2023-02-03
Macché non vaccinati. A creare nuovi ceppi può essere l’antivirale
Belén Garijo, ceo di Merck (Getty Images)
Lo studio pubblicato da Bloomberg rivela che la pillola di Merck è associata a varianti rilevate in chi l’ha assunta. Il colosso nega.Ve la ricordate quella delle varianti colpa dei non vaccinati? E cosa pensereste, se invece qualcuno vi dicesse che i ceppi mutanti potrebbero derivare dall’uso di un antivirale, pensato per curare il Covid? La paradossale scoperta l’ha descritta un’équipe di ricercatori britannici e americani, alcuni dei quali affiliati all’Imperial College di Londra - quello dove lavorava Andrea Crisanti, per capirci. L’indagine è oggetto di un preprint, un saggio in attesa di revisione paritaria, di cui si sta discutendo in questi giorni. E non sul Gazzettino del no vax, bensì sul sito della prestigiosa agenzia Bloomberg. Il nocciolo è questo: il molnupiravir, pillola antivirus di Merck commercializzata con il nome Lagevrio, è associato ad alcune mutazioni del Sars-Cov-2, che i pazienti trattati con il medicinale hanno anche trasmesso ad altre persone. Le versioni alterate del patogeno non sono risultate né più immunoevasive né più aggressive. Ma la notizia è sconvolgente e allarmante. A essere sinceri, non è la prima volta che si parla dello strano fenomeno. A dicembre 2021, quando nel mondo iniziò a diffondersi Omicron, il Financial Times diede risalto alle ipotesi di una parte della comunità scientifica, secondo la quale la pillolina di Merck avrebbe avuto un ruolo nella comparsa del ceppo sudafricano. Il farmaco, guarda caso, era stato sperimentato proprio nel Paese di Nelson Mandela. In quelle settimane, William Haseltine, virologo di Harvard, aveva affermato chiaramente che, «in determinate circostanze», il molnupiravir poteva generare delle varianti.La spiegazione dell’arcano va cercata nel modo in cui agisce il rimedio anti Covid. La pillola induce delle mutazioni nel genoma del virus, in modo tale che esso si autodistrugga. In alcuni casi, tuttavia, è possibile che gli individui trattati con il molnupiravir non eliminino completamente il microrganismo, rendendosi così involontari vettori di varianti ignote. Gli autori della ricerca, pubblicata sul database medRxiv, si sono insospettiti tracciando una classe specifica di lunghe ramificazioni filogenetiche del Sars-Cov-2: gli scienziati hanno riscontrato che essa compariva quasi esclusivamente in sequenze isolate nel 2022, quindi dopo l’introduzione della terapia, in Stati e gruppi di età nei quali si era fatto largo utilizzo del medicinale. Ad esempio, in Australia, in cui è stata registrata un’alta frequenza della mutazione-spia, entro la fine dello scorso anno, il Lagevrio era stato prescritto oltre 380.000 volte; in America, oltre 240.000; nel Regno Unito, oltre 30.000. Al contrario, nazioni nelle quali la variante era più rara, tipo Canada e Francia, non avevano nemmeno concesso il via libera all’antivirale. E sia negli Usa, sia nella terra dei canguri, i ceppi mutanti risultavano più facilmente identificabili negli anziani. Ovvero, la categoria anagrafica alla quale veniva raccomandato in via prioritaria di curarsi con il prodotto di Merck.«C’è sempre stata questa preoccupazione di fondo che [la pillola, ndr] potesse contribuire al problema, generando nuove varianti», ha confermato a Bloomberg Jonathan Li, esperto di virus ad Harvard e Boston. «Questo preprint corrobora» quei dubbi. La circostanza dovrebbe allarmare soprattutto perché, almeno fino alla fine di marzo, la Cina, alle prese con l’ondata di Omicron, ha deciso di puntare su questo preparato contro il Covid. I primi lotti di capsule sono arrivati a metà gennaio e i trattamenti saranno coperti dall’assicurazione sanitaria pubblica, di qui al 31 del mese prossimo. Sarebbe una bella beffa se la temuta - e finora mai rilevata - nuova variante del Dragone, che per gli esperti si sarebbe potuta sviluppare per via dell’alta circolazione virale in una popolazione poco protetta dai vaccini, venisse fuori per colpa del farmaco antivirale. L’azienda, naturalmente, nega tutto. Un suo portavoce, Robert Josephson, ha ribattuto che «non ci sono prove che un qualche agente antivirale abbia favorito l’emersione delle varianti in circolazione», che i test sugli animali non hanno evidenziato un simile rischio e che, anzi, il Lagevrio funziona benissimo.Per la verità, la medicina di Merck ha già subito un’altra pesante stroncatura. A fine 2022, Lancet aveva pubblicato uno studio in cui si dimostrava che il farmaco «non ha ridotto la frequenza del Covid-19 associato a ospedalizzazioni e morti tra gli adulti vaccinati ad alto rischio». Un clamoroso insuccesso: chi resta esposto alle conseguenze gravi dell’infezione nonostante le dosi inoculate avrebbe un gran bisogno di una terapia efficace, quando si ammala. L’anno precedente, per di più, la stessa compagnia aveva dovuto ammettere che la riduzione del pericolo di ricovero o decesso si aggirava, in generale, attorno a un deludente 30%. Nel frattempo, l’Italia s’era affrettata a fare incetta di pillole: l’ex commissario per l’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, su mandato di Roberto Speranza, aveva prenotato la bellezza di 50.000 cicli, a 610 euro l’uno, per un totale di circa 32 milioni. Quando si dice: comprare a scatola chiusa. Poi magari, aprendola, ci trovi la sorpresina.
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