2021-05-29
Asse fra Roma e Parigi per fermare i profughi prima delle coste libiche
Nuova convergenza dopo le pressioni Usa: Emmanuel Macron subisce il golpe in Mali e lascia spazi nel Sahel. Dove ora si concentra il contrasto all'immigrazione: non basta la guardia costiera. Luigi Di Maio a Tripoli. Abdel Dbeibah da Mario Draghi.Premessa: gli Stati Uniti hanno chiaramente fatto sapere a Roma e Parigi che la disfida su suolo libico deve terminare. Il tentativo del nostro governo di tirare la volata ed essere il principale referente del nuovo esecutivo di Tripoli è stato frustrato dalle mosse di Recep Tayyip Erdogan. Così Mario Draghi ed Emmanuel Macron, quando si sono incontrati mercoledì hanno discusso con un piglio nuovo di Libia. O meglio il piglio nuovo è in capo ai francesi. Draghi, dopo aver attaccato in pubblico il «dittatore» turco sembra mostrarsi pragmatico. Così come pragmatiche dovranno essere Eni e Total. Gli obiettivi di Francia e Italia, grazie al pressing americano, stavolta rischiano davvero di essere convergenti. Roma deve controllare i flussi migratori e tornare a fare affari in Libia. La Francia deve lasciare spazio alle nostre aziende e assieme a noi controllare il fianco Sud dell'ex repubblica di Muammar Gheddafi. Per Macron ne va della posizione di dominio che da mesi cerca di puntellare nel Sahel. A mettere in crisi ciò che un tempo era controllato con la semplice valuta artificiale del franco Cfa c'è la spina di Al Qaeda e delle infiltrazioni cinesi nella tradizionale economia delle materie prime. Per questo motivo a fine giugno dovrebbe diventare operativa la missione Takuba. A cui partecipano anche i nostri militari. In settimana il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è stato in visita ufficiale in Mali. Il punto esatto dove cominciano i guai dell'immigrazione clandestina e del traffico di esseri umani. Spetterà ai nostri militari intervenire e da lì, nonostante le migliaia di chilometri di sabbia che dividono Agadez dalle coste di Lampedusa, battersi per fermare l'invasione dell'Europa. Ma non pensiamo all'uso della forza. Ci vogliono diplomazia e intelligence. Due giorni dopo la visita di Guerini, a Bamako è scoppiato un nuovo colpo di Stato. Il secondo in meno di un anno. La nuova giunta militare guarda con minore interesse a Parigi. Poco male. Ma ciò che importa sarà tenere i rapporti con l'uomo forte di Bamako, il colonnello Assimi Goita. È lui il referente per l'Occidente. Colui che sa come pedinare Al Qaeda. Ed è da lì che bisogna cominciare in ottica futura per cercare la vera cooperazione. Ieri il ministro degli Esteri libico è stato esplicito. «La Guardia costiera deve essere una parte strategica della lotta al fenomeno della migrazione e non una soluzione», ha spiegato Najla El Mangoush, in occasione dell'incontro a Tripoli con il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio , l'omologo maltese Everist Bartolo e il commissario Ue per il Vicinato e l'allargamento, Olivér Várhelyi, sulla questione migratoria, aggiungendo che durante la riunione è stato «concordato di proteggere i confini meridionali e rafforzare la collaborazione con l'Unione europea per la sicurezza nel Sud della Libia, zona di transito dei migranti dal Sahel». Fino a oggi gli accordi con le tribù del Fezzan erano affare interno dell'intelligence francese. Solo Marco Minniti era intervenuto ai tempi. Adesso la linea è chiara a più persone: con i respingimenti non si va lontano. Bisogna rallentare i flussi e a quel punto affidare il controllo del bagnasciuga a una Guardia costiera libica più forte e strutturata. I ben pensanti di sinistra si preparino A luglio scade il finanziamento del progetto e il Parlamento dovrà riapprovarlo. Si tratta non solo di mantenere costanti i flussi di denaro e il sostegno con i mezzi, ma di aumentarli per evitare che la Turchia manovri a proprio favore. Ieri Guerini è tornato sul tema. «È essenziale», riportano le agenzie, «riprendere il ruolo di Irini nell'equipaggiamento e addestramento della Marina e Guardia costiera libica». Il ministro ha anche sottolineato l'importanza della disponibilità da parte di tutti i Paesi europei di fornire assetti per garantire l'efficacia delle missioni, ricordando come Eutm Somalia - di cui l'Italia detiene il comando - risulti fortemente sotto alimentata. Sempre ieri Di Maio al suo nono viaggio in Libia ha incontrato Abdel Ddeibah. Il quale già lunedì sarà a Roma per partecipare a un business forum durante la mattina. In attesa di poter incontrare nel pomeriggio Draghi. Certo, il premier libico volerà poi anche a Parigi. Ma stavolta la speranza è che confermi quanto deciso a Roma e giochi su piani diversi. Infondo, c'è un ultimo aspetto fondamentale per rendere meno attraente il business degli esseri umani. Fare in modo che la Libia torni un Paese nel quale la ricchezza passa per canali legali. L'energia e le infrastrutture. I soldi per alimentare l'economia ci sono. I miliardi di Gheddafi congelati all'estero.
Eugenia Roccella (Getty Images)
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