2025-02-06
Un socialista strapaesano e mangiapreti: Alessandro Mussolini, il papà di Benito
True
Alessandro Mussolini, padre di Benito, con la moglie Rosa Maltoni (Getty Images)
Un saggio di qualche tempo fa ricostruisce la vita turbolenta dell’attivista romagnolo che trasmetterà la passione per la politica radicale al figlio.In queste settimane in cui, tanto per cambiare, si parla molto di Benito Mussolini e della sua biografia, pochi si sono soffermati su un dato basilare: il nome. E precisamente il nome intero: Benito Amilcare Andrea. Una scelta significativa, che portava con sé riferimenti a Benito Pablo Juarez, eroe nazionale messicano di origine india che aveva umiliato le potenze occidentali; ad Andrea Costa, leggendario agitatore anarchico poi passato al marxismo e in seguito avvicinatosi alle istanze riformiste, e ad Amilcare Cipriani, volontario garibaldino, esploratore, avventuriero, cospiratore, comunardo a Parigi, anarchico anti marxista e infine interventista nella Grande Guerra. Se poi aggiungiamo i riferimenti contenuti nel nome del fratello di Benito, ovvero Arnaldo Mussolini, il cui nome richiamava l’eretico medievale a forte trazione anticlericale Arnaldo da Brescia, il quadro è completo.La scelta di questi nomi per i due fratelli ci dà uno squarcio sulla visione del mondo di un altro Mussolini, ovvero Alessandro, il padre. Alla figura di questo agitatore socialista è dedicato il saggio Il fabbro di Predappio, di Vittorio Emiliani (Il Mulino). Si tratta, in realtà, di uno spaccato su tutto quel socialismo strapaesano che dominava all’epoca nell’Italia profonda. Figlio di Luigi Agostino Gaspare Mussolini (1834-1908) e di Caterina Vasumi (1834-1905), Alessandro Mussolini nacque a Montemaggiore di Predappio l’11 novembre 1854, nella casa che nel 1849 aveva ospitato Giuseppe e Anita Garibaldi in fuga da San Marino verso le Valli di Comacchio. Già Luigi – il padre di Alessandro e nonno di Benito – è una testa calda, ammiratore degli anarchici bombaroli e frequentatore delle carceri pontificie. A 15 anni, Alessandro viene spedito nella bottega del fabbro per imparare il mestiere.In quell’ambiente intriso di spirito ribellistico, divenne presto un attivista politico, tanto che la della polizia nel 1878 lo avvertì di cessare le sue attività di distruzione delle proprietà e di minacciare gli avversari politici. Fu arrestato nello stesso anno per il sospetto che avesse partecipato ad attività rivoluzionarie e rimase agli arresti domiciliari per ben quattro anni, fino al 1882, quando ebbe luogo il matrimonio con Rosa Maltoni, la mamma di Benito, una maestra elementare che, a differenza del marito mangiapreti, era una donna mite e devota. Nel 1889 fu eletto consigliere e quindi assessore nel Comune di Predappio. In questi anni, il Sandrein, come era soprannominato, organizzò la prima cooperativa locale tra braccianti e collaborò, con brevi articoli e corrispondenze, a vari giornali socialisti e repubblicani. Dopo la morte della moglie Rosa (1905), lasciò Predappio per lavorare come albergatore nella periferia di Forlì. Morì a 56 anni nel 1910.Ovviamente, Alessandro fu determinante nella formazione politica del figlio Benito, che a sua volta mostrò precocissima passione per la politica. Il futuro dittatore ha raccontato di come il padre amasse leggere ai figli, anche molto piccoli, il compendio del Capitale di Marx scritto da Carlo Cafiero, un intellettuale che tuttavia era fortemente segnato dall’anarchismo, il che è significativo. Nel socialismo romagnolo di quegli anni, infatti, la dottrina marxista si confondeva spesso con tendenze anarchiche, con reminiscenze risorgimentali e mazziniane, con un generico anticlericalismo, e più in generale con spinte avventuristiche che potevano essere anche molto distanti dallo spirito «scientifico» del marxismo.Sulla reale influenza di Alessandro Mussolini sulle idee del figlio, tuttavia, non bisogna farsi eccessive illusioni. Il «fabbro di Predappio» era soprattutto un uomo di azione, un ribelle strapaesano, e sarà soprattutto sotto questo punto di vista che influenzerà la mentalità del giovane Benito. Non bisogna del resto scordarsi che Alessandro non aveva frequentato scuole e aveva iniziato a leggere a tredici anni, da autodidatta, sotto l’impulso dello zio Pietro Tancredi. Difficile vedere un uomo con un simile percorso di istruzione confrontarsi in profondità con il Capitale. L’influenza mazziniana, inoltre, portava Alessandro Mussolini a diffidare della disciplina di partito e a fare piuttosto affidamento sul mutualismo e sul mondo delle cooperative. La militanza organizzata, irregimentata, finalizzata «scientificamente» alla conquista del potere era del tutto estranea alla mentalità di Alessandro. Ma non a quella del figlio Benito.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
iStock
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
Continua a leggereRiduci