2019-03-23
Altra conferma: l’Ue ci ha minacciato di far fallire tutto il sistema bancario
Roberto Nicastro, commissario dei 4 istituti in risoluzione, ribadisce quanto affermato dal ministro Tria, dal capo della Vigilanza Enria, dal presidente del Fitd. Maccarone: l'Europa ci ha ricattato. E il bail in è da cambiare.Chissà se stabilendo che gli aiuti erogati cinqune anni fa a Banca Tercas non rientravano nella categoria degli aiuti di Stato, i giudici della Corte di giustizia europea avrebbero mai immaginato di scoperchiare un vaso di Pandora simile. Già nelle ore immediatamente successive alla pubblicazione della pronuncia, avvenuta nella mattinata di martedì, si poteva intuire la portata della decisione dei togati. Da quel momento in poi, le reazioni da parte del mondo della politica, delle istituzioni e del comparto bancario si sono rincorse febbrilmente, riportando alla luce annose e irrisolte questioni. Ripartiamo dalle pesantissime dichiarazioni di Andrea Enria, capo della Vigilanza Bce, uno che prima di parlare ci pensa più di due volte. «La sentenza Tercas», ha chiosato Enria mercoledì, «apre una nuova strada per la risoluzione delle crisi bancarie della zona euro». Per dirla con altre parole, così com'è il bail in non va affatto bene.Quale sia il sentiero da seguire, ovviamente il successore di Daniele Nouy non l'ha specificato. Una cosa è certa però, ed è che le sue affermazioni rappresentano un punto di svolta decisivo per la gestione futura di un tema tanto delicato come quello delle crisi bancarie. Ma le parole di Enria confermano ancora una volta, seppure tra le righe, il sentore diffuso che in fase di negoziato sulle regole europee l'Italia abbia avuto la peggio.Nonostante in molti, compreso lo stesso Mef, si siano affrettati a derubricare l'uscita del ministro come un infelice lapsus, il termine più appropriato l'ha pronunciato qualche settimana fa proprio Giovanni Tria. Quando venne introdotto il bail in nel nostro Paese «era ministro Sacomanni che fu praticamente ricattato dal ministro delle Finanze tedesco (Wolfgang Schauble, ndr)», ha riferito a fine febbraio il titolare di via XX Settembre in audizione davanti ai membri della Commissione Finanze del Senato. Aggiungendo che «se l'Italia non avesse accettato, si sarebbe diffusa la notizia che l'Italia non accettava perché aveva il sistema bancario prossimo al fallimento e questo avrebbe significato il fallimento del sistema bancario».Le conseguenze di un simile capestro hanno segnato la storia recente del nostro sistema bancario e dettato l'agenda politica degli ultimi anni. L'altolà di Bruxelles all'utilizzo del Fitd per salvare Tercas, ha affermato in un'intervista pubblicata ieri dal Corriere l'ex commissario delle quattro banche Roberto Nicastro, ebbe un impatto «enorme» e «con un bail in ante litteram crearono uno stress inutile e perniciosa». Secondo Nicastro «non aver potuto usare il Fitd su Tercas e poi sulle quattro banche (Etruria, Marche, Carife e Carichieti, ndr) ha innescato la contaminazione a livello sistemico di una crisi che poteva essere gestita in modo pragmatico e circoscritto. Le quattro banche non valevano nemmeno l'1% del settore in Italia. Eppure quell'episodio ha bloccato l'emissione di bond per tutto il sistema nel periodo seguente». La versione di Nicastro coincide alla perfezione con quella riportata a dicembre del 2017 in Commissione Banche da Salvatore Maccarone, presidente del Fitd, che ha tirato in ballo «l'influenza nefasta» della Commissione. Ultima, ma non meno importante, la denuncia messa nero su bianco dal Mef nel dossier su Banca Tercas: agire senza l'ok della Commissione avrebbe comportato, con tutta probabilità «l'obbligo di restituzione» delle somme, e la conseguente «impossibilità di trovare terzi acquirenti per le banche ricapitalizzate dal Fitd». Tutti i principali protagonisti delle vicende di quei giorni, in definitiva, confermano che l'Europa ci teneva in scacco con la minaccia di mandare all'aria l'intero sistema bancario.Per tornare alle dure affermazioni di Andrea Enria, che il bail in vada profondamente cambiato è un'evidenza che davvero in pochi ormai osano contraddire. Se n'è accorta perfino la «distratta» Banca d'Italia, che in più di un'occasione negli ultimi mesi è tornata alla carica per invocare la revisione delle regole. «Sul bail in c'è stata troppa fretta, ora è inapplicabile», ha affermato all'inizio di marzo il responsabile della Vigilanza Carmelo Barbagallo, aggiungendo che ora occorre «riconsiderare l'assimilazione degli interventi alternativi dei fondi di tutela dei depositi agli aiuti di Stato». Che poi è l'effetto principale della sentenza della Corte Ue. A fare eco a Barbagallo ci ha pensato pochi giorni dopo lo stesso governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, il quale ha lamentato che «la difficoltà non è la vigilanza ma la gestione delle crisi che è diventata quasi impossibile» a causa degli «strumenti» a disposizione. Per l'abolizione del bail si è espresso Antonio Patuelli, presidente dell'Abi, che ha definito «desueta» la norma europea.Nel frattempo, l'esecutivo sta valutando concretamente la possibilità di intentare un'azione risarcitoria nei confronti della Commissione europea per i danni arrecati dalla decisione di considerare aiuto di Stato l'intervento del Fitd a sostegno di Tercas. Il commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha negato ogni addebito, scaricando la responsabilità della risoluzione delle quattro banche su Bankitalia. Ma gli estremi per chiedere il risarcimento ci sono tutti, come ha spiegato ieri alla Verità Carloalberto Giusti, docente di Diritto commerciale e già consulente per la Commissione Banche. La palla passa ora a Palazzo Chigi, riferiscono al nostro quotidiano fonti vicino alla Farnesina. Sul tavolo dell'esecutivo la delicatissima decisione, tutta politica, di scegliere se e in quale misura chiedere i danni a Bruxelles.