2024-10-11
Israele spara sui nostri soldati. Il governo: «crimine di guerra»
Il ministro della Difesa Guido Crosetto durante una visita al contingente italiano in Libano (Ansa)
Pochi giorni fa l’esercito di Gerusalemme aveva chiesto al contingente Unifil di spostarsi. Dopo il rifiuto, l’attacco. Il premier: «Inammissibile». Crosetto durissimo: «Non è un errore, non prendiamo ordini da loro».Da un anno l’Alma research center, un’associazione di analisi geopolitica militare che monitora il confine a Nord con il Libano, continuava nei suoi report a mettere in guardia i rischi e le difficoltà della missione Unifil. Che, con il passare del tempo, si rivela sempre più inutile (oltre che rischiosa e dispendiosa). O, peggio, utile solo a Hezbollah e Iran per colpire il territorio israeliano dietro lo scudo delle basi Onu. Non stupisce quindi quanto accaduto nelle scorse ore. L’esercito di Israele ha sparato su una delle basi italiane lungo la linea di demarcazione con il Libano. Un atto che secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto potrebbe costituire un «crimine di guerra». Del resto, è stata colpita la Unp 1-31 che si trova sulla collina di Labbune, proprio nell’area di responsabilità del contingente italiano. Secondo quanto ricostruito dalle fonti locali, un drone israeliano avrebbe ripetutamente sorvolato la base, poi sarebbe stato preso di mira l’ingresso del bunker dove sono rifugiati i nostri soldati. Feriti due caschi blu indonesiani. L’attacco ha danneggiato i sistemi di comunicazione tra la base e il comando Unifil a Naqura. «Ero sotto la torretta. C’è stato un primo colpo che ci ha sfiorato. E poi quello che ha preso in pieno il posto di osservazione», ha raccontato un casco blu all’Ansa. «Non è possibile che sia stato un errore. Il carro armato ha puntato deliberatamente su di noi», ha aggiunto il militare interpellato in forma anonima perché non autorizzato a parlare con i media. In ogni caso non ci sono feriti tra gli oltre 1.000 militari del nostro contingente a guida della Brigata Sassari. Ma quanto accaduto appare quasi scontato, dal momento che appena la settimana scorsa anche a livello di governo si era parlato della difficoltà della missione, come del fallimento della messa in sicurezza dell’area e soprattutto dello smantellamento di Hezbollah. Crosetto lo aveva spiegato in commissione Esteri, all’inizio del mese. «Dobbiamo riconoscere che Unifil non ha raggiunto gli obiettivi previsti della risoluzione 1701 dell’Onu disattesa nel corso degli anni sia da Hezbollah che da Israele». A settembre proprio l’Alma research center aveva avvertito sulla possibilità che Hezbollah - in particolare difficoltà militare dopo l’eliminazione dei suoi vertici e dopo gli attacchi con i cercapersone e i walkie talkie - stesse sfruttando strategicamente la presenza dell’Unifil nel Sud del Libano per portare avanti la sua «strategia di scudo umano». Dall’8 ottobre del 2023, quando Hezbollah ha iniziato a sparare sul Nord di Israele, l’esercito iraniano ha colpito da vicino alle posizioni dell’Unifil e delle forze armate libanesi (Laf) come copertura per l’attacco, sperando che l’Idf decidesse di non rispondere al fuoco per non colpire i contingenti di pace. Per questo il mese scorso, quando la missione è stata confermata, tra le fila israeliane ma anche a livello internazionale, c’è chi ha iniziato a porsi il tema dell’opportunità di ripensare la funzione Unifil. Del resto, il problema è che anche i nostri soldati continuano a operare tra i rischi del fuoco incrociato tra Israele e Hezbollah. Il comando del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil è affidato al generale Stefano Messina. Ai suoi ordini operano 3.700 militari (compresi i 1.000 italiani) di 16 delle 49 nazioni della missione. Per ragioni di sicurezza dovute all’intensificarsi degli scontri tra le forze di sicurezza israeliane e i miliziani del partito sciita libanese Hezbollah, i militari italiani schierati nelle basi di Shama, Al Mansouri e nelle basi operative avanzate lungo la Blue Line, Unp 1-31 e Unp 1-32A hanno spesso dovuto trovare riparo nei bunker. Ieri il premier Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il generale Messina. Il governo ha formalmente protestato con le Autorità israeliane e ha ribadito con fermezza che quanto sta accadendo nei pressi della base del contingente Unifil non è ammissibile. Anche per questo il ministro della Difesa Crosetto ieri ha convocato l’ambasciatore d’Israele in Italia. «Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra, si tratta di gravissime violazioni alle norme del diritto internazionali, non giustificate da alcuna ragione militare», ha detto durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi. E ha aggiunto. «Data la gravità dell’episodio, Unifil ha esortato tutti gli attori coinvolti a cessare immediatamente il fuoco e a tornare alla piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza». Crosetto, ha espresso «fortissimo disappunto» per quanto accaduto : «Non esiste la giustificazione di dire che le forze armate israeliane avevano avvisato Unifil che alcune delle basi dovevano essere lasciate. Ho detto all’ambasciatore di riferire al governo israeliano che le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini dal governo israeliano». Istituita nel 1978 e rafforzata nel 2006 dopo la seconda Guerra del Libano (attraverso la Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu), l’obiettivo di Unifil è quello di assistere le Laf nella sua missione di stabilire tra la Linea Blu e il fiume Litani un’area libera da qualsiasi attacco armato che provenga da militari diversi da quelli libanesi o appunto Unifil. La missione ha una funzione di tipo umanitario che però nell’ultimo anno appare sempre più difficile per le operazioni militari di Hezbollah. Lo stesso esercito libanese che è partner Unifil opera sotto notevoli difficoltà, «tra cui risorse limitate e l’influenza pervasiva di Hezbollah in Libano» scrivono gli analisti di Alma research. Non a caso dal 2017 a oggi sono aumentati gli attacchi al contingente. Sempre ieri il gruppo terroristico islamista ha rivendicato un attacco avvenuto alle 15.30 locali contro soldati israeliani «durante la loro avanzata verso la regione (libanese) di Knayse».
Jose Mourinho (Getty Images)