2018-10-12
Affari in Qatar e assunzioni sospette, il Parlamento «indaga» sull’Anas
Un'interrogazione al Senato del M5s chiede chiarezza su presunte irregolarità nel rinnovo dei vertici. All'indice anche le operazioni condotte nell'emirato e il ruolo di Raymond Mikhael, detto «Il libanese». Nell'atto ispettivo si racconta che sarebbe stato molto influente anche sul territorio italiano, con alcune imprese che sarebbero state indirizzate da Gianni Vittorio Armani e Adriana Palmigiano a sceglierlo come consulente in materia di appalti pubblici.La fine del patto del Nazareno tra Matteo Renzi e Denis Verdini, almeno per la parte business, andrebbe datata primo giugno 2018. Quel giorno, mentre Giuseppe Conte sceglieva cravatta e pochette per andare a giurare come presidente del Consiglio del «governo del cambiamento», in un fortino del Nazareno come quello di Anas-Ferrovie, i contratti di quattro dirigenti scelti dal presidente dell'ente stradale, Gianni Vittorio Armani, venivano rapidamente trasformati in rapporti a tempo indeterminato. Un colpo assestato con destrezza che non è sfuggito al Movimento 5 stelle, che nei giorni scorsi ha presentato una durissima interrogazione parlamentare nella quale si apre anche un fronte nuovo: le operazioni in Qatar e il ruolo di un manager, Raymond Mikhael, nominato amministratore delegato di Sitaf tecnosystem gulf, società nella quale un colosso come Anas avrebbe dei soci misteriosi che si occupano di facilitare gli investimenti nell'Emirato. L'interrogazione è stata presentata martedì da una quarantina di senatori grillini, con Elio Lannutti come primo firmatario. I pentastellati osservano che in Anas, tra il 2015 e il 2018, c'è stato un ampio rinnovo delle poltrone di vertice, con 13 assunzioni di dirigenti avvenute, secondo i 5 stelle, in contrasto con le regole Anac e le norme sulle assunzioni pubbliche. Tra i dirigenti assunti dopo la nomina di Gianni Vittorio Armani, decisa nella primavera del 2015 da Pier Carlo Padoan e da Renzi, figurano Rocco Girlanda (ex deputato ed ex presidente della Fondazione Italia-Usa), Emanuela Poli, Marco Bonamico, Claudio Arcovito, Enrico Giglioli, Adriana Palmigiano, Stefania Lombardi, Sergio Papagni, Edoardo Eminyan e Alessandro Rusciano. Secondo quanto risulta ai pentastellati, «l'Anas avrebbe convertito in contratti a tempo indeterminato i contratti a termine di almeno quattro di queste figure dirigenziali, trasformandone la natura contrattuale proprio a far data dal primo giugno 2018».Ma nel mirino dei senatori c'è ben di più. Nell'interrogazione si ricorda la vicenda sulla «cellula criminale» che per la Procura di Roma, ad agosto 2018, «gestiva un giro di mazzette» sulla manutenzione delle strade. Secondo M5s la calabrese Antonella Accroglianò, ex capo del coordinamento tecnico amministrativo di Anas, ribattezzata dagli inquirenti la «Dama nera» delle tangenti, «avrebbe confessato solo il minimo necessario per non coinvolgere le altre figure apicali del sistema». I 5 stelle riferiscono poi che Armani si sarebbe creato una specie di cerchio magico del quale facevano parte tre personaggi: «Palmigiano, Edoardo Eminyan e Giuseppe Saponaro, supportato da un faccendiere di nome Mikhael Raymond», detto «Il libanese», il cui fratello Georges Mikhael è stato nominato giusto ad aprile presidente delle autostrade valdostane. E qui si apre il capitolo più interessante e appena abbozzato, ovvero gli affari in Qatar, l'Emirato dove Renzi è di casa e si è recato ancora il 17 aprile scorso, come ha svelato il giorno dopo sulla Verità Claudio Antonelli. Mikhael Raymond è stato nominato ad di Tecnositaf gulf integration systems, società di Doha controllata al 49% da Sitaf Spa (che gestisce la Torino-Bardonecchia e il Fréjus) e con il 51% da un partner locale, la Gulf business development group «di cui al momento sono ignoti sia i soci sia le quote azionarie». Misteriose anche le procedure per individuare tale socio. Secondo i senatori pentastellati, dietro ci sarebbero «nomi illustri» e questa «scatola vuota» servirebbe solo a facilitare l'acquisizione di appalti. Nell'atto ispettivo si racconta poi che «la figura di Raymond Mikhael sarebbe stata molto influente anche sul territorio italiano, con alcune imprese (Valori, Aleandri, Rillo, eccetera), che sarebbero state indirizzate da Armani e Palmigiano a sceglierlo come consulente in materia di appalti pubblici proprio per ottenerli e i cui incontri si sarebbero svolti a Roma, in via Poli, nella sede di un ex partito politico». In quella via, dietro Fontana di Trevi, al numero 29, c'è un palazzo di Pietro Scarpellini che porta decisamente male, dove sono transitati i partiti di Gianfranco Fini, Mario Monti e Denis Verdini. Vista l'epoca del business con «il libanese», il riferimento pare proprio a Verdini e ad Ala.
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