2019-06-08
Al mega vertice di Mosca unica assente l’Ue
Mentre Donald Trump preme per attirare a sé Londra, Vladimir Putin e Xi Jinping rinsaldano l'asse commerciale in chiave anti dazi. Mosca lancia l'invito a Bruxelles in cambio dello stop alle sanzioni, ma l'Unione perde anche questa volta l'occasione di fare affari.Torna la grande politica internazionale, si registrano eventi geopolitici di enorme interesse in diversi (e in qualche caso opposti) quadranti, con riverberi rilevantissimi in termini di commercio internazionale, e si registra un solo assente: l'Ue, a cui può attagliarsi la feroce battuta attribuita a Metternich a proposito dell'Italia dell'Ottocento: «Non è che una mera espressione geografica». Sul versante occidentale, questa è stata la settimana del ritorno in grande stile dell'Anglosfera, con la visita di Donald Trump in Uk. Al di là delle isolate contestazioni del sindaco di Londra, l'islamico Sadiq Khan, e del leader laburista, Jeremy Corbyn, il presidente Usa è stato mattatore assoluto. I mainstream media italiani non se ne sono accorti, impegnati com'erano a occuparsi della pettinatura di Trump e delle questioni di etichetta a Buckingham Palace, ma l'inquilino della Casa Bianca ha lanciato una vera e propria investitura per Boris Johnson, il vulcanico e carismatico candidato alla guida dei Conservatori britannici, e soprattutto ha promesso, in caso di Brexit, un «phenomenal and comprehensive agreement», insomma una straordinaria intesa commerciale a tutto campo tra Usa e Uk. A questo punto, dopo il disastro combinato da Theresa May, che per piegarsi a Bruxelles ha perso i suoi elettori e la carica di primo ministro, è immaginabile che la nuova leadership conservatrice realizzerà una Brexit vera (forse nel modo più netto: no deal, nessun accordo con Bruxelles), lasciando Parigi e Berlino con un pugno di mosche in mano. Inutile girarci intorno: l'Ue perderà la sua seconda economia, oltre che il primo Paese per difesa e nucleare, quel Regno Unito che - per evidenti ragioni storiche - è il tradizionale ponte transatlantico verso gli Usa. Ed è immaginabile (per molti versi auspicabile) che diversi Paesi europei (dalla Polonia all'Austria, e - chissà - perfino l'Italia) vogliano far tesoro del nuovo quadro, irrobustendo l'interlocuzione con Washington e Londra. Passando al versante opposto, quello orientale, occorre guardare a San Pietroburgo, sede del forum annuale organizzato dalla Russia su economia e investimenti (Spief: St. Petersburg international economic forum). Non casualmente quest'anno Vladimir Putin ha voluto come ospite d'onore il leader cinese Xi Jinping. In sostanza, una plastica sfida all'Occidente, un'aperta competizione commerciale e geopolitica, accompagnata da un messaggio neanche troppo subliminale: se l'Occidente non vuole o non può realizzare un «reset» con la Russia, Mosca ha già un'alternativa, saldandosi con Pechino in un imponente asse sino-russo. E il presidente cinese ha preso la cosa sul serio, presentandosi con una delegazione di mille persone (tra uomini di governo e imprese), e facendosi precedere da una dichiarazione impegnativa rilasciata all'agenzia Tass: «Tra i miei colleghi stranieri, Vladimir Putin è il mio più vicino e più intimo amico». E Putin ha replicato parlando di relazioni tra i due Paesi che «entrano in una nuova era». Sono dunque state siglate numerose intese, fino all'accordo che ha destato massimo allarme a Washington, e cioè un agreement preliminare sul 5G tra la compagnia telefonica cinese Huawei (oggetto di pesanti misure sanzionatorie in Usa) e l'operatore telefonico russo Mts.Naturalmente, anche Xi Jinping si muove su più piani, e l'enfasi che ha attribuito a questa visita è un modo per mostrare i muscoli in vista del dialogo teso con Washington sui dazi. Va anche detto che il clima con gli Usa non è stato certo alleggerito dall'arresto (a febbraio in carcere, da un mese detenzione domiciliare) per Michael Calvey, un americano esponente del mondo del private equity. L'ambasciatore Usa a Mosca ha annunciato che il suo Paese non può prendere parte al Forum finché il caso Calvey non sarà giunto a soluzione. Ma - a parte le previste tensioni con gli Usa - anche in questo caso spiccava l'assenza pressoché totale dell'Europa. Vladimir Putin, toccando il tema delle sanzioni, ha evocato l'Italia: la Russia ovviamente non si aspetta che Roma rompa il fronte a cui appartiene, ma Putin ha parlato di un «rapporto speciale» con l'Italia. Era presente, in rappresentanza di Filiera Italia (l'associazione che riunisce l'agroalimentare italiano), Luigi Scordamaglia, che ha definito le parole di Putin sulle sanzioni come «un invito da prendere al volo». «Sarebbe davvero ora», ha aggiunto Scordamaglia, «di porre fine a una situazione che penalizza in maniera ingiustificata il settore agroalimentare. L'auspicio è che la nuova Commissione Ue comprenda meglio di quella uscente, a cominciare dall'alto rappresentante italiano che non si è certo distinto per intraprendenza, l'importanza strategica degli scambi con la Russia».
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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