2021-05-20
L’America insegna: con i sussidi cresce la disoccupazione (e pure l’inflazione)
Gli aiuti a pioggia alimentano il Pil ma non il lavoro. Perciò anche qui in Italia va cambiato il reddito di cittadinanza.«Se tu paghi la gente che non lavora e la tassi quando lavora, non esser sorpreso se produci disoccupazione»: così diceva il Nobel Milton Friedman. Lo stesso che nel 1998 - tre anni prima che l'euro entrasse nel nostro portafoglio - ebbe a definire la moneta unica come un progetto «elitario, antidemocratico e dirigista». Per quanto criticato e criticabile nei suoi eccessi, Friedman sovente aveva ragione. E non solo a proposito dell'euro I dati diffusi dall'amministrazione americana la scorsa settimana fotografano una situazione surreale ma non tanto. Sono 10 milioni i disoccupati di troppo negli Stati Uniti. Se questi trovassero un lavoro, l'America tornerebbe ad avere più o meno gli stessi occupati che aveva nel gennaio 2020. Il massimo storico. Mentre il Pil è già praticamente tornato a superare i 19.000 miliardi di dollari. Il livello pre crisi. Merito o colpa della clamorosa operazione di stimolo monetario e fiscale messa in atto prima da Donald Trump e poi da Joe Biden. Eravamo stati facili profeti sulla Verità il 29 marzo 2020 illustrando la mossa attraverso la quale gli Usa sarebbero rapidamente usciti dalla crisi. In casi di emergenza la Federal reserve oltre a fare la Banca centrale fa infatti pure da banca commerciale. E così Trump sottopose al Congresso un pacchetto di aiuti alle imprese fatto di 4.000 miliardi di nuovi crediti. Il bilancio della Fed praticamente raddoppiava. Una parte di questi prestiti erogati rientrava nel Paycheck protection program; un prestito finalizzato al mantenimento della forza lavoro anche in tempi di Covid. Successivamente il Congresso ha approvato un vero e proprio «giubileo» sui prestiti più piccoli (fino a 150.000 dollari), riservato a quelle imprese che dimostrassero di aver utilizzato i soldi per le finalità previste. Il prestito si trasformava in sussidio. E le perdite se le sarebbe accollate il Tesoro.A questo si sono poi aggiunte le manovre fiscali espansive approvate dall'amministrazione Biden. Il cosiddetto American rescue plan - da 1.900 miliardi di dollari - è stato approvato a marzo di quest'anno dopo i 900 miliardi di aiuti deliberati a dicembre 2020 da Trump. Con questo piano sono arrivati bonifici alle famiglie per 1.400 miliardi. Tenete a mente questa operazione. Si è poi aggiunto il cosiddetto American jobs plan - da 2.300 miliardi di dollari - destinato alle infrastrutture. Non tutto finanziato in deficit ma anche con l'aumento dell'imposta sui profitti delle imprese dal 21% al 28%. A questo si è infine aggiunto l'American families plan per supportare il welfare (scuola e salute) fino a un totale di 1.800 miliardi di dollari. Insomma, più di 10 trilioni di dollari versati nell'economia sotto forma di prestiti - in parte «perdonati» - sussidi e investimenti pubblici. Buona parte dei quali finanziati emettendo nuova moneta. E qui arriviamo al punto. Perché mai, con tutti questi soldi, le persone dovrebbero dannarsi l'anima per lavorare? Ecco spiegato perché ci sono 8 milioni di offerte di lavoro inevase con 10 milioni di disoccupati che però stanno spendendo riportando l'economia americana ai livelli pre Covid.Quali insegnamenti trarre da questa paradossale situazione? Sostanzialmente tre. Il primo è che per uscire dalla crisi dobbiamo mettere in circolo soldi. Tanti soldi. E questi può emetterli solo la Banca centrale. E soprattutto devono essere immessi nell'economia reale fatta di consumatori, famiglie, imprese e negozi. Non solo nei mercati finanziari come avviene invece nell'Eurozona dove nessuno è proprietario della sua Banca centrale. E gli americani di soldi ne hanno messi giustamente in circolo «tanti e ora» (10.000 miliardi su 19.000 di Pil). Non «pochi e dopo» come l'Italia e l'Ue dove il Next generation Eu pesa per appena 750 miliardi su 16.000 miliardi di Pil da spendere in sei anni. Il secondo insegnamento è che nel mondo tutto è scarso (le braccia per lavorare, il petrolio, il grano, i vaccini). Tutto tranne la moneta potenzialmente infinita. Da qui arriva la terza lezione. Esiste un limite alla stampa del denaro e al debito o al deficit pubblico? Certo che esiste. Ma non è un numero tipo 3% o 60% del Pil come scritto nei trattati europei. Il limite è costituito dalla capacità di spesa e assorbimento dell'economia. Se mettiamo troppi soldi in tasca alla gente, questa non si sbatterà per trovare un lavoro (come accade oggi negli Usa), spenderà e alimenterà l'economia (come accade negli Usa) e prima o poi l'inflazione tornerà a crescere (come accade negli Usa). Più acqua della capienza di una caraffa e traboccherà. A questo si aggiunga una quarta lezione. Che dovremmo importare qui in Italia dove milioni di italiani percepiscono il reddito di cittadinanza. Nella sola Campania sono 2 milioni su 6 milioni di abitanti. Perché pagarli fino a 750 euro per non far nulla invece che 1.200 facendoli lavorare? Non sarebbe più logico consegnare loro 24 assegni da 1.200 euro ciascuno che un ipotetico datore di lavoro incasserebbe qualora decidesse di assumerli? Non sarebbe più logico pagarli per farli lavorare?
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