2020-07-11
Conte si proroga i pieni poteri
per chiuderci di nuovo in casa
Visto che il coronavirus non è ancora completamente debellato, Giuseppe Conte ne vuol approfittare per prolungare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre. Che cosa ciò significhi è presto detto: il presidente del Consiglio si prepara a usare la paura del Covid per restare a Palazzo Chigi e continuare a governare come ha fatto finora, cioè credendosi un monarca che non deve rendere conto al Parlamento e, soprattutto, agli italiani. L'emergenza è una scusa per conservare il potere e per capirlo è sufficiente dire che, se ci fossero reali pericoli di un ritorno alle settimane drammatiche in cui le rianimazioni erano intasate di malati, il governo, prima di invocare poteri speciali e di usare i decreti del presidente del Consiglio senza passare dal Parlamento, varerebbe un piano per produrre mascherine, camici, respiratori e quant'altro. E allo stesso tempo farebbe rifornimento di medicinali, assumendo altro personale sanitario e raddoppiando i posti letto in ospedale. Invece, al momento tutto ciò non c'è e lo stato d'emergenza sembra solo un modo per allontanare le elezioni. Sì, l'avvocato del popolo ha paura del popolo, in particolare di quello che a settembre sarà chiamato a votare per rinnovare i governatori di sei Regioni. Nell'occasione, quando finalmente si conteranno le schede e non le percentuali che gli vengono attribuite dai sondaggisti, Conte potrebbe scoprire di non essere così popolare come la vanità lo porta a ritenere. E la poltrona a cui tiene più d'ogni cosa potrebbe addirittura traballare. Del resto, a differenza della sicurezza che ostenta in pubblico, in privato il premier sa benissimo di essere ad alto rischio. Molte promesse fatte in questi mesi sono rimaste sulla carta e tanti provvedimenti annunciati si sono rivelati un flop, per non dire poi degli impegni che dopo essere stati presi non sono mai stati rispettati. Sì, Conte sa che prima o poi arriverà la resa dei conti e spera di rinviarla più là possibile. Che guardi con preoccupazione al mese di settembre e a quelli che verranno lo si può capire. Come ha spiegato il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, c'è il pericolo di forti tensioni sociali, se non addirittura di sommosse. Le crisi aziendali che non sono state risolte rischiano di far deflagrare una situazione già grave, alimentando il malcontento. E il governo non ha a disposizione alcuno strumento per placare l'ira di chi ha perso il lavoro o l'azienda. Con l'autunno sarà dunque evidente il grande bluff del presidente del Consiglio, che dopo aver promesso centinaia di miliardi e annunciato un'apertura di credito in Europa, alla fine si ritroverà con un pugno di mosche. Che da Bruxelles non ci sia da aspettarsi nulla di buono lo si è capito anche l'altro ieri, dalla nomina di un esponente dei cosiddetti Paesi frugali alla guida dell'Eurogruppo. Invece che con un politico favorevole ad allargare i cordoni della borsa, il presidente del Consiglio dovrà misurarsi con l'irlandese Paschal Donohoe, un tipo che nella cerchia dei ministri dell'Economia è considerato un osso duro. Sì, i soldi non ci sono e non ci saranno, e se Luciana Lamorgese mette le mani avanti, manifestando timori per la situazione del Paese, è evidente che i poteri speciali servono più che a fermare il Covid, a cercare di tenere sotto controllo una situazione sociale che rischia di sfuggire di mano. Un politico d'esperienza, che siede in Parlamento dal 1994, addirittura fa una previsione: «Vedrete, a settembre, con la scusa dell'emergenza e di qualche focolaio, Conte chiuderà di nuovo gli italiani in casa, rinviando le elezioni regionali, ossia l'appuntamento che più teme per la tenuta del suo governo e della sua poltrona». Non so se il politico di lungo corso abbia ragione e se la sua previsione sia azzeccata. So però che la voglia di potere del premier si incrocia con la paura di votare dei grillini, di Italia viva e di tanti altri partiti che sanno di non poter riportare in Parlamento gli stessi onorevoli di cui dispongono oggi. Sì, non ci sono solo l'avvocato del popolo e le sue ambizioni, ma tanti avvocati del popolo che dal popolo e dalle sue decisioni vogliono stare alla larga. Insomma, fa meno paura il coronavirus delle elezioni.