2023-07-06
Asse fra Italia e Polonia: «Basta clandestini»
Giorgia Meloni e Mateusz Morawiecki (Ansa)
Giorgia Meloni a Varsavia: «Capisco la loro posizione: il problema non si risolve con i ricollocamenti ma fermando gli arrivi irregolari». Sulle prossime europee e il futuro dell’Ecr: «Dobbiamo rafforzare la nostra famiglia politica e avvicinare i partiti compatibili».È stata una missione, come si dice in questi casi, breve ma intensa quella che visto protagonista il nostro premier ieri in Polonia. Breve perché è durata una manciata di ore, e intensa perché Giorgia Meloni si è recata a Varsavia nella duplice veste di capo dell’esecutivo e di leader (appena riconfermato) dei Conservatori europei, per presenziare a delle giornate di approfondimento sui temi all’ordine del giorno dell’agenda internazionale. E in entrambi i casi la carne al fuoco è stata molta, visto che sul fronte bilaterale ha primeggiato la questione migranti, con il governo polacco che ha detto no all’ultimo Consiglio Ue all’accordo per la redistribuzione, mentre su quello dell’Ue prosegue il lavoro di tessitura delle alleanze continentali che dovrebbero portare, nelle intenzioni del premier, alla sostituzione della maggioranza Ursula a Bruxelles con un centrodestra europeo con una forte matrice italiana. I migranti, si diceva: qui per la Meloni la cosa più importante era tornare a casa evidenziando l’identità di fondo di vedute con l’omologo Mateusz Morawiecki, lavorando a livello diplomatico per portare la Polonia a posizioni più morbide sui ricollocamenti. Obiettivo, si può dire, raggiunto almeno a livello diplomatico, in attesa dei prossimi atti ai vertici internazionali, se è vero che il nostro presidente del Consiglio ha affermato di non potersi mai «lamentare di chi difende gli interessi nazionali» «La pensiamo allo stesso modo», ha aggiunto, «capisco la posizione polacca, si stanno caricando del peso dei profughi ucraini e difendono il loro interesse nazionale. Ma sul tema la pensiamo allo stesso modo: il problema si risolve fermando l’immigrazione illegale perché finché si discute su come gestirli quando arrivano sul nostro territorio non ci sarà accordo perché sono interessi diversi. Sono ammirata», ha detto ancora, «di come Morawiecki dimostra forza nel difendere l’interesse della Polonia». Cortesia restituita dal premier polacco: «Capisco perfettamente quello che dice l’Italia, cioè che i confini esterni devono essere protetti in modo forte, questa è anche la posizione polacca, questa dimensione esterna della migrazione illegale. Bisogna capire i Paesi del Nord Africa», ha detto ancora Morawiecki, «e là stabilire procedure d’asilo e non permettere che migliaia di migranti arrivino in Polonia o in altri Stati membri Ue». Un tema, quello della protezione dei confini e della sicurezza, su cui il capo dell’esecutivo polacco ha insistito molto, ribadendo l’intenzione di procedere a un referendum rispetto alle proposte di Bruxelles sulla redistribuzione: «Non accettiamo l’immigrazione irregolare e non accettiamo degli obblighi di pagamento per non accettare i ricollocamenti. Giorgia lo capisce e organizzeremo un referendum affinché i polacchi possano dire il loro parere sull’immigrazione irregolare». Una scelta, quella del referendum, che il nostro premier ha affermato di rispettare, poiché si interrogano i cittadini «su una materia sensibile per la sicurezza del proprio Paese». Impossibile non affrontare la questione del conflitto in Ucraina, dove la sintonia tra i due paesi è totale: «Italia e Polonia», ha detto Morawiecki, «hanno una visione comune sui legami transatlantici e al vertice di Vilnius esprimeremo una posizione comune per dare all’Ucraina le garanzie di sicurezza più forti possibili». Con un occhio alle prossime europee e al ruolo che sta giocando il presidente del Consiglio nel panorama conservatore globale, il premier polacco ha sottolineato che «senza Meloni avremmo una guida più debole nelle relazioni transatlantiche, lei è una garanzia anche dei nostri rapporti con Washington, e se non ci fossero stati gli americani oggi avremmo i russi ai nostri confini e l’Ucraina, semplicemente, non esiterebbe più come Stato».Proprio sul terreno degli equilibri politici continentali la Meloni sta giocando la sua partita politica più importante e prestigiosa, che potrebbe portarla tra un anno a essere la leader di un nuovo e vincente fronte conservatore internazionale: «Il mio obiettivo», ha detto, «è rafforzare la nostra famiglia politica, dovremo essere determinanti dopo il voto europeo e su questa sfida sono concentrata». Un cambio che sarebbe epocale nelle politiche della Commissione, con l’estromissione del Pse e l’ancoraggio verso destra del Ppe, per favorire il quale, però, il nodo politico fondamentale si dovrà affrontare a Roma, dove rimane sullo sfondo la questione del veto di Antonio Tajani a un’alleanza con Id, la forza politica continentale guidata dal tandem Matteo Salvini-Marine Le Pen. In quest’ottica le parole del premier alle giornate di studio dell’Ecr sono state importanti: «Dobbiamo essere aperti, collaborare, avvicinare tutti i partiti che sono compatibili con la nostra visione, con la nostra idea d’Europa e vi garantisco che, anche personalmente, sono concentrata su questo obiettivo, perché le sfide che l’Europa ha di fronte sono sfide che non possono attendere, che hanno bisogno dell’approccio pragmatico dei conservatori, a 360 gradi». Da Bruxelles, il capodelegazione Fdi all’Europarlamento Carlo Fidanza mette in evidenza le contraddizioni nelle reazioni politiche alla missione del premier: «La sinistra che strepita dopo il Consiglio Ue», ha detto, «è la stessa responsabile di anni di lassismo e di porte aperte all’immigrazione incontrollata. Anche di fronte alle vergognose immagini di saccheggi e devastazioni nelle banlieue francesi», ha concluso, «continua a predicare l’accoglienza indiscriminata per tutti».
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