2023-02-28
E adesso la Ditta torna a comandare
Roberto Speranza benedice la svolta: «Ora sarà tutto diverso». Dietro di lui Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema preparano lo sbarco di Articolo 1. Intanto Goffredo Bettini tiene caldo l’asse con i pentastellati.«La sventurata rispose» è una celebre frase del decimo capitolo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, che la usò per descrivere il momento in cui la monaca di Monza cede definitivamente al peccato e alla tentazione. Nel recente passato di Elly Schlein c’è una sventurata risposta data il 16 gennaio non in convento ma nel salotto tv di Agorà, su Rai 3. La Ditta - con Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani - entrerebbe nel Pd di Elly Schlein? «Io spero e credo di sì, anche perché abbiamo avuto percorsi non dissimili con Articolo 1 e Roberto Speranza. Anche adesso si stanno interrogando su quale contributo portare al congresso, che è costituente», aveva detto la neosegretaria dem. Bersani non l’ha delusa lo scorso 12 febbraio, quando ha detto di vedere «tanta movida intorno a lei ed è bellissimo questo risveglio di una fiamma di speranza che si riaccende». A proposito di speranza, domenica sera si è riacceso anche l’ex ministro della Salute, brindando con un post su Twitter: «Stasera è nato il nuovo Pd. È stato giusto crederci. Ora al lavoro, tutti insieme, per costruire l’alternativa alla destra». E poi c’è quel collage di fotine, pubblicato ieri dal Corriere della Sera con il titolo «La squadra» della Schlein, dove compaiono tre giovani (Mattia Sartori, Chiara Gribaudo e Chiara Braga) ma anche tre grandi «vecchi» della nomenclatura del Pd, come Nicola Zingaretti, Andrea Orlando (una parte della sua corrente, con Peppe Provenzano in testa, era già al fianco della parlamentare emiliana) e soprattutto Dario Franceschini. Ma a fare più rumore - e a farsi notare - è sempre chi non compare nell’album di famiglia e resta, in silenzio, nell’ombra. Ovvero chi ha rinunciato al Potere, per prendersi il potere da senza Potere. D’Alema, insomma. Gran ciambellano della reunion della nuova segretaria con gli scissionisti di Articolo 1. «Sono in pensione da sette anni, non partecipo al dibattito», aveva risposto il leader Maximo durante i giorni di campagna elettorale per le primarie, mentre la Schlein non esitava a parlare di «ricongiungimento familiare». Ora tace ma è chiaro che sotto i baffi ride. E festeggia l’impegno ribadito da Schlein «per un Paese progressista, ecologista e femminista» che apre la strada a un ritorno del Pd al vecchio modello dei Ds, ma dal retrogusto grillino. Ovvero statalismo e ambientalismo spinto, che - chissà - può tornare utile anche a rigettare quel ponte assai caro all’architetto Goffredo Bettini con il Movimento 5 stelle. Quella via di mezzo tra Rifondazione Etrusca e populismo contiano ha ringalluzzito la Ditta. Anche nella Puglia dalemiana dove ha vinto Stefano Bonaccini, sostenuto dai big locali come Michele Emiliano, ma senza sfondare. Anzi, a Brindisi ha avuto la meglio Schlein. Idem a Taranto e provincia. Come a Castellaneta, dove la settimana scorsa D’Alema aveva presentato agli studenti dell’Istituto Perrone il suo libro A Mosca l’ultima volta. In viaggio con Enrico Berlinguer. Nuova la storia che promette di scrivere Elly, vecchia la squadra che tiene la penna? Chissà. Di certo, i segnali ci sono tutti. Da molto tempo, da ben prima della «sventurata risposta» di metà gennaio. Il 5 dicembre del 2020 la Fondazione Italianieuropei, in occasione della presentazione del numero 6/2020 della sua rivista, aveva organizzato l’evento: «Il cantiere della sinistra». Erano intervenuti: Giuliano Amato, Goffredo Bettini, Massimo D’Alema, Dario Franceschini, Roberto Speranza, Nicola Zingaretti, Elly Schlein e pure Matteo Renzi. La squadra c’era già tutta, compresa la nuova stella su cui puntare. E compreso Renzi. Che qualcuno indica tra i vincitori dell’esito di queste primarie del Pd perché all’ex premier interessava veder implodere il partito, e così è stato. E in tandem con Carlo Calenda potrà accogliere nel Terzo polo qualche centrista del Nazareno deluso dalla virata a sinistra. Intanto, le prime pagine della storia che verrà scritta da Schlein si scopriranno nei prossimi mesi. E si capirà se, e come, si sono messe all’opera le manine della Ditta e di D’Alema. I primi test saranno il senso del «nuovo» Pd per la commissione di inchiesta sul Covid (i dem pretesero l’istituzione di due organi ad hoc in Veneto e Lombardia, ma ora si oppongono alle indagini sulla pandemia che coinvolgerebbero anche Speranza e l’ex commissario Domenico Arcuri). E poi ci sono le nomine. Per il nuovo Partito democratico serve «un governo più incisivo» delle partecipate pubbliche «per definire e assegnare missioni strategiche in funzione della conversione ecologica e della trasformazione digitale», ha già detto la neosegretaria. Le Spa pubbliche devono diventare per la mozione Schlein un «punto di riferimento sempre più importante per le imprese piccole e medie». Ma un conto sono le parole, e un altro chi verrà spinto in pista per partecipare al valzer delle poltrone. Dalla Ditta alla banda (musicale, sia chiaro), è un attimo.
Laura Boldrini e Nancy Pelosi (Ansa)
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