2024-09-27
Quando gli eroi omerici ripararono in Italia
«Fuga di Enea da Troia», di Federico Barocci (1598), Roma, Galleria Borghese. Nel riquadro, la copertina del libro di Manfredi e Malnati (Getty)
Checché se ne dica, l’idea di un’unità geografica e antropologica della Penisola è antichissima e precede largamente la fondazione di Roma. Un recente saggio ricostruisce la preistoria italica. In cui, secondo la leggenda, arrivarono i reduci della guerra di Troia.Fino al 1870 (e ancora senza Trento e Trieste) l’Italia non è mai stata politicamente unita dai tempi dell’invasione longobarda. E, tuttavia, l’idea di un’unità che era sì geografica, ma anche di continui scambi e relazioni tra diversi popoli e Stati è molto più antica di quanto si pensi. Catone, come riporta il grammatico Servio, già all’inizio del II secolo a.C., scriveva che «quasi tutta l’Italia era stata un tempo sotto il dominio degli etruschi», e lo stesso concetto viene ripreso poco dopo anche dallo storico greco Polibio, che ben conosceva l’Italia e i numerosi popoli che l’abitavano. Ma facendo un passo ancora più indietro, già Esiodo nella Teogonia, scritta al tempo delle prime colonie greche in Italia, parla degli etruschi e del loro dominio sul lontano Occidente e narra di Ulisse e Circe come progenitori del re Latino e dei popoli dell’Italia centrale. Molti sono infatti i miti che nacquero in Grecia sull’Occidente e l’Italia in questo momento storico a seguito delle prime esplorazioni che i mercanti micenei svolgevano allo scopo di procurarsi materie prime, particolari prodotti di origine vegetale o la mitica ambra, dotata di poteri magici. Ed è da questo periodo così antico, alla fine del II millennio a.C., che possiamo iniziare la nostra storia, che si intreccia con quella dei miti che l’hanno caratterizzata. Per il periodo più antico della protostoria, oltre alla documentazione archeologica, infatti, i racconti mitici tramandati localmente dalle diverse popolazioni italiche o «importati» e reinterpretati nel mondo greco dai primi esploratori e mercanti e poi narrati dai coloni stanziati in Italia meridionale e Sicilia sono importantissimi e suggeriscono interpretazioni di valore storico se letti con spirito critico, collocati nell’ambiente culturale in cui nascono e confrontati con la documentazione materiale. Un primo livello di leggende risale all’età del Bronzo (II millennio a.C.), o anche un po’ prima, quando esploratori micenei si spinsero lontano dalla Grecia alla ricerca del rame e soprattutto dello stagno. Si narra che Fetonte, figlio del dio Helios, per dimostrare al padre la propria abilità, abbia voluto guidare da solo il carro del Sole condotto dai cavalli di Apollo. Inesperto nella guida, il carro si avvicinava troppo alla Terra provocando incendi e desertificando intere aree, finché Zeus non fu costretto ad abbatterlo con un fulmine. Il carro precipitò nel fiume Eridano, come i greci chiamavano il Po. Le ninfe del fiume, piangendo il giovane Fetonte, furono trasformate in pioppi, e le loro lacrime divennero l’ambra lucente. Anche Dedalo, il famoso artigiano costruttore del labirinto a Creta, il cui figlio Icaro aveva fatto la stessa fine di Fetonte, si sarebbe trasferito in Sicilia e poi in Sardegna. Un’altra leggenda di rilevanza storica è legata al mito di Ercole e alle famose «fatiche» cui venne costretto dal re Euristeo. Ben tre delle fatiche sono ambientate in Occidente: la cattura della cerva cerinitide, dalle corna d’oro, la cattura dei buoi di Gerione e la sua uccisione, e il furto delle mele d’oro dal giardino delle Esperidi. […] Delle popolazioni che abitavano all’epoca l’Italia e le isole ci informano in modo più diretto gli scavi archeologici, che individuano grandi aree omogenee: la civiltà (in archeologia si usa il termine «cultura») appenninica lungo la penisola, quella terramaricola soprattutto a sud del Po, quella delle palafitte a nord del Po attorno ai grandi laghi, quella di Castelluccio in Sicilia, e naturalmente la civiltà nuragica in Sardegna. […] Nel XII secolo a.C. nel Mediterraneo orientale avvengono cambiamenti molto importanti. È a questo periodo che si lega un altro gruppo di leggende, che ci parlano di un tempo assai travagliato e avventuroso che investe tutto il Mediterraneo e l’Italia. La civiltà micenea e quella hittita crollano sotto la spinta di popolazioni in movimento che per gli storici greci sono i dori, per quelli egiziani sono i cosiddetti Popoli del Mare. Questo sconvolgimento, dovuto a cambiamenti di carattere difficilmente identificabile, ma che comunque provocano spostamenti di intere popolazioni, durerà quasi tre secoli. Il fenomeno è stato spiegato con una molteplicità di cause: terremoti, siccità protrattesi a lungo fino a mettere in crisi l’economia agricola, difficoltà nell’approvvigionamento dei metalli con il passaggio dal bronzo al ferro, crisi politiche dovute all’indebolimento del ruolo di re/sacerdote e a più cause insieme. Non escluderemmo che l’intensificarsi delle relazioni abbia spinto popolazioni più povere dell’Europa settentrionale e occidentale verso le ricche ed evolute civiltà egee e mediorientali (non stiamo conoscendo nel 2000 fenomeni simili?). È a questo contesto che si riferisce un altro ciclo di leggende che investe in qualche modo i reduci dalla guerra di Troia, alcuni dei quali si sarebbero trasferiti in Italia o comunque l’avrebbero percorsa nelle loro peregrinazioni. […] I reduci da Troia che ebbero a che fare con l’Italia sono naturalmente Enea e Diomede, ma anche Ulisse, Filottete e Antenore. Le vicende narrate su Diomede e l’Adriatico sono tra quelle che hanno la maggior probabilità di essere le più antiche e le più vicine alla realtà. Come già era noto al poeta elegiaco Mimnermo nel VII secolo a.C., si racconta che Diomede, inviso ad Afrodite, che aveva addirittura ferito durante la guerra di Troia, tradito dalla consorte che gli preparava la stessa sorte di Agamennone, fuggì in Italia con pochi compagni, attraversando il canale d’Otranto, e si rifugiò in Puglia, dove sposò la figlia del re Dauno, che aveva aiutato in guerra, fondando diverse città, tra cui Elpie/Salapia e Ordona. Altre testimonianze letterarie di un culto di Diomede, divinizzato, vengono da Ancona, dalla terra dei veneti e dalle foci del Timavo. Come vedremo, l’assenza di colonie greche in Adriatico fino in età molto tarda prova che la leggenda di Diomede rimanda a un passato molto antico. Quanto a Ulisse, non bisogna dimenticare che il re di Itaca governava non soltanto le isole Ionie, ma anche la costa greca che le fronteggiava ed era stretto alleato, se non tributario, del re Idomeneo di Creta. Anche Creta, la cui flotta dominava il Mediterraneo centrale in età micenea, è coinvolta in leggende molto antiche che riguardano l’Italia: Minosse sarebbe stato ucciso in Sicilia dal re Kokalos e lo stesso re Idomeneo, sfuggito a una sommossa, si sarebbe trasferito in Puglia, guidando gli Iapigi e stabilendosi nel Salento. Le peregrinazioni di Ulisse in Italia si inseriscono nel racconto delle proprie peripezie che l’eroe narra alla corte di Alcinoo, il re dei feaci, che lo ha accolto, naufrago, quando già era in vista di Itaca. Sulla collocazione dell’isola dei feaci, però, non c’è accordo tra gli studiosi. Si tratta probabilmente della parte più antica dell’Odissea. Accettando una delle interpretazioni più seguite del suo itinerario italico, Ulisse, con i suoi compagni, sarebbe giunto prima in Sardegna (la terra dei lestrigoni), poi nel Lazio, al capo Circeo, dov’era la dimora della maga Circe, poi sarebbe sceso in Campania (il lago Averno corrisponderebbe all’ingresso dell’Ade) dove pure sarebbero collocate le terre dei ciclopi, nonché le isole delle Sirene. Avrebbe proseguito secondo le istruzioni di Circe verso la Sicilia, fermandosi nell’arcipelago delle Eolie, regno di Eolo, dio dei venti; attraversato tra Scilla e Cariddi lo stretto di Messina, si sarebbe fermato nell’isola del Sole, la Trinacria, cioè la Sicilia, dove i suoi compagni ebbero la pessima idea di divorare le vacche sacre ad Apollo. Ripartiti per Itaca, una tempesta scatenata dall’ira del dio provocò il naufragio della nave, da cui si salvò il solo Ulisse, che fu trascinato fino alla terra di Calipso (le Baleari? La Spagna?). Altre leggende, più tarde evidentemente, vedono Ulisse come fondatore di città etrusche, ma si inquadrano nella complessa questione dell’origine degli etruschi, che appassionava gli antichi (e anche i moderni etruscologi). È significativo comunque notare come le vicende di Ulisse e Diomede, coppia ben nota già nell’Iliade, siano in qualche modo complementari in Italia, l’uno rivolto al Tirreno e l’altro all’Adriatico. A sua volta Filottete, re dei tessali, anche lui sfuggito a una congiura, sarebbe secondo il poeta greco Licofrone (IV secolo a.C.) emigrato sulla costa ionica combattendo contro gli indigeni choni e fondando città come Crimisa o Petelia, che non rientrano tra le colonie greche di età storica.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.