
Assad parla via social. The Donald: «Un macellaio, in Siria presa del potere ostile da parte dei turchi». Fonti arabe: i russi lasciano Tartus. Raid israeliani, gli Usa colpiscono l’Isis. L’Iran: «Riapriamo l’ambasciata».Ieri Bashar al-Assad ha parlato per la prima volta dopo la precipitosa fuga a Mosca, con una dichiarazione pubblicata sui social: «La mia partenza dalla Siria non è stata pianificata né è avvenuta durante le ultime ore delle battaglie, come alcuni hanno sostenuto. Al contrario, sono rimasto a Damasco, svolgendo le mie funzioni fino alle prime ore di domenica 8 dicembre 2024. Mentre le forze terroristiche si infiltravano a Damasco, mi sono trasferito a Latakia in coordinamento con gli alleati russi per supervisionare le operazioni di combattimento. All’arrivo alla base aerea di Chmeimim, quella mattina, è apparso chiaro che le nostre forze si erano completamente ritirate da tutte le linee di battaglia e che le ultime posizioni dell’esercito erano cadute. Mentre la situazione sul campo continuava a deteriorarsi, la stessa base militare russa è stata sottoposta a un attacco intensivo da parte dei droni. Non avendo alcuna possibilità di lasciare la base, Mosca ha chiesto al comando della base di organizzare un’immediata evacuazione in Russia la sera di domenica 8 dicembre». Nel lungo post poi Assad scrive di non aver mai «cercato posizioni per guadagno personale, ma mi sono sempre considerato il custode di un progetto nazionale, sostenuto dalla fede del popolo siriano, che ha creduto nella sua visione». Sullo spirito di servizio di Assad la pensa diversamente il Financial Times: ha spedito tra il 2018 e il 2019 quasi due tonnellate di banconote da 100 dollari e 500 euro all’aeroporto di Mosca per farle depositare in banche russe soggette a sanzioni. Il Cremlino nella giornata di ieri ha dichiarato che «non sono ancora state prese decisioni definitive sul destino delle basi militari russe in Siria e siamo in contatto con i responsabili del Paese». Domenica la Russia ha dichiarato di aver evacuato parte del personale diplomatico a Damasco e i diplomatici bielorussi e nordcoreani. Ieri sera, l’emittente saudita Al-Arabiya ha riferito che i militari di Mosca, «entro poche ore», avrebbero abbandonato il porto di Tartus. Chi invece vuole tornare a Damasco è l’Iran, tanto che le autorità di Teheran hanno annunciato che «riapriranno presto» la loro ambasciata a Damasco «dopo aver ricevuto garanzie di sicurezza da parte delle nuove autorità siriane». In tal senso l’ambasciatore iraniano a Damasco, Hosein Akbari, ha affermato: «Se Dio vuole, l’ambasciata riprenderà presto le sue attività». Qui occorre fare i conti con i jihadisti di Hts, che in questi giorni non stanno certo facendo sconti a coloro che collaboravano con il regime (li vanno a cercare casa per casa), che era filoiraniano e filorusso, senza contare la popolazione che ben si ricorda i torturatori iraniani nelle terribili carceri siriane. Chi invece riapre la propria ambasciata questa mattina è il Qatar, che con il leader di Hts, Ahmed Al Sharaa, ha lunghi trascorsi fin dai tempi del Fronte Al Nusra. Come vi abbiamo raccontato, c’è una gran frenesia attorno alla figura di Ahmed Al Sharaa, che ora in molti vogliono incontrare e con il quale ci si vuole accreditare. Anche la Gran Bretagna ha avviato contatti diplomatici con i jihadisti di Hts, come ha reso noto il ministro degli Esteri, David Lammy, che ha spiegato: «Hts rimane un’organizzazione terroristica vietata nel Regno Unito, ma possiamo avere contatti diplomatici, quindi abbiamo contatti diplomatici in particolare per garantire l’istituzione di un governo rappresentativo e la messa in sicurezza delle scorte di armi chimiche in Siria». E tutti i crimini commessi per decenni da Al Sharaa/Al Jolani? Tutto dimenticato. E in una situazione surreale non potevano mancare le Nazioni Unite. Il leader di Hts ha anche incontrato l’inviato Onu, Geir Pedersen, chiedendo un aggiornamento della risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza del 2015 per adattarla alla «nuova realtà». Al Sharaa ha discusso con Pedersen «dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare» tale risoluzione «per adattarla alla nuova realtà». La risoluzione 2254 a cui si fa riferimento delineava una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria e includeva anche la designazione del Fronte Al Nusra come «gruppo terrorista»: Hts un tempo faceva parte del Fronte Al Nusra, branca siriana di Al Qaeda, considerata un’organizzazione terroristica da molti governi occidentali. Pedersen ha persino riconosciuto che «l’inserimento di Al Nusra nell’elenco delle organizzazioni terroristiche da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stato ovviamente un fattore di complicazione negli sforzi per trovare una via d’uscita». Tuttavia, ha sottolineato «l’importanza di considerare Hts nel contesto della guerra civile siriana».Intanto, Israele ha condotto nuovi attacchi aerei contro obiettivi militari nella regione di Tartus, definiti dall’Osservatorio per i diritti umani in Siria i più intensi dal 2012. Benjamin Netanyahu, dopo un colloquio con Donald Trump, ha ribadito che le operazioni mirano esclusivamente a prevenire minacce terroristiche al confine con Israele. Mentre Trump ha definito la caduta di Assad una «presa di potere ostile» della Turchia, elogiandone l’efficienza e condannando Assad come «un macellaio per ciò che ha fatto ai bambini». Intanto gli Stati Uniti hanno condotto attacchi aerei contro lo Stato Islamico in Siria, uccidendo una dozzina di combattenti. Secondo il Comando Centrale UsaA, queste operazioni mirano a impedire al gruppo di ricostituirsi e condurre attacchi esterni. Infine, in un messaggio inviato agli Stati generali della diplomazia, che è stato letto in sala, il premier italiano, Giorgia Meloni, ha affermato: «Il Medio Oriente merita una prospettiva nuova di uscita da questa crisi permanente. La tregua in Libano e la caduta del regime di Assad in Siria sono opportunità su cui dobbiamo lavorare insieme ai nostri partner per raggiungere una pace giusta e sostenibile in tutta la regione».
Leone XIV (Ansa)
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Dopo il doppio disastro nella corsa alle rinnovabili e lo stop al gas russo, la Commissione avvia consultazioni sulle regole per garantire l’approvvigionamento. È una mossa tardiva che non contempla nessuna autocritica.
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Dimmi La Verità | Alessandro Rico: «Le reazioni della sinistra all'omicidio di Charlie Kirk»
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