2019-09-25
Alle spalle di Napoli c’è un Comune ostaggio della comunità bengalese
A Palma Campania su 18.000 abitanti più di 5.000 arrivano dal Bangladesh (2.000 ufficiali). E la preghiera islamica diventa un problema di ordine pubblico. Ma il divieto del sindaco dà il via al linciaggio politico.Bangla Campania è un po' Palma Campania, paesotto del Vesuviano, un po' Bangladesh. Un ibrido che vede su una popolazione di 18.000 anime una massiccia presenza di extracomunitari. Per l'anagrafe sono poco più di 2.000, le stime non ufficiali ne contano almeno il doppio se non il triplo. Insomma, quasi un terzo dei residenti proviene dal Paese asiatico. D'altronde basta farsi un giro da queste parti per rendersi conto che affitti bassissimi, e condizioni di vita al limite del disumano, e la continua richiesta di manodopera a prezzi stracciati sono un potente attrattore per stranieri disperati.Da qualche settimana, il sindaco, Nello Donnarumma (34 anni e un passato nel movimento giovanile di Alleanza nazionale), è sott'attacco dei sindacati e dei sostenitori di Bangla Campania per la sua scelta di vietare ai bengalesi la preghiera in strada. «Mi hanno presentato un foglietto di quattro righe con il nome della via, il giorno e l'ora, e basta», spiega alla Verità il primo cittadino eletto l'anno scorso alla guida di una coalizione civica. «E allora, per motivi di ordine pubblico, ho detto no. Non c'entra il razzismo, non c'entra la politica, è solo una gestione tecnica e organizzativa». Ogni venerdì, la comunità musulmana aveva chiesto di radunarsi in una delle piazze del comune napoletano per invocare Allah. «Uno scenario allo stato attuale improponibile», aggiunge Donnarumma che può contare, in Municipio, su appena dieci agenti della polizia municipale. Troppo pochi per gestire un evento con oltre 2.000 partecipanti, se non di più. «Avrei dovuto predisporre un servizio ad hoc e lasciare incustodito il resto della città», spiega. «Peraltro nel mio Comune esiste un regolamento che prevede il pagamento dei vigili, da parte dei privati, per gli eventi non organizzati direttamente dall'Amministrazione». Quindi, chi dovrebbe farsi carico dei caschi bianchi per tutte queste manifestazioni religiose? I cittadini? «Questo è da vedere così com'è da vedere il motivo per cui solo Palma Campania debba preoccuparsi di questa esigenza, che ritengo giusta, per carità, di assicurare un luogo di culto ai credenti musulmani. Da noi convergono da tutto il comprensorio vicino, da San Giuseppe Vesuviano, da Poggiomarino, da San Gennaro Vesuviano. Ho chiesto al prefetto di convocare un tavolo con gli altri amministratori del territorio per programmare un intervento su più fronti e allestire un ordine pubblico complessivo». Proprio oggi, il sindaco Donnarumma sarà a Palazzo di governo per una riunione tecnica che però rischia di essere sotto sotto politica. Qualche giorno fa, la comunità bengalese di Palma Campania ha deciso di protestare davanti alla sede della prefettura contro il primo cittadino chiedendone la «sfiducia». «Ho spiegato chiaramente a tutti che continuerò a dire no se non ci sarà un aiuto concreto: servono uomini delle forze dell'ordine che ci sollevino dall'onere di gestire, da soli, questo genere di cerimonia». Il sindaco ricorre a un paragone: «Se un'associazione o una società decide di allestire un concerto in piazza bisogna chiedere e ottenere l'autorizzazione della commissione comunale spettacolo, della vigilanza, dei vigili del fuoco, dell'Asl, bisogna chiamare un'ambulanza che stazioni in loco e preoccuparsi di tante altre incombenze. Idem se si tratta di una partita di calcio. Se invece ci si nasconde dietro la preghiera, ci si prende uno spazio e va tutto bene».La fascia tricolore vuole però evitare la facile strumentalizzazione. «Mi rendo conto che la Costituzione tutela tutte le confessioni religiose e assicura libertà di culto e di preghiera, e sono d'accordo, figuriamoci, ma io sono il responsabile della pubblica sicurezza nel mio Comune e non posso permettere che ci siano situazioni potenzialmente pericolose».In realtà la coabitazione tra palmesi e musulmani non è facilissima. «Il problema c'è», ammette Donnarumma. «La comunità bengalese è pacifica e non ricordo un solo reato che sia stato attribuito a uno di loro, ma la criticità è di tipo igienico-sanitario. Su una popolazione di 2.000 residenti ufficiali, il 90 per cento è composto da uomini che vivono in condizioni disastrose». Per questo, gli ispettori comunali e quelli dell'Asl, nei mesi scorsi, hanno ispezionato alcuni appartamenti. Il risultato è desolante. In locali di poco meno di 50 metri quadrati vivono in 15, 20. «In estate abbiamo il problema delle cimici da letto, e prima del mio insediamento si sono verificati dodici casi di tubercolosi». C'è chi li sfrutta, chiaramente, offrendo tuguri e ambienti malsani per poche centinaia di euro al mese. «La maggior parte di quelli che sono riusciti a ottenere la cittadinanza hanno lasciato non solo Palma Campania, ma l'Italia, e sono partiti per l'estero: Londra e Parigi, soprattutto. Quelli che decidono di continuare a vivere nel nostro territorio sono - si può dire? - una minoranza. Solo adesso iniziamo a vedere i primi bambini che vanno a scuola. Sono pochi, ma ci sono». Il che significa che almeno un paio di generazioni di bengalesi son volate via da questa terra senza troppi rimpianti, ma con la doppia nazionalità in tasca.