2020-02-08
Attentato alla democrazia con il silenzio di Mattarella
Il capo dello Stato tace di fronte allo scempio della Costituzione del lodo Conte bis. Se non c'è prescrizione, ci sono separazione delle carriere e azione penale facoltativa.Lo abbiamo scritto nei giorni scorsi e lo ripetiamo: per quanto tempo ancora Sergio Mattarella potrà tacere di fronte allo scempio della Costituzione che il più incolto ministro della Giustizia che l'Italia abbia mai avuto sta perpetrando? Il compromesso che a notte fonda il Pd del tutto succube ai deliri di Alfonso Bonafede e totalmente dimentico della sua tradizione giuridica ha siglato con i pentastellati in preda a convulsioni giacobiniste aggravate dall'emorragia di consensi e a una forza politica marginale come Leu è un colpo mortale inferto allo Stato di diritto.Ritenere che la giustizia sia amministrabile tornando ai tempi in cui lo scellerato popolo della Palestina scelse tra Gesù e Barabba con una sommossa di piazza e avere dei governanti che non conoscono minimamente il diritto è la fine della democrazia. Il pasticcio, palesemente incostituzionale, del lodo Conte bis (stavolta dal nome di Federico Conte, deputato di Leu) prevede che il nuovo regime della prescrizione sia assunto per decreto dal governo. Ora Sergio Mattarella, che peraltro ha promulgato lo stop alla prescrizione che è già legge della Repubblica, ha l'occasione di far vedere se e in che misura è fedele alla Costituzione. Può negare il carattere di urgenza al decreto e rinviarlo alle Camere con ciò facendo naufragare il lodo Conte bis. Che è un obbrobrio. In sintesi si è stabilito che la prescrizione viene bloccata dopo la condanna di primo grado, ma se in appello si viene assolti si recuperano i tempi della prescrizione che torna a decorrere. Per gli assolti in primo grado resta la sospensione della prescrizione per due anni. Che questo sia una mostruosità giuridica lo hanno detto tutti, compresi i procuratori generali delle Corti d'appello; confligge con l'articolo 27 della Costituzione (presunzione d'innocenza) e ora anche con l'articolo 3 (eguaglianza dei cittadini) oltre che con il 111 (giusto processo), ma ciò che allarma è l'incultura giuridica che trasuda da questi rabberciati provvedimenti. Può Sergio Mattarella per evitare la presunta «barbarie» dell'ascesa al governo di Matteo Salvini avallare l'assoluta barbarie della morte della civiltà giuridica nel Paese che il diritto ha insegnato al mondo? Invece di fare le foto opportunity con gli scolaretti cinesi sarà il caso che il presidente si cominci a domandare se è un'opportunità per la democrazia tornare al voto in questo paese. Ma ciò detto vediamo di mettere in fila le mostruosità che si stanno aggrumando come una metastasi attorno all'assetto democratico e giuridico. È in corso una campagna dei gazzettieri giacobini che sfrutta il dolore e la rabbia delle vittime di eventi orribili (la strage di Viareggio, il crollo del ponte Morandi) per dire: la prescrizione lascia impuniti i criminali che hanno sulla coscienza queste morti. È un tentativo di sciacallaggio giuridico. Dovrebbero ben sapere che le sentenze in questo Paese non si pronunciano a furor di popolo, ma al termine di un dibattimento processuale unica sede di formazione della prova. Dimenticano lor signori - e lo dimentica anche Piercamillo Davigo, membro del Csm e primo fautore dell'ideologia anti-prescrizione - che l'azione penale è esercitata dallo Stato e non dalle vittime e che il pubblico ministero agisce per conto dello Stato e in nome della legge. Le vittime si radicano nel processo solo per il ristoro del danno derivante dal comportamento delittuoso. Il resto è in capo allo Stato e per questo il diritto penale è un diritto oggettivo. E non vale invocare il mancato risarcimento che verrebbe provocato alle vittime dall'intervento della prescrizione perché già l'articolo 578 del codice di procedura penale prescrive che, qualora vi sia stata in primo grado una condanna anche generica a vantaggio delle parti civili, il giudice d'appello e financo la Cassazione nel dichiarare estinto il reato per amnistia o prescrizione comunque decidono a tutela della parte civile. Gli interessi patrimoniali, gli unici che il diritto penale riconosce alle vittime contemplando sotto forma di pretium doloris anche il danno psicologico e biologico, sono perfettamente tutelati. Quanto all'indignazione derivante dai fatti, giova ricordare che la verità processuale, che sovente è diversa dalla verità fattuale, è la sola che conta per il diritto. Converrà far considerare ai giacobinisti questa obiezione: se volete una giustizia fatta dagli umori popolari allora dovete accettare anche l'elezione diretta del pubblico accusatore se non addirittura del giudice. A chi obietta che la prescrizione c'è solo in Italia e in pochi altri Paesi va spiegato che solo in Italia e in pochi altri Paesi vi è l'obbligatorietà dell'azione penale. Negli altri dove non vige la prescrizione si stabilisce per via di valutazione di politica criminale quali sono i reati da perseguire. Sono paesi dove accusa e difesa sono totalmente parificati. Se il pm continua ad avere la possibilità di indagare segretamente, la prescrizione è il solo possibile argine. Ma vi è un altro argomento che va posto: la separazione delle carriere. In tutti i Paesi dove non c'è la prescrizione inquirenti e giudici hanno vite totalmente separate. Sarebbe interessante chiedere a Piercamillo Davigo - lui per tutti - se accetterebbe la fine della prescrizione in cambio di separazione delle carriere e abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale (detto peraltro che in Italia la discrezionalità è ampiamente pratica de facto ed è uno dei puntelli dello strapotere delle Procure). Questo è il quadro e in questo quadro è da ritenere che Matteo Renzi sia in buona fede nella sua opposizione a questo obbrobrio giuridico. La sua cultura giuridica garantista discende da Cesare Beccaria, ha fondamento in quel milieu fiorentino che fu di Giorgio La Pira e Pietro Calamandrei sia pure da posizioni diverse. Davvero il Pd ritiene che il tema delle garanzie giuridiche non sia prioritario rispetto a tutto? Ci dica, infine, il presidente della Repubblica se la Costituzione gli assegna o no il dovere di fermare questo attentato ai principi democratici sanciti nella Carta.