si era da poco sposato con un'italiana, da cui ha avuto due figli (oggi di 12 e 18 anni). Vivevano a Castelleone, un paesino della provincia di Cremona, poi i due hanno divorziato e alla moglie sono rimasti i figli, mentre lui è tornato a vivere a Crema. Fin dal lontano 2004 il senegalese risulta dipendente di Autoguidovie, la maggior azienda italiana a capitale privato del trasporto pubblico locale, con partecipazioni e controllate in aziende pubbliche anche in Emilia Romagna e in Toscana, uno fra i primi 20 gestori del Paese. Eppure Sy non è affatto nuovo alle forze dell'ordine. Nella sua cerchia di conoscenze ricordano bene i suoi guai, di cui lui non faceva mistero. Nel 2007 all'autista venne sospesa la patente con un provvedimento che lo ha costretto a non lavorare per sei mesi. Erano gli anni in cui ancora viveva a Castelleone con moglie e figli, ma secondo il racconto di alcuni colleghi aveva un'amante a Brescia ed era solito fare la spola tra le due località, dopo il lavoro e anche a tarda notte. Fu in una di queste occasioni che, rientrando verso casa, venne fermato da una pattuglia per un controllo e non servì molto agli agenti a capire che era sbronzo. La denuncia per molestie invece è più recente, risale al 2011. A querelare l'autista fu una passeggera trentacinquenne di Dovera, un paesino nei dintorni di Crema: la donna sostenne che l'uomo le avesse fatto avances non richieste. Ieri la Procura di Milano ha riferito in conferenza stampa che per il reato di violenza sessuale Sy ha ricevuto un anno di condanna. Ma la vicenda - a quanto risulta - non comportò per lui nessuna conseguenza sul lavoro. «È un nostro collaboratore almeno dal 2002, dal 2004 era in servizio a tempo pieno. Negli anni non ha mai dato nessun segnale di squilibrio, anzi è sempre stato in servizio, tranquillo. Ci era stato ceduto nel servizio cremasco quando siamo subentrati ad altre linee», ha spiegato ieri il direttore del personale di Autoguidovie, Corrado Bianchessi, «faceva tutte le visite previste e non avevamo mai ricevuto reclami sulla sua condotta come autista». Sulla questione dei precedenti giudiziari, l'azienda ha diramato una nota che non scioglie i dubbi: «In più di 100 anni di vita di Autoguidovie nulla di simile era mai accaduto». Resta il fatto che un loro autista, con precedenti per guida in stato d'ebbrezza, si è messo alla guida di uno scuolabus con l'intento di fare una strage.
Ieri mattina, prima di partire per il viaggio del terrore, ha semplicemente detto a chi l'ha visto mettersi al posto di guida: «Porto i ragazzi in palestra e torno». Non era la prima volta che Sy portava avanti e indietro le scolaresche con quell'autobus. Gli alunni che hanno vissuto l'incubo lo conoscevano tutti, almeno di vista. E anche per gli insegnanti quell'autista era un viso noto. Sy non è l'unico autista immigrato alle dipendenze del colosso dei trasporti pubblici, così come Crema non è certo una città allineata alle posizioni del governo in materia di immigrazione. Anzi. Stefania Bonaldi, sindaco eletto con il Pd dal 2017, è una delle dissidenti del decreto sicurezza. Ritenendo che il provvedimento del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, abbia «profili di incostituzionalità e gravi conseguenze per la comunità» il primo cittadino lo scorso gennaio ha avocato a sé le richieste in anagrafe, ipotizzando valutazioni caso per caso sulle iscrizioni dei richiedenti asilo ai registri, che invece il decreto vieterebbe. E non lo ha fatto in sordina. Per celebrare la sua disobbedienza, il sindaco aveva organizzato una serata in sala ricevimenti, al municipio, cui hanno partecipato esponenti locali del fronte contrario al decreto Salvini. Come Maria Luisa Crotti, vicepresidente della Camera penale della Lombardia orientale o don Luca Favarin, parroco attivo nel settore dell'accoglienza, che ha raccontato dei progetti di accoglienza di giovani richiedenti asilo e rifugiati a Padova e dell'impatto che il Decreto ha sulle loro vite.
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Ha legato 51 ragazzi delle medie e sparso benzina: «I migranti muoiono, di qui non esce vivo nessuno». I carabinieri salvano tutti in extremis con un blitz.Sposato con un'italiana, Ousseynou Sy ha precedenti penali ma guidava l'autobus. Il Viminale valuta il ritiro della cittadinanza. Il sindaco di Crema, città della scolaresca presa di mira, s'era opposto al decreto sicurezza.Lo speciale contiene due articoli. «Andiamo a Linate, oggi da qui non esce vivo nessuno. Fermerò le morti nel Mediterraneo». Sono le 11.10 di ieri mattina quando l'autista dello scuolabus delle Autoguidovie di Crema mette in atto il piano, criminale e folle nello stesso tempo. Ousseynou Sy, senegalese, 47 anni, vuole una strage, una strage di bambini come Erode. A bordo c'è una scolaresca di 51 ragazzini della scuola media Vailati di Crema, deve condurli in palestra e riportarli indietro come ogni mercoledì. Lo conoscono bene quel signore di colore. Invece questa volta ha altro in testa, un cortocircuito a cui gli investigatori cercano di dare spiegazioni. Probabile avesse in mente un attentato terroristico. Non è la prima volta che l'istinto criminale si impadronisce di lui, la sua fedina penale è sporca. C'è anche un precedente per guida in stato d'ubriachezza: chi gli ha affidato un carico di vite innocenti dovrà rispondere a qualche domanda. Ousseynou Sy devia il percorso stabilito e imbocca la Provinciale 415, la Paullese, verso l'aeroporto. Cosa intende fare? Secondo gli investigatori lanciare il pullman in fiamme contro il terminal. «Voleva arrivare sulla pista, ce l'aveva con il governo per le politiche sui migranti», racconterà uno dei professori che accompagnava le due classi. Accanto al sedile l'uomo tiene due taniche coperte da sacchi neri e ha cosparso di benzina le cappelliere e i sedili. Aveva pianificato tutto, probabilmente da tempo. Forse ha deciso di agire nel giorno in cui il Senato discute del caso Diciotti e del processo al ministro dell'Interno. «Ci ha preso i telefoni, un mio compagno però è riuscito a nasconderlo. Eravamo stati legati con le fascette da elettricista. Minacciava di versarci addosso benzina e darci fuoco», dirà una delle ragazzine sequestrate. Sullo scuolabus viaggia il terrore, anche i tre insegnanti che accompagnano gli scolari vengono ammanettati. Nessuno può muoversi, nessuno può parlare o disperarsi perché Ousseynou Sy lo ordina: con la mano destra impugna il volante e nella sinistra stringe un accendino. Le lacrime rigano i visi di 51 bambini che s'illudevano di andare a giocare a pallavolo in palestra e tornarsene poi in famiglia. L'autista continua a gridare e farneticare: «Le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini. Sono qui a vendicare gli immigrati morti in mare». E ancora minaccia: «Qui non scende nessuno, nessuno torna vivo. State buoni o vi brucio». Aveva anche girato e diffuso un video in cui esplicitava il proprio intento stragista. Se i giovani si sono salvati è solo grazie a uno di loro, che è riuscito a nascondere il cellulare: ha avvertito i genitori che hanno allertato i carabinieri. Scattano una serie di posti di blocco, intanto le pattuglie inseguono il bus che procede zigzagando da destra a sinistra sulla Paullese. L'autista forza uno sbarramento allo svincolo di Peschiera Borromeo, speronando le gazzelle che ostruiscono la strada, ma perde il controllo e finisce contro il guardrail. Non è un urto violento, Ousseynou Sy non è ancora soddisfatto: cosparge i sedili con altra benzina e appicca il fuoco. I bambini sono dentro mentre si alzano le fiamme e il fumo invade l'abitacolo. Moriranno tutti soffocati o arsi vivi se non si fa subito qualcosa. I militari rompono i finestrini e fanno irruzione sradicando la porta posteriore. Gli scolari scappano fuori a perdifiato, mentre l'aria dentro si fa irrespirabile e il fuoco avvolge il mezzo. Ne resterà solo la carcassa. L'autista tiene immobilizzati due alunni accanto a sé e minaccia di ucciderli, non si dà per vinto finché i militari non lo arrestano. Sono passati 40 minuti da quando è cominciato il sequestro. Solo dopo si saprà che nella sua corsa lo scuolabus ha investito anche una macchina con a bordo un padre e un bambino. L'auto ha preso fuoco ma l'uomo con in braccio il piccolo sono usciti in tempo. Il bilancio della mattinata di follia, come spiega il prefetto di Milano, Renato Saccone, è il seguente: 12 studenti e due adulti portati in ospedale per lieve intossicazione, 23 bambini sono stati visitati sul posto in una palestra dell'istituto Margherita Hack di San Donato. Un bimbo è in codice giallo alla De Marchi, gli altri in codice verde. L'autista invece, che è piantonato al San Paolo per ustioni a mani e braccia, è in stato d'arresto per sequestro di persona aggravato da terrorismo e dalla minore età delle vittime, strage, incendio e resistenza. Ousseynou Sy, senegalese di origine ma con cittadinanza del nostro Paese dal 2004, ha una ex moglie italiana e due figli di 12 e 18 anni. Per dovere di cronaca, riportiamo la dichiarazione di Autoguidovie, la società di gestione del servizio scuolabus: «L'uomo, nostro collaboratore almeno dal 2002, dal 2004 era in servizio a tempo pieno. Negli anni non ha mai dato segnali di squilibrio, né avevamo mai ricevuto reclami sulla sua condotta. A livello di compartimento aziendale non eravamo a conoscenza dei suoi precedenti penali». In serata era in corso una perquisizione a casa del senegalese alla ricerca di indizi che possano servire alle indagini. È legato a gruppi terroristici? Può trattarsi di uno jihadista della porta accanto? Il procuratore di Milano, Francesco Greco, spiega: «Stiamo valutando tutte le ipotesi, anche quella del terrorismo». Infatti dell'inchiesta si sta occupando anche Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo milanese. L'uomo risulta comunque «sconosciuto» dal punto di vista dei sospetti legati a gesti eversivi e terrorismo islamico. Non è mai stato segnalato per episodi di radicalismo.«È stato un miracolo, poteva essere una strage, sono stati eccezionali i carabinieri sia a bloccarlo sia a liberare tutti i bambini», aggiunge ancora Greco. Il magistrato vorrebbe interrogare subito Ousseynou Sy, ma non è possibile per le ustioni che ha riportato. Inoltre quando è stato fermato era «visibilmente alterato», sono in corso anche accertamenti sulle sue condizioni psichiche. Che nessuno aveva mai messo in discussione, tanto da affidargli uno scuolabus e 51 bambini. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/autista-senegalese-brucia-il-bus-con-gli-scolaretti-vendetta-contro-salvini-2632292732.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ubriaco-al-volante-e-stupratore-ecco-il-campione-dellintegrazione" data-post-id="2632292732" data-published-at="1766081841" data-use-pagination="False"> Ubriaco al volante e stupratore. Ecco il campione dell’integrazione Si chiama Ousseynou Sy, ha 47 anni, è un senegalese nato in Francia, con cittadinanza italiana. È separato, ha due figli e vive a Crema, dove da più di 15 anni fa l'autista. Eppure non è nuovo alle forze dell'ordine: l'uomo che ieri ha sequestrato un bus tentando di fare una strage di bambini, ha precedenti penali per guida in stato d'ebbrezza e per molestie. Nonostante questo ieri - come tante altre volte - era al volante del pullman di linea della società Autoguidovie che porta gli alunni dalla scuola media Vailati di Crema (Cr) a una palestra poco lontana, dove svolgono attività sportiva. Come è possibile? A quanto pare, semplicemente, l'azienda non sapeva dei suoi precedenti. Chi lo conosce lo descrive come un uomo «tirchio» e un po' «scansafatiche» ma tutto sommato «tranquillo». Uno a cui «non piaceva troppo lavorare» ma che non aveva mai dato segni di indole violenta né di radicalizzazione di nessun genere. Sy è arrivato in Italia prima del 2002, in quegli anni già lo ricordano come collaboratore dell'azienda di trasporto pubblico locale cremasca. Si era da poco sposato con un'italiana, da cui ha avuto due figli (oggi di 12 e 18 anni). Vivevano a Castelleone, un paesino della provincia di Cremona, poi i due hanno divorziato e alla moglie sono rimasti i figli, mentre lui è tornato a vivere a Crema. Fin dal lontano 2004 il senegalese risulta dipendente di Autoguidovie, la maggior azienda italiana a capitale privato del trasporto pubblico locale, con partecipazioni e controllate in aziende pubbliche anche in Emilia Romagna e in Toscana, uno fra i primi 20 gestori del Paese. Eppure Sy non è affatto nuovo alle forze dell'ordine. Nella sua cerchia di conoscenze ricordano bene i suoi guai, di cui lui non faceva mistero. Nel 2007 all'autista venne sospesa la patente con un provvedimento che lo ha costretto a non lavorare per sei mesi. Erano gli anni in cui ancora viveva a Castelleone con moglie e figli, ma secondo il racconto di alcuni colleghi aveva un'amante a Brescia ed era solito fare la spola tra le due località, dopo il lavoro e anche a tarda notte. Fu in una di queste occasioni che, rientrando verso casa, venne fermato da una pattuglia per un controllo e non servì molto agli agenti a capire che era sbronzo. La denuncia per molestie invece è più recente, risale al 2011. A querelare l'autista fu una passeggera trentacinquenne di Dovera, un paesino nei dintorni di Crema: la donna sostenne che l'uomo le avesse fatto avances non richieste. Ieri la Procura di Milano ha riferito in conferenza stampa che per il reato di violenza sessuale Sy ha ricevuto un anno di condanna. Ma la vicenda - a quanto risulta - non comportò per lui nessuna conseguenza sul lavoro. «È un nostro collaboratore almeno dal 2002, dal 2004 era in servizio a tempo pieno. Negli anni non ha mai dato nessun segnale di squilibrio, anzi è sempre stato in servizio, tranquillo. Ci era stato ceduto nel servizio cremasco quando siamo subentrati ad altre linee», ha spiegato ieri il direttore del personale di Autoguidovie, Corrado Bianchessi, «faceva tutte le visite previste e non avevamo mai ricevuto reclami sulla sua condotta come autista». Sulla questione dei precedenti giudiziari, l'azienda ha diramato una nota che non scioglie i dubbi: «In più di 100 anni di vita di Autoguidovie nulla di simile era mai accaduto». Resta il fatto che un loro autista, con precedenti per guida in stato d'ebbrezza, si è messo alla guida di uno scuolabus con l'intento di fare una strage. Ieri mattina, prima di partire per il viaggio del terrore, ha semplicemente detto a chi l'ha visto mettersi al posto di guida: «Porto i ragazzi in palestra e torno». Non era la prima volta che Sy portava avanti e indietro le scolaresche con quell'autobus. Gli alunni che hanno vissuto l'incubo lo conoscevano tutti, almeno di vista. E anche per gli insegnanti quell'autista era un viso noto. Sy non è l'unico autista immigrato alle dipendenze del colosso dei trasporti pubblici, così come Crema non è certo una città allineata alle posizioni del governo in materia di immigrazione. Anzi. Stefania Bonaldi, sindaco eletto con il Pd dal 2017, è una delle dissidenti del decreto sicurezza. Ritenendo che il provvedimento del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, abbia «profili di incostituzionalità e gravi conseguenze per la comunità» il primo cittadino lo scorso gennaio ha avocato a sé le richieste in anagrafe, ipotizzando valutazioni caso per caso sulle iscrizioni dei richiedenti asilo ai registri, che invece il decreto vieterebbe. E non lo ha fatto in sordina. Per celebrare la sua disobbedienza, il sindaco aveva organizzato una serata in sala ricevimenti, al municipio, cui hanno partecipato esponenti locali del fronte contrario al decreto Salvini. Come Maria Luisa Crotti, vicepresidente della Camera penale della Lombardia orientale o don Luca Favarin, parroco attivo nel settore dell'accoglienza, che ha raccontato dei progetti di accoglienza di giovani richiedenti asilo e rifugiati a Padova e dell'impatto che il Decreto ha sulle loro vite.
In Toscana un laboratorio a cielo aperto, dove con Enel il calore nascosto della Terra diventa elettricità, teleriscaldamento e turismo.
L’energia geotermica è una fonte rinnovabile tanto antica quanto moderna, perché nasce dal calore naturale generato all’interno della Terra, sotto forma di vapore ad alta temperatura, convogliato attraverso una rete di vapordotti per alimentare le turbine a vapore che girando, azionano gli alternatori degli impianti di generazione. Si tratta di condotte chiuse che trasportano il vapore naturale dal sottosuolo fino alle turbine, permettendo di trasformare il calore terrestre in elettricità senza dispersioni. Questo calore, prodotto dai movimenti geologici naturali e dal gradiente geotermico determinato dalla profondità, può essere utilizzato per produrre elettricità, riscaldare edifici e alimentare processi industriali. La geotermia diventa così una risorsa strategica nella transizione energetica.
L’energia geotermica non dipende da stagionalità o condizioni climatiche: è continua e programmabile, dando un contributo alla stabilità del sistema elettrico.
Oggi la geotermia è riconosciuta globalmente come una delle tecnologie più affidabili e sostenibili: in Cile, Islanda, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Filippine e molti altri Paesi questa filiera sta sviluppandosi vigorosamente. Ma è in Italia – e più precisamente in Toscana – che questa storia ha mosso i suoi primi passi.
La presenza dei soffioni boraciferi nel territorio di Larderello (Pisa), da sempre caratterizzato da manifestazioni naturali come vapori, geyser e acque termali, ha fatto intuire il valore energetico di quella forza invisibile. Già nel Medioevo erano attive piccole attività produttive basate sul contenuto minerale dei fluidi geotermici, ma è nel 1818 – grazie all’ingegnere francese François Jacques de Larderel – che avviene il primo utilizzo industriale. Il passaggio decisivo c’è però nel 1904, quando Piero Ginori Conti, sfruttando il vapore naturale, accende a Larderello le prime cinque lampadine: è la prima produzione elettrica geotermica al mondo, anticipando la nascita nel 1913 della prima centrale geotermoelettrica al mondo. Da allora questa tecnologia non ha mai smesso di evolversi, fino a diventare un laboratorio internazionale di ricerca e innovazione.
Attualmente, la Toscana rappresenta il cuore della geotermia nazionale: tra le province di Pisa, Grosseto e Siena Enel gestisce 34 centrali, per un totale di 37 gruppi di produzione che garantiscono una potenza installata di quasi 1.000 MW. Questi impianti generano ogni anno tra i 5,5 e i quasi 6 miliardi di kWh, pari a oltre un terzo del fabbisogno elettrico regionale e al 70% della produzione rinnovabile della Toscana.
Si tratta anche di uno dei più avanzati siti produttivi dal punto di vista tecnologico, che punta non allo sfruttamento ma alla coltivazione di questi giacimenti di energia. Nelle moderne centrali geotermiche, il vapore che ha già azionato le turbine – chiamato tecnicamente «vapore esausto» – non viene disperso nell'atmosfera, ma viene convogliato nelle torri refrigeranti, che con un processo di condensazione ritrasformano il vapore in acqua e lo reimmettono nei serbatoi naturali sotterranei attraverso pozzi di reiniezione.
Accanto alla dimensione produttiva, la geotermia toscana si distingue per la sua capacità di integrarsi nel tessuto sociale ed economico locale. Il calore geotermico residuo – dopo aver alimentato le turbine dell’impianto di generazione - è ceduto gratuitamente o a costi agevolati per alimentare reti di teleriscaldamento che raggiungono oltre 13.000 utenze, scuole, palazzetti, piscine e edifici pubblici, riducendo le emissioni e i consumi di combustibili fossili. Lo stesso calore sostiene attività agricole e artigianali, come serre per la coltivazione di fiori e ortaggi e aziende alimentari, che utilizzano questo calore «di scarto» invece di bruciare gas o gasolio. Persino la produzione di birra artigianale può beneficiare di questa fonte termica sostenibile!
Ma c’è dell’altro, perché questa integrazione tra energia e territorio si riflette anche sul turismo. Le zone geotermiche della cosiddetta «Valle del Diavolo», tra Larderello, Sasso Pisano e Monterotondo Marittimo, attirano ogni anno migliaia di visitatori. Musei, percorsi guidati e la possibilità di osservare da vicino fenomeni naturali e impianti di produzione, rendono il distretto un caso unico al mondo, dove la tecnologia convive con una geografia dominata da vapori e sorgenti naturali che affascinano da secoli viaggiatori e studiosi, creandoun’offerta turistica che vive grazie alla sinergia tra Enel, soggetti istituzionali, imprese, tessuto associativo e consorzi turistici.
Così, oltre un secolo dopo le prime lampadine illuminate dal vapore di Larderello, la geotermia continua ad essere una storia italiana che unisce ingegneria e paesaggio, sostenibilità e comunità. Una storia che prosegue guardando al futuro della transizione energetica, con una risorsa che scorre sotto ai nostri piedi e che il Paese ha imparato per primo a trasformare in energia e opportunità.
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Ecco #DimmiLaVerità del 18 dicembre 2025. Con il nostro Stefano Piazza facciamo il punto sul terrorismo islamico dopo la strage in Australia.
A Bruxelles c’è nervosismo: l’Italia ha smesso di dire sempre sì. Su Ucraina, fondi russi e accordo Mercosur, Roma alza la voce e rimette al centro interessi nazionali, imprese e agricoltori. Mentre l’UE spinge, l’Italia frena e negozia. Risultato? L’Italia è tornata a contare. E in Europa se ne sono accorti.