2019-11-23
Arriva (solo ora) il testo tradotto: «È il Mes che decide sui prestiti»
Nel trattato rivisto dalla riforma si dice chiaramente che l'ultima parola non spetterà alla Commissione, che è un organismo politico, ma a tecnocrati non eletti da nessuno. All'interno il testo completo in italiano. «È opportuno che il Mes conceda sostegno alla stabilità soltanto ai propri membri che presentano un debito reputato sostenibile e dei quali è confermata la capacità di rimborso al Mes. Sostenibilità del debito e capacità di rimborso saranno valutate all'insegna della trasparenza e della prevedibilità, al contempo consentendo una sufficiente discrezionalità. Tali valutazioni saranno effettuate dalla Commissione europea di concerto con la Bce e dal Mes, e ove opportuno e possibile insieme al Fmi, […]. Qualora la collaborazione non conduca a una visione comune, la Commissione europea effettuerà la valutazione complessiva della sostenibilità del debito pubblico, mentre il Mes valuterà la capacità di rimborso del proprio membro nei suoi confronti». Sta in queste 130 parole il cuore della riforma del Fondo salva Stati che tanto sta facendo discutere in queste ore. Perché uno Stato possa accedere ai finanziamenti del Fondo, deve teoricamente dimostrare di non averne bisogno, dal momento che il suo debito deve essere «reputato sostenibile» e la sua capacità di rimborso «confermata». E già qui sta la prima contraddizione, giustificabile dalla natura del Fondo che, seppur partecipato dagli Stati dell'eurozona, è strutturato e si comporta come una banca privata. I finanziamenti del Mes di fatto in passato sono serviti a consentire alla Grecia di rimborsare le banche francesi e tedesche, vere beneficiarie del fondo. Tanto che l'ex ministro Giulio Tremonti voleva chiamarlo «Fondo salvabanche». Come rivelato dal Sole 24 Ore nel 2015, le banche tedesche che nel 2009 avevano crediti verso la Grecia per circa 45 miliardi nel 2014 ne avevano 13 mentre il governo tedesco che nel 2009 aveva zero si ritrovava ad avere crediti verso la Grecia (anche tramite il Mes) per oltre 60. Per l'Italia il conto è stato ancor più salato. Nel dicembre 2009 le nostre banche avevano in portafoglio un rischio Grecia per 7 miliardi; cinque anni dopo era sceso a uno. Peccato che l'Italia sia passata da un'esposizione verso la Grecia da zero ad oltre 40 miliardi. Ma torniamo all'erogazione dei fondi del Mes: chi, nella sostanza, compie la valutazione del merito creditizio con la riforma in discussione? La regia sembrerebbe affidata alla Commissione Ue assieme a Bce, Mes e Fmi. Si aggiunge quindi un posto alla tavola della Troika. Ma in caso di disaccordo fra i tanti commensali di fatto sarà il Mes a decidere se dare i soldi o meno, come mostrato poco sopra. E chi decide nel Mes? Per decisioni d'urgenza serve il consenso degli azionisti che detengono l'85% del capitale. In soldoni, senza il placet di Germania (26% delle quote versate) o Francia (20%), non si fa nulla. A meno che - come specificato quattro righe dopo - il coinvolgimento finanziario sia attuato «con una forma di adeguata e proporzionata partecipazione del settore privato». Che tradotto significa: chi detiene un Btp o un Bot dovrà rinunciare in parte al capitale e/o interessi, magari vedendo allungati i tempi di pagamento rispetto a quelli originari. E ovviamente nell'ambito di un «programma di aggiustamento macroeconomico». Vale a dire: più tasse e meno spesa. In soldoni: la Merkel o Macron - che nessuno fra voi risparmiatori e contribuenti italiani vota - potrà decidere quando e come riavrai indietro i tuoi risparmi, e se sarà chiuso o meno l'ospedale dietro casa o se potrai andare in pensione a 62 o 65 anni. Il furto di sovranità è servito. Per dare un'idea del livello di informazione e consapevolezza nell'opinione pubblica e nella classe politica nel suo complesso, il testo qui commentato è disponibile in lingua italiana per i nostri parlamentari da pochissimo in forma «ufficiale». In tutto ciò, splende poi l'assoluta idiozia di uno strumento come il Mes, la cui attivazione nel bel mezzo di una tempesta finanziaria avrebbe tempi lunghissimi. Sarebbe infatti sufficiente che il governatore della Bce pronunciasse le seguenti quindici parole: «Per preservare la stabilità dell'eurozona, la Bce farà tutto quanto necessario. E credetemi: sarà abbastanza», cioè esattamente quanto avvenuto nel 2012. Nessun Fondo. Nessun trattato da rivedere. Nessuno scontro politico. Nessuna procedura di emergenza. Nessuna istituzionalizzazione di processi di ristrutturazione del debito. Quindici parole. Gli investitori americani la mettono giù così: «Never fight the Fed», che tradotto significa «Mai fare a sportellate con la Banca centrale». Questa può infatti stampare tutti i soldi che vuole in caso di necessità senza bisogno di programmi di aggiustamento macroeconomico. Non come il Mes, che ha a disposizione fondi per acquistare poco più del 4% del debito dell'eurozona. Gli europeisti in servizio permanente prendano nota. Negli Stati Uniti non esiste alcun fondo salva Stati in cui il Texas ha l'ultima parola sul debito del Delaware. Se in Europa funziona diversamente è perché Germania e Francia, con cui gli europeisti ambiscono a stare, non la vogliono. In sintesi: il Mes è quella cosa che, se servisse, sarebbe inutile. Ma di sicuro è pericolosa, perché - come spiegato da Visco e Patuelli - mette nella testa del risparmiatore l'idea che lo Stato possa fallire. Bozza di revisione del trattato Mes from La Verità
Matteo Salvini (Ansa)
«Chiederò che sul Piano casa, scoperto nel 2026, parte dei fondi arrivi con gioia ed entusiasmo da parte di un sistema, quello delle banche, che sta facendo margini notevolissimi». Così il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. «Non c'è nessun accanimento nei confronti delle banche. Mi limito a leggere i bilanci. Negli ultimi tre anni le banche hanno fatto 112 miliardi di euro di utili, spesso una parte di questi investimenti coperti da garanzie dello Stato e, quindi, nel caso che tutto andasse bene si va a utile, nel caso non andasse c'è lo Stato che copre e garantisce». Il vicepremier ha spiegato che la richiesta non nasce da una volontà punitiva, ma dal principio di equilibrio e collaborazione tra pubblico e privato. Secondo Salvini, le banche, dopo anni di margini record, possono contribuire concretamente a sostenere misure sociali e infrastrutturali, come il Piano casa, considerato «Una priorita' nazionale per dare risposte a chi oggi non può permettersi un alloggio dignitoso».
Continua a leggereRiduci
Schlein aveva promesso di abolirle. Ma i potentoni del Pd sono scatenati