2020-11-25
Adesso Enel dice di sì alla rete unica. E gode pure il Biscione di Silvio
Dopo la lettera del Mef, l'ad benedice la cessione di Open fiber: comanderanno Tim e Cdp. Ai fondi resta un ruolo marginale. La svolta dà il via alla banda larga e risolve le liti fra Vivendi e il Cav, più vicino a Giuseppe Conte.Da anni non si leggeva una lettera di tale peso. Da parte dell'azionista di maggioranza, il Mef, diretta al manager di una partecipata. La sintesi è: accelerare e chiudere sulla rete unica. Risultato: oggi il numero uno di Enel, Francesco Starace, presentando alla comunità finanziaria il piano industriale al 2030 da 40 miliardi di cui 12 miliardi di investimenti solo in Italia, ha affrontato per la prima volta in modo netto la questione Open fiber e rete unica. «Nel caso di vendita della quota del 50% insieme a Cassa depositi e prestiti, il controllo statale viene esercitato tramite Cdp che è l'altro azionista di Open fiber. Cdp dovrà assumere il controllo operativo dell'asset», ha spiegato Starace, nel corso della conferenza stampa. «Se il prezzo è giusto e se le condizioni sono quelle giuste forse è un bene per noi uscire da Open fiber. Perché no», ha sottolineato l'ad confermando per la prima volta la volontà di una prossima vendita della partecipazione di Enel per la quale la multinazionale ha ricevuto un'offerta dal fondo australiano Macquarie. «È chiaro», ha proseguito Starace, «che nel modello stewardship che abbiamo annunciato oggi, vediamo generazione di valore, e quando la nostra attività magari non crea più valore aggiunto, non è giustificata. Ora si può dibattere se questo sia il caso di Open fiber. Crediamo che se ci fosse una buona opportunità di creare valore noi venderemmo subito. Abbiamo sempre detto che a un certo punto la nostra missione sarebbe potuta essere conclusa e avremmo monetizzato il valore generato. Open fiber ha creato un valore enorme, senza Open fiber l'Italia sarebbe all'ultimo posto della classifica europea per digitale e infrastrutture, ora si trova a metà classifica e si sta spostando verso i primi posti della classifica. Tutto questo grazie a Open fiber che ha portato la fibra a più di 10 milioni di case, due volte tanto quanto fatto dall'incumbent. Ecco perché tutti parlano di Open fiber, perché ha fatto qualcosa di incredibile». In tale quadro - ha aggiunto Starace - la lettera dei ministri dell'Economia e dello Sviluppo Economico Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli a Enel «non influisce», sulle scelte del gruppo e anzi «ci rafforza sulla nostra decisione di aver fatto bene a far partire Open fiber perché senza Open fiber non ci sarebbe da parlare di rete unica». Senza questa società pubblica - ha concluso l'ad - «ci sarebbe già una rete unica che sarebbe quella che avevamo, cioè una rete che non portava fibra da nessuna parte. Il fatto di aver fatto partire Open fiber finalmente ha fatto partire anche l'Italia nel campo del digitale e siamo contenti che questa cosa finalmente sfoci in una rete unica nuova che non è quella di prima ma che sia aperta a tutti, che non abbia un controllo verticalmente integrato nelle mani dell'operatore incombente come la lettera dei ministri ha sottolineato». Dalle parole di Starace si evince però il cambio di passo. D'altronde la lettera dei due ministri è altamente irrituale. Non c'è ricordo di qualcosa di simile negli ultimi 20 anni. L'allineamento da parte di Starace non è detto che corrisponda al sì di tutti gli altri azionisti e dei fondi. Che succederebbe se il Mef si ritrovasse in minoranza? Sarebbe più di uno a perdere la faccia. Motivo per cui è facile immaginare che si troverà una soluzione finanziaria in modo da garantire a Enel di uscire dal progetto banda larga e al management di giustificare la sostenibilità della vendita. Resterà lo smacco di Matteo Renzi che a suo tempo è stato l'ideatore e il promotore di Open fiber. La finta clausola messa sul tavolo ieri da Starace (Cdp mantenga la maggioranza) in realtà è una condizione che agevolerà ulteriormente le mosse del governo. Cassa depositi e prestiti ha firmato lo scorso agosto un accordo con Tim sul futuro della governance della rete unica. Bisogna ricordare che una volta che Enel cederà la propria quota in Open fiber, quest'ultima confluirà insieme a Fibercop (la rete di Tim e Kkr) in Assesco. Da questa newco nascerà la rete unica. Cdp e Tim si sono già accordate su chi comanderà. Tim avrà la maggioranza ma le decisioni passeranno da un consiglio in gran parte occupato da Cdp. Si capisce che la richiesta di lasciare Cdp al comando di Open fiber non cambia la partita in alcun modo. E il governo sembra aver forzato l'ultimo ostacolo per lanciare il progetto industriale più grosso del decennio e poter chiedere accesso pure ai denari del Recovery fund. L'avvio del piano, sulla cui importanza tecnologica per l'Italia abbiamo già scritto, ha pure enormi ricadute sulla stessa stabilità del governo. È necessario ricordare che metà 5 stelle si è dichiarato più volte a favore e a guardare con grande interesse alla rete unica c'è pure Silvio Berlusconi. I francesi di Vivendi sono soci di Tim. Attualmente detengono circa il 23% della società di telecomunicazioni. Hanno già dato il loro consenso alla strategia delle rete unica consapevoli di trarre enorme vantaggio e accrescere il ritorno dell'investimento. Si comprende a distanza di una settimana ancor meglio che cosa si siano detti Gualtieri e Arnaud De Puyfontaine, presidente della società francese durante la loro telefonata. Non hanno solo parlato di Mediaset e della norma che congela ulteriormente le quote di Vivendi nel Biscione, ma della exit strategy. Restare soci delle rete unica sul medio e lungo termine vale molto di più che condividere il cda con la famiglia Berlusconi. Un semplice calcolo da fare a Piazza Affari. E una mega scialuppa per Silvio che in questi giorni valuta serenamente il suo appoggio esterno a Conte e al Pd.