2019-05-28
Al Pd non basta la battaglia per la Tav: in Piemonte nel tunnel ci va Chiamparino
La Regione doveva essere il fiore all'occhiello dem, invece c'è stato un flop tremendo. Il governatore uscente annuncia: «Lascio la politica». Disfatta del M5s, fermo al 13%.C'è un piccolo Comune piemontese, di meno di 10.000 abitanti, a 20 chilometri a Sud del capoluogo Torino, che mente di rado. Per l'agenzia Quorum/YouTrend è la cartina di tornasole del gradimento politico dei piemontesi. Si tratta di Carignano, le cui percentuali si discostano di pochi decimi da quelle regionali. La Lega di Matteo Salvini al 37%, il Partito democratico poco sotto il 24%, il Movimento 5 stelle attorno al 13%, Forza Italia al 9% (a Carignano è al 10%) e Fratelli d'Italia al 6%. Con il nuovo governatore Alberto Cirio, ora tutto il Nord è di destra. Piemonte e Liguria di Forza Italia (anche se Giovanni Toti, il governatore ligure, è ormai con Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni), Veneto, Friuli e Lombardia della Lega di Matteo Salvini.Così come Carignano, tutto il Piemonte ha subito l'avanzata Lega e l'amministrazione regionale è passata in mano al centrodestra. Il governatore uscente, Sergio Chiamparino, del centrosinistra, è stato in vantaggio soltanto per le prime 100 sezioni scrutinate, poi è stato superato da Alberto Cirio, candidato del centrodestra unito. Unito a differenza di cinque anni fa, quando si presentò con ben tre cavalli diversi (Gilberto Pichetto Fratin, Guido Crosetto ed Enrico Costa) favorendo la vittoria dell'ex sindaco di Torino. Cirio ha superato il 49% dei consensi, fermo al 37% Chiamparino, Giorgio Bertola del Movimento 5 stelle al 13%. Sotto l'1% Valter Boero del Popolo della famiglia. Con la vittoria di Cirio, candidato fortemente voluto dal leader forzista Silvio Berlusconi ma non troppo gradito a Matteo Salvini, il Piemonte diventa così la quarta Regione andata al voto dall'inizio del 2019 a cambiare casacca: a febbraio l'Abruzzo e la Sardegna, seguite a marzo dalla Basilicata. A queste si aggiungono quelle dove già governava: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Molise, Veneto, Sicilia. Nello stesso campo può collocarsi anche il Trentino Alto Adige, con le giunte del presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher (Südtiroler Volkspartei - Lega Salvini Alto Adige-Südtirol) e del presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti (Lega).Cirio, 46 anni, ex europarlamentare di Forza Italia, ha voluto seguire l'aggiornamento dei dati sullo scrutinio dal suo ufficio di Alba prima di raggiungere Torino nel pomeriggio di ieri. Della capitale del tartufo è stato due decenni anni fa giovanissimo vicesindaco, a sostegno di una giunta di centrosinistra per Lega Nord di Umberto Bossi. Poi dal Carroccio è uscito, secondo alcuni è stato cacciato, entrando in Forza Italia, partito con cui è stato assessore della giunta regionale del leghista Roberto Cota . Cirio adesso potrebbe trovarsi alla guida di una Regione con il consiglio regionale più sbilanciato della storia: 33 seggi al centrodestra, 13 al centrosinistra e appena 5 al M5s.Non è bastato a Chiamparino il cosiddetto Chiappendino, quel patto neppure troppo silente tra Regione e capoluogo, la prima di centrosinistra, il secondo pentastellato (accordo ben emerso nella vicenda della casa editrice Altaforte al Salone del Libro). E dire che il sindaco di Torino, la pentastellata atipica, perché vicina all'establishment torinese, Appendino, le aveva provate tutte: addirittura, secondo Stefano Lo Russo, capogruppo del Pd in Sala Rossa, il sindaco avrebbe sostenuto la teoria del voto disgiunto, una croce sulla lista M5s e una su Chiamparino presidente, per provare a fermare l'ascesa leghista e impedire la vittoria di Cirio. Allo sconfitto non è bastato nemmeno intestarsi la battaglia in favore della Tav, tema con cui paradossalmente si trovava d'accordo con la Lega: gli elettori favorevoli alla grande opera hanno premiato il centrodestra. E al governatore uscente non è servito neppure presentarsi, dopo una vita ai vertici del Partito democratico, senza il simbolo del Pd nel tentativo di allargare il suo elettorato e recuperare i consensi perduti a favore dei 5 stelle. A Chiamparino, che ha augurato a Cirio di «fare meglio di me» e offerto il suo passo indietro per la ricostruzione del centrosinistra piemontese («Mi sembra ragionevole mettere a disposizione il mio seggio per portare nuova energia»), non è riuscito lo schema che prevedeva di stravincere in città e provincie ma senza sprofondare nelle periferie. Qui la Lega di Salvini, che ha sfondato anche in roccaforti rosse come Novi e Ovada nel Basso Piemonte, ha in molti casi superato ampiamente il 40%. Importanti per la vittoria di Cirio anche i risultati del Carroccio in un'area tradizionalmente ostile come Torino, dove il M5s del sindaco Chiara Appendino e del candidato governatore pentastellato Giorgio Bertola non ha superato il 15%, il suo hinterland.Per la Lega è una vittoria con riflessi anche sul governo centrale, viste le questioni dell'autonomia del Nord (a differenza di Lombardia e Veneto, il Piemonte di Chiamparino non aveva organizzato il referendum nell'ottobre 2017) e della Tav. Il Movimento 5 stelle tiene soltanto in una fetta della Valsusa (record a Venaus, dove Bertola ha superato il 50% delle preferenze) ma Salvini è stato chiaro già domenica notte: «Se la Lega andrà al governo della Regione Piemonte è chiaro che sarà un messaggio a favore della prosecuzione della conclusione delle grandi opere, abbiamo chiesto un voto per il sì», ha detto parlando a via Bellerio con un chiaro riferimento all'impegno per la conclusione della Tav Torino-Lione, contro cui i pentastellati si oppongono da sempre.