2018-06-09
Addio Anthony Bourdain, il più rock degli chef
Suicida uno dei nomi più noti del mondo culinario, compagno di Asia Argento. Nei suoi libri ha svelto il lato oscuro del «food» e ha raccontato gli uomini celati dietro i piatti.Con Anthony Bourdain se ne va la personalità più rock dell'ambiente che tutti ormai - per intenderci a livello internazionale - ci siamo rassegnati a chiamare food. L'ex chef e attuale food writer e presentatore ieri è stato ritrovato morto dall'amico e chef stellato Éric Ripert nella stanza dell'Hotel Chambard di Strasburgo, dove alloggiava per la registrazione di una nuova puntata del programma Parts Unknown. Poco dopo la diffusione della notizia della sua morte, è stato rivelato che si è trattato di un gesto volontario (si è impiccato, come la stilista Kate Spade pochi giorni fa). La morte lascia sempre attoniti, ancor di più quella autoinferta: più le persone ci sono vicine, più è così. E Anthony Bourdain era ormai familiare anche a chi nella nostra nazione non s'interessa molto di cucina, per via della relazione con l'attrice Asia Argento, cominciata circa un anno fa. La coppia era stata paparazzata dal settimanale Chi mentre faceva la spesa nel romantico mercato di Campo de' Fiori e si scambiava effusioni. Anthony, allora, era reduce dal divorzio dalla seconda moglie italiana, Ottavia Busia, dalla quale ha avuto una figlia oggi undicenne. Asia veniva dalla fine della storia con Max Gazzè, dopo la quale aveva dichiarato di star valutando l'amore saffico, tanta era la sua delusione nei confronti della maggior parte degli uomini. Anthony, grande ammiratore della cinematografia di Dario Argento, era evidentemente riuscito a farla recedere dall'intento. In occasione delle polemiche sorte intorno alla denuncia mediatica della Argento delle molestie subite da Harvey Weinstein lo scorso autunno, Anthony, sui suoi social network, si è sempre schierato al fianco della compagna, difendendola con vigore da chi aveva formalizzato dubbi o opinioni (cosa lecita) in modo volgare e maschilista (cosa criticabile). È stato sempre Chi a pubblicare, molto di recente, le foto dell'attrice mano nella mano a Roma col giornalista francese Hugo Clement, avanzando l'ipotesi di un nuovo amore. Ipotesi che era sembrata da scartare, visto che, ancora pochi giorni fa, sia la Argento sia Bourdain avevano twittato di star lavorando insieme - lei alla regia - delle puntate di Parts Unknown dedicata a Firenze e a Hong Kong. Ieri l'attrice ha scritto su Twitter: «Anthony dava tutto sé stesso in tutto quello che faceva. Il suo spirito brillante e senza paura ha ispirato molti e la sua generosità non aveva limiti. Era il mio amore, la mia roccia, mi proteggeva. Sono devastata. I miei pensieri vanno alla sua famiglia. Vi prego di rispettare la loro privacy e la mia». Tanti di noi avevano conosciuto e apprezzato Anthony a prescindere dalle sue vicende sentimentali più recenti. Anthony Bourdain, infatti, è stato uno dei grandi anticipatori dell'ossessione attuale per il cibo . Il suo esordio editoriale è avvenuto nel 1995 con un romanzo noir ambientato nel mondo della ristorazione, Un osso in gola (Marsilio), ma non ebbe grande eco. Il successo mondiale è arrivato pochi anni dopo, nel 2000, con il bestseller Kitchen confidential. Bourdain scrisse un articolo per il New Yorker che fece scalpore, Don't eat before reading this , che svelava alcuni retroscena dell'universo culinario. Il suo editore gli chiese di ampliarlo, raccontando tutte le sue esperienze personali. E Bourdain ne tirò fuori un piccolo capolavoro, dimostrando di saper scrivere più o meno come cucinava, forse anche meglio. Il suo libro, decisamente rock anzi forse punk, sembrava la biografia di un Mick Jagger delle padelle. Ha avuto un grande merito: ha raccontato al grande pubblico gli uomini e le donne dietro i piatti. Il sudore e la fatica dei cuochi, i loro infortuni, i ritmi bestiali di lavoro, la pressione quotidiana, le aspettative sovrumane. Poi gli eccessi, la dipendenza da sostanze e alcol (di cui lo stesso chef-scrittore è stato a lungo vittima), le feste e le follie. Insomma, ha saputo mostrare un intero universo, assieme ai suoi lati oscuri. Dopo l'uscita del volume, Bourdain è diventato una celebrità televisiva. In Italia la moda del food non era ancora arrivata, quindi le vecchie puntate dei suoi programmi le abbiamo viste solo di recente. Qui però continuavano ad arrivare i suoi libri. Per esempio Avventure agrodolci e Il viaggio di un cuoco, raccolte dei suoi reportage: Anthony trasportava sulla carta i suoi show, accompagnando il lettore in giro per il pianeta a scoprire le meraviglie della gastronomia. Memorabili le pagine dedicate all'Oriente, a Singapore e ad altri Paesi asiatici in cui lo chef scrittore, curioso ed entusiasta come un bambino, sembrava completamente a suo agio. Era un vagabondo, Anthony, un'anima nomade, ma - come Bruce Chatwin - aveva nel cuore i luoghi in cui «appendere il cappello». Indimenticabile il suo racconto, per esempio, del suo primo incontro con il cibo, l'amore che lo ha avvinto per tutta la vita. Era bambino, in vacanza in Francia con i genitori, e assaggiò un'ostrica appena pescata. Ne fu conquistato, capì che quel piacere infinito era la sua strada. Nel corso degli anni, Bourdain è diventato una celebrità a livello mondiale, un vero Vip. Era amato dai liberal, amico e sostenitore di Barack Obama. Però il suo approccio non è mai stato quello tipico dell'intellettuale newyorkese impegnato. Lui, piuttosto, si è sempre considerato uno della working class. Celebrava i migranti messicani non per ideologia, ma perché se li era trovati accanto mentre grondava sudore vicino alle fiamme. Amava scoprire sapori globali, ma difendeva le tradizioni gastronomiche antiche, comprese quelle che il politicamente corretto dell'alimentazione ha proibito. Un esempio è il suo capolavoro, Al sangue (Feltrinelli) in cui racconta l'amore per la carne e descrive una cena ad altissimo livello, in cui si trovò a tavola in compagnia di altri celebri chef e palati sopraffini, in cui divorò un volatile tutto intero, parte dopo parte. Questo lo rese odiatissimo dai vegani, e lui non mancò di alimentare la polemica. In Kitchen confidential li bollò come «una fazione in stile Hezbollah dei vegetariani>» i quali furono a loro volta descritti come «irritanti per qualsiasi chef degno di questo nome». Nello stesso libro, Bourdain scrisse: «Per me la vita senza brodo di vitello, grasso di maiale, salsiccia, carne d'organo, o persino formaggio puzzolente è una vita che non vale la pena di vivere. I vegetariani sono il nemico di tutto ciò che è buono e decente nello spirito umano, e un affronto a tutto ciò che io sostengo, il puro godimento del cibo». Negli anni successivi, tuttavia, si riappacificò con vegetariani e vegani (le cui file, nel frattempo, si erano parecchio ingrossate), e cerco di sotterrare l'ascia (o il forchettone) di guerra. Si stenta assai a comprendere perché abbia deciso di andarsene così, di smettere di raccontarci il cibo come sapeva fare solo lui.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson