2020-07-03
Alvarez&Marsal:
«Gli italiani muteranno le loro abitudini d’acquisto»
True
Secondo il nuovo report realizzato in collaborazione con Retail Economics, 6,4 milioni di italiani sono convinti che cambieranno le proprie abitudini di acquisto. Durante la pandemia i consumatori hanno continuato a spendere solo per il cibo (+15%). La pandemia ha modificato in maniera irreversibile le nostre abitudini. A confermarlo è uno studio di Alvarez&Marsal che, in collaborazione con Retail Economics ha analizzato gli acquisti di 6.000 consumatori appartenenti a sei paesi europei: Italia, Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna e Svizzera.Secondo il sondaggio, durante l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19, i consumatori hanno scelto di focalizzare le proprie spese sui bisogni essenziali. Gli italiani hanno continuato a spendere solo per il cibo (+15%) mentre hanno decurtato tutte le altre categorie d’acquisto: giù del 75% vestiti e scarpe, meno 50% per i mobili, meno 20% libri e giornali. Hanno resistito solo i consumi di quei prodotti legati al maggior tempo trascorso tra le mura domestiche, come ad esempio elettronica di consumo, pc portatili o attrezzature per la ginnastica in casa. A uscire enormemente rafforzata da questo periodo di crisi economica è la vendita online, di cui è previsto un aumento complessivo in Europa che porterà il suo giro d’affari per quest’anno a 13,6 miliardi di euro, di cui 1,5 solo in Italia. Un valore tutt'altro che marginale, ma decisamente inferiore a quello di altri paesi europei. Se facciamo un confronto con l'Inghilterra e la Francia, ad esempio, vediamo che, secondo le proiezioni, i due stati sperimenteranno un aumento rispettivamente di cinque e tre miliardi di euro. Il motivo è semplice. L’Italia è uno dei paesi europei, fra i sei presi in considerazione dalla ricerca, dove la penetrazione dell'online presso i consumatori è più bassa: 6,3% nel 2019. Con la complicità del coronavirus il numero è quest’anno salito però all’8,3%, con un previsionale per il 2021 del 9,5%. Peggio di noi solo la Spagna che stando ai dati a disposizione mostrerà una simile spinta propulsiva, passando da un 5,3% del 2019 a un 7,3% per il 2020 destinato ad assestarsi a un 7,6% per il 2021. Capofila in termini di abitudini dei consumatori all'acquisto online, la Gran Bretagna, che per quest'anno tocca 24% (+4% rispetto al 2019), una percentuale così alta da doppiare la Germania, seconda in classifica con un 13,9% per il 2020. Interessante notare che in Italia gli acquisti online aumentano del 23% ma che queste transazioni non riguardano il settore del food; non aumenta, infatti, neppure di poco la spesa per il cibo sui canali digitali. Questo radicale mutamento delle abitudini di consumo, unito alla velocità di spostamento sui canali digitali - fenomeno che interessa particolarmente paesi come Italia e Spagna - suggerisce la necessità di un cambiamento profondo per gli store fisici che dovranno riorganizzare il loro modello di business. «La nuova normalità per i retailer sarà caratterizzata da una mutazione strutturale» ha dichiarato Alberto Franzone, managing director di Alvarez&Marsal. «I negozi dovranno essere capaci di intercettare i nuovi bisogni dei consumatori e riempire quei vuoti lasciati liberi dalla trasformazione». Ciò è particolarmente vero per i gruppi di consumatori più giovani (Gen Z e Millennial) che apprezzano molto l’esperienza fisica in negozio, utilizzato per scoprire prodotti di nicchia e poi condividerli sui social. I retailer di successo dovranno così reinventare il percorso del cliente e far leva sulle nuove tecnologie, come la realtà aumentata, per migliorare l'esperienza complessiva in modi nuovi e inaspettati. Per i consumatori più anziani che ancora apprezzano l'interazione interpersonale durante lo shopping, un'esperienza più impersonale (ad esempio un assistente che indossa una maschera) potrebbe rivelarsi più problematica, risultando così in un ulteriore elemento che potrebbe alimentare il passaggio agli acquisti online. Secondo Alvarez&Marsal dopo una prima fase votata alla «sopravvivenza» durante la quale molti rivenditori di beni non essenziali hanno dovuto rallentare o chiudere, oggi i retailer dovranno rivedere i propri modelli operativi rafforzando la presenza digitale tramite lo sviluppo dei propri e-commerce. «Questa è la stagione delle partnership strategiche nelle quali catene tradizionali si alleano con nuovi player digitali per soddisfare bisogni che le misure anti-coronavirus e il superamento della pandemia avranno fatto crescere nei consumatori» ha sottolineato il managining director di Alvarez&Marsal.Il persistente cambiamento delle abitudini di consumo degli italiani appare ancora più interessante se letto in combinazione con le reazioni che gli abitanti del nostro Paese hanno avuto nei confronti della guida che il governo ha esercitato nel momento dell’emergenza. Dallo studio, appare chiaro come l’Italia sia preoccupata per l’esito che la crisi potrebbe avere sulle finanze personali, oltre che sul mercato immobiliare, sul lavoro, sull’economia del paese e su quella globale. «A fronte di questo quadro di pessimismo generalizzato, usciranno dalla crisi gli operatori che sapranno cogliere in modo innovativo il processo di trasformazione del commercio tradizionale post coronavirus, intercettando comportamenti d’acquisto nuovi in un paradigma settoriale in evoluzione. In logica darwiniana, sopravviveranno solo i retailer capaci di cambiare» ha concluso Franzone.
Jose Mourinho (Getty Images)