2018-10-25
Alle medie s’insegna ad amare l’invasione
Il testo scolastico di geografia per i ragazzini di prima spiega che l'immigrazione porta tantissimi benefici, poiché gli stranieri fanno i lavori che noi rifiutiamo e ci aiutano a fronteggiare il calo demografico. Chi critica l'accoglienza, invece, è un pericoloso razzista.Il 5 ottobre del 1992, Philip Roth ritirò il premio della New Jersey Historical Society, e per l'occasione pronunciò un discorso intitolato Patrimonio (proprio come il celebre romanzo), ora pubblicato da Einaudi all'interno della raccolta di saggi Perché scrivere? Si tratta di un testo estremamente interessante, in cui il grande scrittore americano racconta il modo in cui suo padre, Herman Roth, si integrò nella realtà americana ai primi del Novecento. In quegli anni, spiega, nacque un nuovo tipo d'uomo, «il cittadino originato dal fondersi di origini diverse e costumi diversi». Come e dove avvenne questa fusione? Secondo Roth, il processo fu naturale e si verificò attraverso il lavoro. Gli stranieri arrivavano, e in qualche modo - anche doloroso, anche difficile - era nelle loro botteghe che «aveva inizio la metamorfosi, e che si formavano inedite identità americane che non erano create dalla scuola, dagli insegnanti e dai libri di testo, e certo non da programmi educativi interculturali, ma si forgiavano in modo spontaneo ed estemporaneo». È una grande lezione. Roth mostra come si possa davvero ottenere l'integrazione: attraverso la pratica quotidiana, attraverso il lavoro, sulla strada, giorno per giorno, tramite il rispetto di regole comuni e la condivisione di una cultura. Qui da noi, invece, si sta facendo l'esatto opposto. Si prova a costruire a tavolino l'integrazione, imponendola proprio tramite «programmi educativi interculturali», testi ideologizzati, feste ed eventi di propaganda. Il risultato è spaventoso. Ai bambini e ai ragazzi si fa il lavaggio del cervello sui banchi di scuola, e ovviamente l'integrazione resta un miraggio.Ciò significa che propinare mistificazioni ai piccoli è inutile e dannoso. Per questo motivo, nei giorni scorsi, abbiamo invitato i lettori a segnalarci i casi più clamorosi di libri di testo pervertiti dalla politica. In tanti ci hanno scritto all'indirizzo mail lettere@laverita.info (continuate a farlo, basta specificare nell'oggetto dalla mail «Libri di testo» e scrivere il titolo del volume). Tra i vari tomi segnalati ce n'è uno che ci ha particolarmente colpito. Si intitola Geografia mi piace, lo pubblica Mondadori Education e lo firmano Luisa Morelli e Rosa Scelne. Com'è facile intuire, si tratta di un libro di geografia. È in uso alle scuole medie e, secondo l'editore, propone «un modo diverso di studiare geografia: perché piace, perché serve, perché utilizza linguaggi conosciuti dai ragazzi, perché diverte». In realtà, all'interno non abbiamo trovato granché di divertente, anzi. A pagina 194, per esempio, c'è un ricco capitolo dedicato all'immigrazione. S'intitola: «Migranti: risorsa o problema?». La questione viene trattata nel modo consueto. I migranti, spiega il libro, si dividono in «migranti economici» e «profughi». Ma «in entrambi i casi, i migranti sono spinti a lasciare la propria terra d'origine da forti necessità, spesso per trovare le condizioni per la sopravvivenza». Insomma, sono sempre vittime in fuga da guerre e carestie che rischiano la vita. Non a caso, «il bilancio delle morti nell'attraversamento del Mediterraneo è in costante e drammatico aumento» (cosa falsa). L'immigrazione, prosegue il testo, «crea vantaggi e tensioni». I vantaggi sono chiari: «Contribuisce, a volta in maniera decisiva, a un saldo demografico attivo, cioè alla crescita della popolazione; permette un abbassamento dell'età media della popolazione [...]; fornisce lavoratori e lavoratrici per attività che le popolazioni locali rifiutano; rappresenta un'occasione straordinaria di scambio e di arricchimento culturale». Chiaro: i migranti colmano il vuoto demografico, ci pagano le pensioni e fanno i lavori che noi non vogliamo più fare. In più ci rendono culturalmente più ricchi (specie quelli che praticano la poligamia o stuprano le ragazzine, verrebbe da chiosare). State attenti alla sottigliezza ideologica: l'immigrazione non presenta «vantaggi» e «svantaggi». No, presenta «vantaggi» e «crea tensioni». E se le crea è perché «l'arrivo dei migranti non è ben accettato da una parte della popolazione locale. I flussi migratori creano perciò anche forti tensioni che portano a un netto rifiuto della presenza dei migranti e a posizioni razziste». Casomai i benefici dell'immigrazione non fossero chiari, il libro presenta anche una bella pagina in lingua inglese intitolata «Il contributo dei migranti», in cui si spiega che gli stranieri si prendono cura dei figli degli italiani che lavorano, o dei loro parenti anziani. Gli immigrati, per altro, svolgono «lavori che sono utili all'economia dei Paesi in cui si stabiliscono». Alla pagina successiva, la ciliegina. Il testo scolastico offre ai ragazzini di prima media ben due lettura sul tema dell'immigrazione. La seconda è tratta dal libro Come (non) si diventa razzisti, pubblicato dall'editore Sonda (piuttosto schierato a livello politico). Il brano in questione è strappalacrime. Racconta di una ragazzina, Chiara, che si reca dal prete don Bruno («impegnato in progetti di integrazione») per farsi spiegare la «bellezza della diversità». Don Bruno si fa serio e le racconta la storia di Zenzi, immigrata dall'Africa che lavora a casa di un italiano (in nero) per «mantenere i suoi figli che vede solo la sera e nei weekend». La povera Zenzi è stata investita in auto da un giovanotto torinese ubriaco, il figlio di una «famiglia per bene» piena di soldi che ha messo tutto a tacere. Concluso il suo racconto, don Bruno domanda: «Secondo te chi è il diverso? Zenzi che è nata in Costa d'Avorio e lavora tutto il giorno per mantenere in modo onesto i figli o il torinese che la paga in nero 3 euro all'ora? Zenzi che parla poco l'italiano o l'universitario italiano ubriaco alla guida del suv di papà? Che cosa è normale e cosa è diverso?». Ecco, questa è la lettura proposta ai bimbi di prima media. I quali, ovviamente, dovranno rispondere che il cattivo è l'italiano mentre Zenzi è un'eroina. Sarebbe utile, tuttavia, che qualcuno spiegasse ai ragazzini che anche gli italiani spesso sono costretti a lavorare in nero, oppure devono vedere i figli solo la sera e nel weekend. Non sempre gli italiani sono ricchi smargiassi con il suv. E, del resto, nemmeno gli immigrati sono tutti bravi e onesti. In ogni caso, il grave problema dell'immigrazione è proprio questo: permette di importare manodopera a basso costo, facile da sfruttare, e danneggia sia gli stranieri che gli italiani. Tutto questo, però, ai bambini nessuno lo dice. In compenso, gli si propinano i testi piagnucolosi e parziali e li si invita a «preparare una breve esposizione orale per la classe sul problema dei flussi migratori». Una esposizione in cui dovranno ripetere la lezione appena imparata: accogliere i migranti è meraviglioso, e chi non lo fa è un razzista. Con tanti saluti al pensiero critico.