2019-03-07
Anche il lusso inizia a scricchiolare. Ma dieci prodotti sfidano la crisi
È un settore anticiclico però per McKinsey e Goldman Sachs nel 2019 rallenterà. Le azioni giuste, come Lvmh, Brunello Cucinelli e Kering, possono dare rendimenti a doppia cifra. Gli analisti scommettono su Moncler.A Piazza Affari e nella maggior parte dei mercati internazionali il settore del lusso è stato uno dei pochi a tenere il passo anche quando la crisi impazzava. Questo comparto, che comprende i grandi marchi quotati della moda, è sempre stato un baluardo della manifattura italiana, nonché uno tra quelli con la maggiore presenza sul panorama internazionale. Per questo, nel 2019 c'è da essere ottimisti, anche se il settore non farà bene come nel 2018. Secondo uno studio di McKinsey&Company, quest'anno ci sarà una crescita tra il 3,5 e il 4,5%. Bene ma non benissimo, se si pensa che nel 2018 il risultato ha oscillato tra il 4 e il 5%. Il motivo è purtroppo noto: un sempre più concreto rallentamento dell'economia globale. Cina in testa. A preoccupare, nemmeno a dirlo, la guerra dei dazi tra Washington e Pechino. Infatti il pericolo è un serio aumento delle tariffe doganali su articoli che già di per sé vengono percepiti come costosi. Da qui lo scetticismo del 42% degli intervistati (300 manager di settore) interpellati da McKinsey & Company.A essere penalizzati potrebbero essere proprio i marchi del Vecchio continente. Del resto, l'Europa (in particolar modo Italia e Francia) è da sempre la roccaforte dei nomi che la fanno da padrone nel settore. Aziende che, come detto, hanno anche il vantaggio di riuscire ad avere una certa resilienza anche in momenti di crisi. Una su tutte: Inditex, meglio conosciuta per brand come Zara (ma anche per marchi di gamma più alta come Massimo Dutti e Uterqüe). In questo caso si parla di profitti da 4 miliardi di dollari l'anno. C'è poi il colosso francese Louis Vuitton Moët Hennessy che si avvicina con «solo» 2,3 miliardi.Anche un report recentemente diffuso dalla banca d'affari americana Goldman Sachs prende una posizione di cautela sul settore lusso. Come per McKinsey, anche il colosso americano teme un rallentamento degli utili per il biennio 2019-2020. Tra i nomi, però, restano ancora titoli su cui puntare come Moncler, considerato uno dei più interessanti del settore, preceduto solo da Kering e Lvmh. Sempre su Moncler, Banca Imi ha alzato il suo giudizio da «hold» (mantenere in portafoglio) ad «add» (comprare). Resta il fatto che investire sui singoli titoli azionari può sempre essere un rischio, soprattutto se non si ha una certa esperienza in tema di investimenti finanziari. Per questo, poiché l'offerta è ampia, il consiglio è sempre quello di ricorrere all'investimento in fondi comuni, che permette di diversificare senza perdere rendimento. Basta dare una sguardo ai rendimenti per capire che un investimento di tre anni nel settore del lusso può bastare per far felici non poco i risparmiatori. C'è ad esempio lo Spdr S&P Us consumer discretionary select sector ucits etf che in tre anni ha regalato il 45,13%. Oppure il Lo funds global prestige p eur che in 36 mesi è salito del 54,65%. Leggermente più in basso in termini di risultati c'è l'Amundi S&P global luxury ucits etf - Eur che è comunque cresciuto in 36 mesi del 36,9%. Bene anche il Gam multistock luxury brands equity b eur a quota +35,98% in tre anni. Il settore dunque si mostra sempre anticiclico continuando a tenere botta anche in un momento di crisi dell'economia. L'offerta in termini di investimento a rischio contenuto, inoltre, non manca e questo può fare la felicità anche dei risparmiatori meno esperti.
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