2022-09-14
Altri morti in mare, la colpa è dell’Ue
Luciana Lamorgese (Imagoeconomica)
Due bambini, un ragazzo e tre donne hanno perso la vita su un barcone. Emma Bonino attacca il blocco navale (che non c’è). Ma è «l’approccio europeo» a causare vittime.Sembra che non interessi più a nessuno - di sicuro non al ministro Luciana Lamorgese, che di immigrazione non parla più da tempo immemore - eppure nel Mediterraneo si continua a morire. Alcune di queste morti sono atroci, inaccettabili. Certo, a cose fatte lo sdegno non manca: ieri sui giornali i titoli angosciati facevano capolino eccome. Il problema è che, perfino di fronte all’evidenza, si continua a ignorare scientemente quale sia il vero nodo della questione. Anzi, si fa di peggio: si continua a celebrare il male come se fosse una cura.Questi gli orribili fatti. Un barcone, probabilmente partito dalla Turchia, è rimasto a vagare nel Mediterraneo per una decina di giorni prima di essere soccorso da una nave da carico chiamata Arizona. A bordo c’erano siriani e afghani, e sei di loro sono morti. Hanno perso la vita due bambini di uno e due anni, un ragazzino dodicenne e tre donne (una di queste lascia due figli). Sono morti in maniera orribile, uccisi dalla sete, dal caldo, dalle ustioni e dalla consunzione.Purtroppo non è la prima volta che accade, e come ogni volta, dopo la tragedia, si sono levati gli attesi cori dei coccodrilli migratori. Chiara Cardoletti dell’Unhcr ha gridato che «sei rifugiati siriani, tra cui bambini, donne e adolescenti, hanno perso la vita in mare. Sono morti di sete, fame e gravi ustioni. Questo è inaccettabile. Rafforzare i soccorsi in mare è l’unico modo per prevenire queste tragedie». Quasi identico il ragionamento di Emma Bonino, che è corsa a concedere un’intervista alla Stampa sulla carneficina migratoria. A suo dire, i sei decessi dimostrano che l’Unione europea è «indispensabile». Niente meno.«Continueremo ad assistere a indicibili drammi come quest’ultimo», insiste la Bonino, «finché non sarà possibile affrontare a livello europeo un fenomeno vecchio come l’umanità quale è quello delle migrazioni. È inutile chiedere all’Europa di occuparsene, quando la Commissione non ha questa competenza. Solo dando più competenze alla Commissione e superando il voto all’unanimità del Consiglio potremo avere anche un approccio più umano».E ancora: «FdI e Lega rappresentano una destra grottesca e retrograda, reazionaria. Con Meloni al governo l’Italia tornerebbe indietro nel tempo e finirebbe isolata in Europa», gracchia l’indignata Emma. La quale, manco a dirlo, coglie l’occasione per inveire contro il blocco navale. «A parte il diritto internazionale, cosa vuole fare, vuole forse schierare le portaerei per intercettare i gommoni dei disperati? Ma siamo seri, su! E poi un briciolo di umanità. La questione migrazione non si risolve con le battute, ma con una strategia europea e di lungo periodo. A partire dall’apertura di canali legali di immigrazione economica. Un Paese in crollo demografico come il nostro ha interesse a questi sviluppi».Ecco, questa è esattamente la stessa retorica che udiamo da anni, ogni volta che assistiamo a una strage in mare. Ci viene detto che succede tutto perché l’Europa non è abbastanza presente e perché non ci sono in mare abbastanza soccorritori. E, puntualmente, ci viene ribadito che la soluzione non consiste nel blocco delle partenze e dei barconi.Ora, non ci risulta che - finora - siano stati attuati blocchi navali. Al contrario, la strategia dell’attuale governo (come di praticamente tutti gli esecutivi precedenti) ha previsto l’apertura totale. Le Ong sono tornate a operare quasi a pieno regime, gli sbarchi sono più che triplicati, le persone hanno ripreso a morire. Dunque diteci: è il blocco navale a provocare le stragi o forse è il sistema delle partenze? La storia recente ci ha insegnato che il numero di morti in mare è drasticamente diminuito quando sono stati ridotti i viaggi (cosa avvenuta con Matteo Salvini ministro dell’Interno). L’operazione è semplice: meno partenze, meno decessi. Che poi la riduzione si ottenga tramite i decreti sicurezza o tramite il meccanismo proposto da FdI, in fondo, poco cambia: l’importante è perseguire l’obiettivo delle zero partenze.Invece che cosa ci dicono gli entusiasti corifei di Bruxelles? Che non abbiamo abbastanza navi nel Mediterraneo pronte a recuperare i migranti. Che non siamo abbastanza aperti. Che non ci fidiamo a sufficienza dell’Ue. Giova ricordare che siamo in attesa di qualche provvedimento Ue più o meno del 2016, e ancora non abbiamo visto niente. La Lamorgese, ancora anni fa, aveva annunciato che con il meraviglioso accordo di Malta sarebbe cambiato tutto, ma gli isolani continuano a far finta di non sentire le richieste di soccorso. Le altre nazioni europee, in compenso, non hanno alcuna intenzione di spartirsi con noi i clandestini: nel migliore dei casi ce li rimandano indietro. L’Unione Europea ha pagato (anche con nostri soldi) strutture costruite in Africa - in Niger per la precisione - appositamente ideate per favorire i rimpatri volontari, ma anche quelle non sono state fatte funzionare adeguatamente.Poiché questo è il quadro, tocca dedurne che il tanto decantato approccio europeo è esattamente ciò che impedisce di risolvere la questione migratoria. È il male, non la cura. Un male che i governi progressisti hanno contribuito ad alimentare (fu la stessa Bonino a citare il baratto con cui Matteo Renzi ottenne fondi da spargere ai potenziali elettori in cambio dell’accoglienza senza limiti). Dopo tutto, come funzioni lo sappiamo: non è che non capiscano come fermare l’immigrazione, semplicemente non vogliono fermarla. Anche se muoiono i bambini.
Volodymyr Zelensky (Ansa)