2023-03-05
Assurda caccia alle «colpe» del naufragio della Calabria
Elly Schlein ha stabilito con certezza come siano andate le cose e chi ne sia responsabile. Così ha chiesto le dimissioni di Matteo Piantedosi. Per loro il caso è chiuso. E invece è spalancato. Giorigia Meloni: «Ma davvero si pensa che il governo abbia voluto far morire 60 persone?». Sulla questione dei migranti, sulle carrette del mare, sulla tragedia dei morti in mare a Cutro e sulle tante altre tragedie che sono avvenute in questi nel mare che divide l’Africa dall’Italia non può valere, sempre e comunque, il teorema per cui se succede qualcosa di questo genere succede perché c’è un cattivo, o dei cattivi, che non hanno fatto o fatto fare quello che era necessario e, quindi, ne sono in qualche misura, responsabili. In altre parole, ci sarebbero degli omicidi o dei mandanti diretti o indiretti di tali stragi. Ci sono anche situazioni dove non c’è da cercare qui, nel nostro Paese, il responsabile o i responsabili di questi fatti ma negli scafisti e in altri Paesi. Strana - solo per esempio - questa partenza del caicco della strage dal Paese guidato da Recep Erdogan, lo stesso che aveva incassato vari miliardi dall’Europa per accogliere migranti ed evitare problemi alla signora Angela Merkel, no? E poi c’è anche da tenere in conto, come è stato ampiamente scritto e documentato su questo giornale che l’improvviso peggioramento delle condizioni del mare e la presenza di una secca non sono fatti che hanno una responsabilità naturale, sono imprevisti della natura come lo sono i terremoti, le bombe d’acqua e altri fenomeni del genere. Talvolta, in questi casi i soccorsi possono trovarsi anche nell’impotenza di fare alcunché, nonostante la volontà di farlo.La magistratura ha aperto dei fascicoli a riguardo dell’accaduto e questo non solo è normale, ma è dovuto. È sacrosanto vedere quello che è successo, verificare quella che Matteo Piantedosi ha chiamato «la catena di comando», se ci sono state delle omissioni, dei ritardi, delle inadempienze, delle sottovalutazioni. Il problema è che in Italia, la sinistra a guida Elly Schlein tutto questo la ha già fatto. Ha già stabilito con certezza come sono andate le cose, chi è responsabile di cosa e ha chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Per loro il caso è chiuso. E invece è aperto, spalancato: è tutto da verificare, è tutto da provare - soprattutto le contestate omissioni volontarie, da parte della politica denunciate apertamente dalla sinistra.Ieri, da Abu Dhabi, interrogata sulla strage dei migranti, Giorgia Meloni ha detto alcune cose che inseriscono nella discussione alcuni punti fermi. Anzitutto ha ribadito che da parte di Frontex (l’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera), fondata nel 2004 proprio per aiutare gli Stati membri a proteggere le loro frontiere, non ci sia stata alcuna segnalazione di pericolo in mare e per questo non sono partite le operazioni di soccorso. Inoltre, quel tratto di mare - ha sempre rilevato Meloni - non è coperto dalle Ong. Ha poi chiesto se «qualcuno che ritiene che il governo abbia volutamente fatto morire 60 persone? Vi chiedo se qualcuno pensa che se si fosse potuto salvare 60 persone non lo avremmo fatto». Tra l’altro ha informato che - anche per motivi simbolici - il prossimo Consiglio dei ministri si svolgerà a Cutro, tristemente nota perché luogo degli eventi tragici. È chiaro - semmai ce ne fosse ancora bisogna - che l’Italia da sola non può né accogliere tutti i migranti che arrivano dall’Africa, cui si aggiungono quelli dalla Turchia, pur di nazionalità diverse, né che può svolgere un attività di indagine e di contrasto nei confronti della rete internazionale, che certamente conta anche su qualche Paese tacitamente consenziente - che è ramificata e molto organizzata - e che, lo ha scritto nero su bianco Frontex, vede nelle organizzazioni che salvano queste persone in mare, un fattore di attrazione, cioè, in qualche modo, nel pacchetto che vendono a questi poveri cristi fanno intendere che comunque sia ci sarà chi li salverà e li accoglierà. Cosa non sempre vera, come in questa ultima tragedia provocata dalle condizioni del mare e dalla presunta - da accertare - impossibilità di soccorrere per i tempi e le condizioni del mare.Non sarebbe ragionevole affermare che una volta risolto il problema degli scafisti, come d’incanto, si risolverebbe il problema dell’immigrazione, semplicemente perché non è così, ma non c’è altrettanto dubbio che con una azione forte e coordinata a livello internazionale, per intenderci tipo quella anti-terroristica, si reciderebbero delle radici importanti del fenomeno illegale e si potrebbero aprire altri canali per un tipo di immigrazione regolare e soprattutto umana, nel senso di trattare queste persone e non da animali come fanno gli scafisti stessi.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty Images)
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
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