Il colosso immobiliare, quotato a Wall Street e a Hong Kong, ha chiesto al tribunale di New York protezione dai creditori. Anche Country garden e Zhongzhi rischiano l’insolvenza. Il Dragone è in crisi e adesso si teme l’effetto domino sulle banche.
Il colosso immobiliare, quotato a Wall Street e a Hong Kong, ha chiesto al tribunale di New York protezione dai creditori. Anche Country garden e Zhongzhi rischiano l’insolvenza. Il Dragone è in crisi e adesso si teme l’effetto domino sulle banche.Il Dragone ha le ali a terra. Ieri Evergrande, il secolo gruppo immobiliare cinese, in crisi nera dal 2021, si è dovuto umiliare a chiedere in tutta fretta a un tribunale di New York la protezione dai creditori, promettendo di ristrutturare il suo debito da 300 miliardi di dollari. Il tutto mentre l’altro colosso cinese del settore, Country garden, ha saltato due rate di rimborsi sui prestiti e a settembre rischia l’insolvenza. Completa l’incubo il colosso Zhongzhi, fiduciaria che ha puntato tutto sul mattone, già dichiarata insolvente e pericolosa cinghia di trasmissione tra settore immobiliare e sistema bancario. Per questo, mercoledì la Banca centrale di Pechino è dovuta intervenire per iniettare liquidità nel sistema, senza riuscire purtroppo ad allontanare le nubi. Del resto l’economia cinese è in deflazione, esportazioni e importazioni arretrano e su tutto aleggia la ben nota diffidenza internazionale per un governo che in tempi di magra comunica i dati economici con la stessa trasparenza e affidabilità di quelli sul Covid. China Evergrande, quotata a Wall Street e Hong Kong, è in stato di insolvenza dal 2021 e a luglio ha ammesso di aver perso 113 miliardi di dollari (quasi 110 miliardi di euro) nel biennio 2021-2022. Ieri è saltato fuori che ha chiesto la protezione dai creditori a un tribunale di New York, secondo la legge fallimentare statunitense, sotto il peso di 300 miliardi di dollari di debiti. Gli oneri offshore da cui ripararsi riguardano 31,7 miliardi tra bond, garanzie e obblighi di riacquisto. Con un buon grado di understatement, Evergrande ha poi emesso un comunicato per la Borsa di Hong Kong in cui sostiene che non bisogna parlare né di bancarotta né di fallimento, ma di «una normale procedura nell’ambito della ristrutturazione del debito offshore che procede come previsto». Sarà, ma ieri la notizia ha agitato le Borse di mezzo mondo e messo sotto pressione lo yuan. Anche perché Evergrande ha al momento il triste primato di sviluppatore immobiliare più indebitato del pianeta. Il gruppo ha in corso oltre 1.300 progetti immobiliari in oltre 280 città cinesi. In più, controlla un produttore di macchine elettriche, con il marchio Hengchi, in Cina e in Svezia, e possiede un club di calcio. Si tratta del Guangzhou evergrande, in passato allenato da Marcello Lippi e Fabio Cannavaro. Mentre il gruppo Suning, che possiede l’Inter, si è esposto su Evergrande per circa 3 miliardi di euro. La scorsa settimana, era stata Country garden a seminare il panico, annunciando che la perdita per i primi sei mesi dell’anno potrebbe arrivare a 7,6 miliardi di dollari e che quindi fatica enormemente a trovare fondi per completare i cantieri. Il problema è che gran parte degli appartamenti in costruzione sono già venduti e quindi si bloccano i pagamenti dei mutui, con ovvie ricadute sul sistema bancario. E qui si arriva alla situazione generale dell’economia cinese, per nulla rassicurante. Non solo il Paese è ufficialmente in deflazione, ma i dati ufficiali dicono che a luglio le esportazioni sono crollate del 14,5% rispetto a un anno prima e le importazioni sono scese del 12,4%. La Banca centrale della Cina ha tagliato per la seconda volta i tassi in tre mesi all’inizio della settimana, con una mossa a sorpresa, nel tentativo di arginare la crisi di fiducia e rilanciare l’economia. Anche perché proprio la difficoltà di Zhongzhi, gruppo finanziario piuttosto opaco e con un portafoglio da 140 miliardi di dollari, dimostra che la crisi può passare rapidamente dal settore immobiliare a quello finanziario. Non a caso il Wall Street Journal ha parlato a questo proposito di «possibile momento Lehman Brothers». Che la seconda economia del mondo stia affrontando una congiuntura complicata è testimoniato anche da un segnale che sembrerà banale, ma è molto indicativo. Il mercato cinese degli smartphone sta perdendo colpi, con Xiaomi, Oppo e Vivo che nel secondo trimestre del 2023 hanno registrato fino a un 20% di calo delle vendite. Tornando ai dati macro, nel Paese guidato dal presidente Xi Jinping il tasso di disoccupazione di giugno ha superato il 20% per i ragazzi tra i 16 e i 24 anni d’età che vivono in città. In salita anche il tasso di disoccupazione totale, che però sarebbe a un più tranquillizzante 5,3%.Proprio i dati sulla disoccupazione giovanile, però, spariranno presto. Martedì scorso i responsabili dell’ufficio statistico hanno comunicato che la loro pubblicazione è sospesa perché i criteri di formulazione dell’indice «vanno riconsiderati». E non si sa quando torneranno, perché non sono state fornite indicazioni sui tempi. Pare che la forte crescita dei giovani tra i 16 anni e i 24 anni abbia sballato il campione, ma la Cina non ha mai conteggiato i ragazzi che studiano come disoccupati. In ogni caso, la diffidenza dei cinesi stessi verso le statistiche ufficiali cresce di settimana in settimana e questo non è un buon segnale quando l’economia va male e la finanza trema. E quel mese buono di ritardo, da parte del governo di Pechino, nell’avvertire il mondo sul Covid non è un bel precedente neppure per le Borse.
Federico Cafiero De Raho (Imagoeconomica)
Giovanni Russo avrebbe scritto al suo capo che il finanziere Pasquale Striano andava allontanato dalla Direzione nazionale antimafia.
«Procuratore, il problema è questo qua. In un assetto così gerarchizzato ma nello stesso tempo così stretto come la Direzione nazionale antimafia […] tutti i soggetti apicali in qualche modo sono fuori controllo». Giovanni Russo, già procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, braccio destro di Federico Cafiero De Raho (ora parlamentare pentastellato) lo precisa il 21 maggio 2025 davanti ai magistrati della Procura di Roma titolari dell’inchiesta sulle spiate nelle banche dati investigative ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo, che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate. Russo non risparmia «Franco Roberti», poi diventato parlamentare europeo del Pd.
Matteo Salvini (Ansa)
Il ministro: «Le toghe politicizzate sono una minoranza pericolosa da isolare per il bene della democrazia». L’ex membro Csm: «Le opinioni dell’Anm si riverberano sulle inchieste». Ambrogio Cartosio: «Ricostruzioni fantasiose».
La verità fa male: lo scoop di ieri del nostro giornale, con l’intervista del vicedirettore Giacomo Amadori al giudice Anna Gallucci, fa tornare indietro di anni le lancette del rapporto tra politica e magistratura e scatena la inevitabile indignazione di Matteo Salvini. La Gallucci ha rivelato, tra le altre cose, un episodio inquietante accaduto a Termini Imerese e risalente al 2018: «ll procuratore (Ambrogio Cartosio, ndr), titolare per legge dei rapporti con i cronisti», ha raccontato tra l’altro la Gallucci, «mi autorizzò a partecipare con lui a una conferenza stampa, all’indomani delle elezioni politiche del 2018.
Roberto Scarpinato (Imagoeconomica)
La presunta frode elettorale travolse i leghisti. Ma a processo è finito solo un «big» delle preferenze del centrosinistra. Il pm di allora conferma tutto. E va al contrattacco.
L’intervista a questo giornale della pm di Pesaro Anna Gallucci ha scosso il mondo politico e quello giudiziario. La toga ha denunciato il presunto indirizzo «politico» dato alla maxi inchiesta Voto connection della Procura di Termini Imerese, dove la donna lavorava, un’indagine che riguardava voto di scambio (riqualificato dal gip in attentato contro i diritti politici dei cittadini), favoritismi e promesse di lavoro in vista delle elezioni comunali e regionali del 2017. La pm ci ha rivelato che l’allora procuratore Ambrogio Cartosio (che ha definito la ricostruzione della ex collega come «falsa» e «fantasiosa») la avrebbe spronata a far arrestare due esponenti della lista «Noi con Salvini», specificando che «era un’iniziativa condivisa con il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato» e l’avrebbe, invece, invitata a chiedere l’archiviazione per altri soggetti legati al centro-sinistra. Ma la Gallucci non avrebbe obbedito. Un’«insubordinazione» che la donna collega ad alcune sue successive valutazioni negative da parte dei superiori e a una pratica davanti al Csm.
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Performance a tripla cifra per Byd, Lynk&Co e Omoda/Jaecoo grazie agli incentivi.
Byd +535,3%, Lynk&Co +292,3%, Omoda/Jaecoo +386,5%, «altre» +419,2% e fra queste c’è Leapmotor, ovvero il partner cinese di Stellantis che raggiunge l’1,8% della quota di mercato solo a novembre. Lo scorso mese le immatricolazioni auto sono rimaste stabili nei confronti dello stesso periodo di un anno fa, tuttavia c’è stato un +131% circa delle vetture elettriche, grazie agli incentivi che hanno fatto felici i principali produttori di veicoli a batteria: i cinesi. Come emerge appunto dalle performance a tripla cifra messe a segno dai marchi dell’ex celeste impero. La quota di mercato delle auto elettriche è volata così nel mese al 12,2%, rispetto al 5,3% del novembre 2024.
«La spinta degli incentivi ha temporaneamente mitigato l’anomalia del mercato italiano, riavvicinandolo agli standard europei», sottolinea il presidente di Motus-E, Fabio Pressi. «Appurato l’interesse degli italiani per la mobilità elettrica, strumenti di supporto alla domanda programmatici e prevedibili conseguirebbero anche da noi risultati paragonabili a quelli degli altri grandi mercati Ue», osserva ancora Pressi, citando a titolo d’esempio «l’ormai improcrastinabile revisione della fiscalità sulle flotte aziendali».






