2020-05-09
Altra bastonata alle famiglie: tolti 30 milioni
Non bastava il no a tutte le richieste di aiuto avanzate da chi regge il peso sociale del lockdown: niente voucher baby sitter, bonus figlio e congedo parentale. L'esecutivo taglia persino i soldi del fondo di sostegno che i gialloblù (grazie alla Lega) avevano alzato. Prosegue la scelta anti familiare del governo. Dopo la beffa il danno, secondo la più tragica delle tradizioni. Ma andiamo con ordine, elencando fatti e non parole. Nelle ultime settimane le associazioni famigliari, Family day, Forum famiglie numerose si sono fatte portatrici del grido di dolore delle famiglie italiane alle istituzioni: siamo con l'acqua alla gola, non abbiamo aiuti economici e normativi, ci sentiamo totalmente abbandonate. È, quindi, iniziato un confronto chiaro e serrato, soprattutto con il ministro Elena Bonetti, in quanto titolare della delega per le politiche familiari. Abbiamo presentato istanze di ordine economico, dal bonus di 200 euro per figlio a carico, al congedo parentale straordinario retribuito almeno all'80%, al voucher baby-sitting, al potenziamento della «carta famiglia», fino alla restituzione/detraibilità delle rette scolastiche per le scuole paritarie. Il ministro ha mostrato larga condivisione su queste proposte - peraltro proposte di assoluta necessità e di puro buon senso - tanto che le ha presentate all'ultimo Consiglio dei ministri. Risultato: niet. Nulla di fatto. Tutto negato. È cosi che Elena Bonetti, dopo aver chiaramente manifestato il suo disappunto via social, ha rilasciato un'intervista al New York Times: «È vero che le misure non sono sufficienti. Ho detto al governo con forza che avevamo bisogno di strategie a lungo termine» (Ansa 7 maggio). La stessa agenzia riporta che «Bonetti ha affermato di aver delineato un piano per estendere il congedo parentale, rinnovare il voucher babysitter e dare alle famiglie un assegno per ogni figlio fino alla fine dell'anno, ma le sue richieste sono rimasto inascoltate». Già fermandosi a questo punto c'è di che rimanere indignati, sbigottiti e anche un po' arrabbiati. Ma, come si dice, al male non c'è mai limite, perché ieri sera giunge una nota della Camera dei Deputati - Servizio Studi in cui si dichiara: «Per il 2020 la dotazione del Fondo prevista dalla legge di bilancio 2020, è pari a 74,5 milioni di euro», operando quindi una riduzione di circa 30 milioni rispetto alla dotazione strutturale del Fondo stabilita dalla legge di bilancio 2019, risalente al ministro Lorenzo Fontana. Sintetizzando: non solo non viene dato un euro per affrontare la drammatica emergenza, ma addirittura è stato depauperato il Fondo strutturale a favore della famiglia. A questo punto, non è male ricordare di che cosa stiamo parlando. Le famiglie italiane sono 25 milioni e 700.000, e le famiglie numerose (oltre i tre figli) sono il 5,3% del totale. A seguito del lockdown imposto dal governo, il 17% delle famiglie numerose sono a livello di soglia di povertà. Contra factum non valet argumentum: è chiarissimo a chiunque sia onesto, che questo governo non mostra nessun interesse per sostenere la famiglia, il che significa nessun interesse per il vero bene del nostro Paese, che passa - piaccia o no - dal benessere delle famiglie. Chi ha portato in misura prevalente il carico morale, sociale, educativo, emotivo, economico del coprifuoco? La famiglia, i genitori, spesso senza soldi, che hanno tirato e stanno tirando la cinghia, che si sono reinventati insegnanti specialisti di ogni materia, baby sitter, colf, giardinieri, barbieri, sarti, clown, videogiochisti, igienisti dentali e tanto altro per il bene dei loro figli, nella più totale solitudine e abbandono da parte delle istituzioni che sono state capaci solo di slogan populisti, privi di aiuti concreti. Anzi, quasi offensivi, se si pensa agli appelli che la Rai ci ha propinato da parte di vip con le tasche piene di euro che sentenziavano «#iorestoacasa» in splendide case, magari con la piscina dietro le spalle, mentre nei 60 metri quadri del povero abbonato che ascoltava scorrazzavano cinque figli nevrotizzati dalla prigionia. Perché questa è l'Italia reale, che il governo ignora e maltratta. Che fare dunque? Da parte nostra non arretreremo di un passo, facendo pressing su tutti i partiti - e in particolare su quelli che sostengono il governo - perché aprano gli occhi sulle sofferenze in corso e varino le necessarie misure: non si tratta di inventarsene di nuove, bisogno dare attuazione a quelle già più volte espresse. Al ministro Bonetti: grazie per il dialogo, ma se non viene ascoltata, abbia il coraggio di dimettersi perché la posta in gioco (anche per il suo partito, Italia viva) è altissima. Si tratta di rendere chiaro all'elettorato chi parla di famiglia, denatalità, libertà educativa tanto per sciacquarsi la bocca, e chi fa seguire alle parole fatti concreti. Staremo con gli occhi ben aperti e le orecchie tese, disponibili ad ogni trattativa di buon senso ed altrettanto pronti a far sentire per le strade e nelle piazze la voce delle nostre famiglie.