2022-12-13
Da Van Gogh a Caravaggio: i furti d’arte più spettacolari raccontati dai veri «Lupin»
Tra assalti ai musei, aiuti dalla mafia e monasteri greci, «Art crimes» su Sky Arte svela i segreti dietro alle sottrazioni di capolavori che hanno fatto la storia del genere.«Quello che è successo al Museo Van Gogh è stato un gioco di prestigio vero e proprio, qualcosa di incredibile». Okkie Durham sembra ricordarla con nostalgia la mattina in cui ha rubato due dipinti: l’aria di Amsterdam, le 168 telecamere intorno all’edificio, la scala a pioli, trasportata da un capo all’altro della città. «Poteva fallire», dice del suo piano, e una luce gli balena negli occhi mentre un sorriso gli si allarga sul volto. Il nastro, allora, si riavvolge. Torna indietro il tempo, fino a trovare il 2002, una storia che nessun autore avrebbe potuto immaginare. Durham, 10.000 rapine all’attivo e 26 mesi scontati in carcere per il furto di La spiaggia di Scheveningen prima di una tempesta e Una congregazione lascia la chiesa riformata di Nuenen, la racconta con orgoglio, quasi. «Abbiamo raggiunto il tetto del museo, colpiamo la finestra, ma non è sufficiente», comincia colui che il mondo avrebbe ribattezzato «the monkey», «la scimmia», artista della scalata acrobatica con fine malevolo. «Insistiamo tutti e due insieme», dove «due» comprende Henk Bijslein, le cui memorie spezzano il monologo del compagno. «Sferriamo colpi a ripetizione», prosegue Durham, «ad un certo punto, da una radiolina, una voce: “Ehi, c’è qualcuno sul tetto? Sentiamo dei rumori”. È scattato immediatamente l’allarme, alle 8 di mattina c’ero io lì che sfondavo una finestra». Il ladro, che la sua vita da film ha messo in un libro, Master Thief, sembra ridere dell’adrenalina, della paura, di quel che è successo vent’anni orsono. «È scoppiato il panico, si sentiva la sirena che suonava. Nessuno si aspetta che possa succedere niente di male a quell’ora, figurarsi un furto con scasso al Museo di Van Gogh», gli fa eco Bijslein, composto davanti alle telecamere di Art Crimes, su Sky Arte dalle 21.15 di questa sera. «Gli agenti saranno caduti dalle nuvole bevendo il caffè. «Cosa?». «Sì, c’è una scala in giardino». Qualcuno è salito di corsa al piano superiore. «C’è gente sul tetto, un’effrazione. Chiama la polizia». Chiamano la polizia, e noi lì a randellare. Dico: «Dai, dai colpisci, ci hanno scoperti». Le radioline si sono allacciate alle frequenze della polizia, questo significa che ad Amsterdam tutti gli agenti hanno sentito dell’effrazione al Museo Van Gogh. Ma io: «Henk, insisti, ormai ci siamo, non possiamo fermarci». Durham, che per Stefano Strocchi, ideatore e sceneggiatore dello show Sky, ha deciso di ripercorrere il suo furto più noto, si lascia andare ad un sorriso immenso. Quel che segue è il racconto di come i quadri siano usciti dal Museo Van Gogh, quattro minuti per rubarli, 15 anni per recuperarli. Sono scappati su un’auto rubata, i due, dopo una fuga rocambolesca appesi ad una corda. Hanno perso un cappello. «Non fa niente», ho pensato, «ero pelato, ricoperto di vaselina, ci avevo spruzzato ammoniaca. Ero tranquillo», racconta ancora Durham, il cui furto, insieme ad altri altrettanto noti, è oggetto della nuova serie Sky, di cui Strocchi ha diretto personalmente quattro dei sei episodi, in cui si ricostruisce ciò che è accaduto (per davvero) ad alcuni capolavori dell’arte. A Van Gogh e Caravaggio, a L’Urlo di Edward Munch e alla Madonna di Esterhazy, trafugata insieme a sette capolavori dei maestri del Rinascimento italiano dal Budapest Museum nel 1983. Allora, le indagini hanno portato le autorità fuori dall’Ungheria, in un monastero greco e poi dritti fino a Reggio Emilia, dove Giordano Incerti, Ivano Scianti e la loro banda avevano pianificato il furto. I dipinti sono stati restituiti, i criminali condannati. Ma l’epica di quei furti è rimasta, radicata nell’immaginario collettivo al pari di gesta eroiche. Gesta che la serie Sky ricorda, non solo - come spesso accade - forte dell’aiuto di chi a quelle indagini ha preso parte, ma forte del racconto a viva voce di chi i furti li ha orditi. Art Crimes, docu-serie Sky Original, è l’epopea di tutti i Durham e Bijslein, il punto di arrivo di un filone che ne La Casa di Carta ha il suo esponente più noto. Prendendo a prestito il meccanismo narrativo delle docu-serie più recenti, dei thriller investigativi, finisce per muovere lo spettatore verso i ladri, coloro che la società vorrebbe cattivi. Lascia loro la possibilità di raccontarsi in prima persona, di ripercorrere imprese straordinarie, nel senso letterale che il termine possiede. Ed è un film quello che si dipana davanti agli occhi di chi guardi, è la ricostruzione spettacolare, rischiosa, adrenalinica di una ruberia. Nessun capello torto. Come nella serie Netflix, la partita è giocata fra i ladri e le autorità. E, come nella serie Netflix, le categorie si confondono. Il Bene e il Male sfumano, si mescolano, le leggi paiono estendersi oltre l’applicazione univoca che dovrebbero avere. I ladri si trasformano. C’è talento nelle loro gesta ed empatia nelle orecchie tese al loro ascolto.