2020-08-11
Il caos è completo: nessuna distanza sugli scuolabus. Ma per non più di 15 minuti
A settembre i pulmini per gli studenti potranno viaggiare al massimo della capienza, ma non oltre i 15 minuti. E se il mezzo rimanesse bloccato nel traffico? Per treni locali e bus spunta l'ipotesi dei divisori tra i passeggeri. Ripartenza in disordine in Germania. Guai per la prima della classe: ogni Lander ha adottato protocolli e date diversi per l'inizio dell'anno. Il primo è stato Meclemburgo, ma due istituti hanno già chiuso. Lo speciale comprende due articoli. Il ritorno in classe è sempre più un reality show, oltre al termometro servirà il cronometro. Dopo avere inventato le aule grandi come campi di calcio e i banchi con le ruote, il ministero dell'Istruzione non ha voluto far mancare il suo originale contributo anche ai trasporti. E ha iniziato la settimana di ferragosto con il botto: gli scuolabus potranno viaggiare con la capienza massima consentita, ma solo a condizione che «la permanenza degli alunni nel mezzo non sia superiore ai 15 minuti». Una disposizione che rivela una precondizione: della task force di cervelli impegnati a partorire una simile idea fanno certamente parte esperti di Morterone, Racalmuto e Acqualagna, ma nessuno di Roma Milano o Torino, dove basterebbe il più piccolo intoppo stradale per triplicare i tempi (per esempio un monopattino finito in una buca o una manifestazione dei cari, simpatici centri sociali) e costringere il conducente a far scendere tutti in mezzo alla strada o ritenersi passibile di denuncia. La cervellotica idea, in linea con le precedenti trovate da circo del ministero magistralmente retto dall'acrobata Lucia Azzolina, è stata messa nero su bianco per evitare l'ennesimo niet dei cosiddetti esperti dell'Istituto superiore di sanità guidato con mano ferma dal non virologo (è un pediatra) Franco Locatelli; un gruppo di talebani del virus cinese, i veri difensori dei pieni poteri ottenuti dal premier Giuseppe Conte senza neppure chiederli. Cosi, invece di essere risolti, i problemi per gli alunni e le famiglie italiane si moltiplicano e la ripresa settembrina della scuola appare giorno dopo giorno un luna park dove le trovate più estemporanee fanno autoscontro fra loro. E dove il più saggio della compagnia sembra l'orso di peluche pronto per essere regalato al primo studente che riuscirà a entrare in classe. Mentre gli esperti guidati dal Movimento 5 stelle si sbizzarriscono, gli alleati del Pd procedono in un totale e autoflagellato silenzio. Per loro lo smacco è notevole, per questo spingono per un rimpasto e per mandare a casa proprio la pin up che balla sulla cattedra. Da sempre fautori della «cultura del pensiero unico», mai stanchi di assumere insegnanti a centinaia di migliaia e di ripetere che una società di cittadini responsabili comincia dalla scuola, si ritrovano a dover firmare e poi votare leggi che sembrano uscite da un cartone dei Simpson. Poche idee ma confuse, nessuna progettualità, ipotesi da cannabis libera contro le quali perfino l'opposizione sembra allargare le braccia. Ieri Matteo Salvini, in un'intervista, ha sottolineato: «Quando a settembre la Azzolina non riuscirà a far ripartire le scuole come si deve, avremo in piazza contro il governo perfino le mamme. Quella donna è una calamità naturale, anziché stabilizzare i precari ha promosso se stessa preside. Cose da terzo mondo». Quindici minuti di scuolabus, non uno di più: solo così si potranno usare i mezzi senza distanziamento sociale. La regola ha già messo sul piede di guerra i sindacati di Scuola e Trasporti che intuiscono il pericolo: al primo bambino positivo al Covid-19, il genitore farà causa all'istituto e il preside si rivarrà sull'autista del bus, il quale potrebbe sempre portare in tribunale il Comune che ha impedito al mezzo di arrivare a destinazione sotto i 15 minuti. Un record sul giro che neppure Charles Leclerc sarebbe in grado di abbattere alle otto di mattina nel centro di Roma o sulla cerchia dei Navigli dopo le ciclabili inventate da Beppe Sala per dare un segno di presenza in vita durante il lockdown. E infatti, Regioni, Upi e Anci predisporranno un tavolo con il ministero del'Istruzione dove proporre la modifica degli orari scolastici. Mentre, per quanto riguarda treni regionali e bus, sul tavolo dell'incontro tra le Regioni, altri Enti locali e il governo, sarebbe stato ipotizzato l'inserimento di pannelli divisori laterali tra i posti a sedere, così da poter derogare alle limitazioni alla capienza. Ricapitolando, tutti con le mascherine sullo scuolabus (a eccezione dei bambini disabili e di coloro che hanno meno di sei anni). Questo è scritto nell'ultimo dpcm firmato Conte, riguardante esplicitamente «le linee guida per il trasporto scolastico dedicato». Il resto è un incubo, nel decreto ci sono anche disposizioni misteriose come la deroga alla distanza di un metro «nel caso in cui sia possibile l'allineamento verticale degli alunni su posti singoli e sia escluso il posizionamento cosiddetto faccia a faccia». Bizantinismi, fumisterie in linea con la gestione della cosa pubblica da parte del Conte 2, parole messe in fila apposta per sollevare da ogni responsabilità chi dovrebbe assumersele. La babele costringerà le Regioni, ancora una volta, a fare da sole. Ad arrangiarsi. A rimboccarsi le maniche per tradurre in concretezza e fattibilità le linee guida che portano direttamente fuori strada. Così la Regione Emilia Romagna, a gestione piddina, è la prima a dover sconfessare palazzo Chigi interpretando e inventando soluzioni alternative. Proprio ieri l'ufficio scolastico regionale ha annunciato di «avere avuto dal governo un budget di 60 milioni di euro e di essere impegnata a capire come impiegarli al meglio». Il nodo del trasporto scolastico è tutto da sciogliere perché il sistema regge, come spiega l'assessore Paola Salomoni «solo se i mezzi possono viaggiare con l'80% della capienza dei passeggeri». La Regione ha già preso un'iniziativa in autonomia: i test sierologici verranno fatti a tutto il personale, sia statale che delle scuole paritarie. E sarà gratuito. Verrà settembre, arriverà lo Scuolabus più pazzo del mondo a prendere i vostri figli. Se osserverete bene scoprirete che a guidarlo, con il rossetto da discoteca, sarà lady Azzolina. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/alunni-ammassati-sugli-scuolabus-ma-per-un-quarto-dora-al-massimo-2646941443.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ripartenza-in-disordine-in-germania" data-post-id="2646941443" data-published-at="1597084220" data-use-pagination="False"> Ripartenza in disordine in Germania Non sono alle prese con banchi a rotelle e cattedre vuote, ma nemmeno in Germania gli studenti e i professori se la passano al meglio. Il ministro Azzolina può in parte consolarsi: anche la sua omologa tedesca, Anja Karlizcek, è colpita da una tempesta di critiche da tutti i fronti per come sta gestendo la riapertura delle scuole, in alcuni Lander già avviata. Dalla prima della classe, la «locomotiva d'Europa» spesso sbandierata come esempio a cui ispirarsi, si sarebbero aspettati tutti un modello da seguire. Invece non sta andando come previsto. Innanzitutto, come è lecito, i Lander si sono mossi in ordina sparso. Il primo a riaprire i cancelli degli istituti scolastici è stato il Meclemburgo, regione Nord orientale dove, il 3 agosto scorso, 150.000 alunni sono tornati tra i banchi: senza mascherina e regole di distanziamento, ma divisi per gruppi all'interno dell'edificio in base all'anno scolastico. Il modello era stato studiato per evitare la chiusura di un intero istituto nel caso di contagio, lasciando a casa solo il gruppo a cui appartiene il positivo. Ma le cose sono andate diversamente: dopo neanche cinque giorni, sono stati chiusi un ginnasio e una scuola elementare a causa del contagio di uno studente e di un maestro. Giovedì scorso hanno riaperto anche le scuole di Amburgo, ispirandosi al modello Meclemburgo, ma senza un protocollo ben definito. Partenza non delle migliori, insomma, alle quali hanno fatto seguito ieri quelle delle scuole degli stati federali di Brandeburgo, Schleswig – Holstein e Berlino, dove hanno riaperto anche materne e asili nido. Gli studenti della capitale dovranno portare la mascherina nei corridoi, nelle sale comuni e nei bagni, ma non nelle aule e nei cortili. Via libera alle ore di educazione fisica e di musica, ma senza poter cantare nella stessa stanza. Storia diversa invece, paradossalmente, per il Land del Brandeburgo (che circonda la capitale tedesca). Qui gli alunni non avranno l'obbligo di mascherina e si farà ricorso ancora molto alla didattica a distanza. Domani toccherà alla Renania Settentrionale – Vestfalia, il land più popoloso e con più contagi, dove infatti è previsto l'obbligo di mascherina in qualsiasi ambiente nelle scuole secondarie e professionali, che vale anche per gli insegnanti quando non siano a più di 1,5 metri di distanza dagli alunni. Solo alle elementari è prevista una deroga: gli alunni potranno togliersi la protezione, ma solamente una volta seduti al loro banco. Partenze e regole diverse anche in Assia e Renania – Palatinato (17 agosto). Gli ultimi a ritornare a scuola saranno i bavaresi (8 settembre) e i ragazzi Baden-Württemberg (14 settembre). In entrambi i Lander sarà previsto l'obbligo di mascherina, non si sa ancora se anche in aula. Questa settimana sarà dunque fondamentale per capire come meglio ripartire, anche a fronte di una forte riaccelerazione del virus (la scorsa settimana l'istituto Koch ha registrato per tre giorni consecutivi punte di oltre 1.000 nuove casi. Cifre che però non hanno fatto pensare a un dietrofront sulle riaperture, essendo stato l'impatto del lockdown molto pesante sull'andamento dell'anno scolastico. Che in questi giorni è ricominciato nella confusione e nelle critiche al ministro Karlizcek per l'assenza di una pianificazione precisa, da parte di genitori, insegnanti e ministri dell'Istruzione degli Stati federali (che sulla scuola hanno competenza diretta).
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».