2025-10-29
Riesce a togliersi il braccialetto elettronico e trucida l’ex compagna
Brasiliano colpisce una connazionale con un numero smisurato di coltellate. In precedenza aveva stuprato la sorella della vittima.È quasi la mezzanotte di lunedì scorso quando Douglas Reis Pedroso, 41 anni e cittadino brasiliano, chiama i carabinieri e dice che vuole farla finita. La pattuglia della compagnia di Peschiera del Garda lo intercetta poco dopo, non lontano dall’abitazione di Castelnuovo del Garda dove conviveva con la compagna. In auto, sul tappetino, i militari trovano un coltello. Lui appare confuso, barcolla, ha l’alito pesante di alcol; secondo i carabinieri potrebbe anche essere sotto l’effetto di droga.Da lì parte la corsa nell’appartamento: all’interno, in una delle stanze, il corpo senza vita di Jessica Strapazzolo, 33 anni e un figlio di 10, raggiunta da almeno 30 coltellate. Nei primi minuti Douglas balbetta, confonde le ore. Sostiene che tutto sia successo addirittura sabato sera; ma le prime risultanze medico-legali, riferiscono gli investigatori, collocherebbero la morte a circa 24 ore prima del ritrovamento. Dettagli da fissare con le perizie, insieme a una cronologia che gli inquirenti stanno ricostruendo incrociando rilievi in casa, contenuti del telefono, telecamere di zona, movimenti dell’auto. Di certo, dopo il fermo, l’uomo viene condotto in caserma per gli atti urgenti e infine nel carcere di Montorio, a Verona. Lo assiste l’avvocato Adrian Hila.Il quadro giudiziario che fa da sfondo è pesante e non nasce ieri. A carico di Reis Pedroso c’è un procedimento per maltrattamenti aggravati e lesioni volontarie contro Jessica, contestati tra l’agosto 2024 e l’aprile scorso, quando i carabinieri di Caprino Veronese lo avevano arrestato in flagranza per un ennesimo episodio di violenza: la donna trascinata a terra per i capelli, pugni al volto, colpi ripetuti al volto e al collo con la chiave dell’auto. Su di lui pende anche un’ipotesi di violenza sessuale nei confronti della sorella della vittima, risalente a dicembre 2024. Una traiettoria di allarme che la Procura aveva incanalato nelle misure di protezione previste.Il 23 aprile scatta, infatti, il divieto di avvicinamento: 500 metri dalla compagna e dai luoghi da lei frequentati, divieto di dimora nel Comune di Ponti sul Mincio, ogni contatto vietato con qualsiasi mezzo. Dal 19 maggio, per «espressa comunicazione» dell’operatore tecnico, a Douglas viene applicato il braccialetto elettronico; a Jessica consegnano l’apparato ricevitore, con spiegazione del funzionamento. È la combinazione classica del sistema di controllo anti-recidiva: un anello alla caviglia e un ricevitore che «parla» con la centrale, per avvisare in caso di violazione della distanza.Quando, però, i carabinieri fermano l’uomo, il braccialetto non c’è. Non lo indossa. E l’altro pezzo della catena, l’apparato assegnato a Jessica, non si trova nell’appartamento di Castelnuovo: viene rinvenuto nascosto nel garage dell’abitazione della madre della vittima, a Ponti sul Mincio. È un dettaglio cruciale, che apre più domande di quante ne chiuda. Chi ha tolto cosa, quando, dove. Bisognerà capire se il dispositivo è stato rimosso in tempi recenti o già da giorni, oppure se abbia generato allarmi poi spenti: se ci sono stati tentativi di spegnimento o schermatura. I militari stanno cercando fisicamente il braccialetto e tracciano le ultime «presenze» sulla rete: capire quando e come l’indagato se ne sia disfatto è oggi uno dei nodi investigativi principali Il fascicolo di Castelnuovo del Garda non è che uno dei tanti già noti alla cronache. Negli ultimi due anni più femminicidi sono avvenuti nonostante l’adozione del braccialetto elettronico, o in condizioni in cui il dispositivo risulta non attivo o non reperito. A La Spezia, nell’agosto 2025, Tiziana Vinci è stata uccisa dall’ex marito già sottoposto al controllo elettronico: la misura era stata applicata, ma l’omicidio è avvenuto comunque. A Torino, nel settembre 2024, nel caso di Roua Nabi, il dispositivo destinato all’indagato «non si sarebbe mai attivato», secondo quanto emerso in atti e riportato dalla stampa. A San Severo, ottobre 2024, Celeste Rita Palmieri è stata uccisa mentre il compagno era già nella rete delle misure: un caso poi citato come esempio di criticità operative e tecniche in fase di allerta.Nel frattempo, il ministero della Giustizia ha diffuso linee e circolari interne a fronte di «assenze di disponibilità e malfunzionamenti» dei braccialetti, con richiami agli operatori sull’esecuzione. Una commissione del Senato ha aperto un’indagine conoscitiva sul funzionamento della filiera (dispositivi, infrastruttura di rete, risposte dell’operatore, tempi delle pattuglie) dopo che più Procure avevano segnalato carenze applicative. È in questo contesto che l’inchiesta di Verona dovrà accertare non solo la responsabilità del fatto, ma anche se, sul versante cautelare, vi siano stati varchi, ritardi o omissioni nella catena tecnico-operativa.Sul punto interviene il senatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia): «L’obbligo di braccialetto elettronico non ha evitato l’ennesima tragedia. Il malfunzionamento è un fenomeno noto ed è costato vite umane». Nelle stesse ore annuncia un’ulteriore interrogazione ai ministri dell’Interno e della Giustizia.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
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