2021-12-15
Addio scienza, sui bimbi si passa al ricatto
Per convincere i genitori a vaccinare i figli, gli «esperti» agitano la minaccia delle eventuali restrizioni per chi non porge il braccio: ritorno alla Dad, emarginazione e vita sociale limitata. Anziché dare dati certi e chiari, sui piccoli si gioca la carta dell’estorsione.Se i più non fossero sprofondati nel delirio, si dovrebbe in effetti ragionare nel modo suggerito, su Repubblica, da Linda Laura Sabbadini, «direttora centrale Istat» (sic). E cioè: «Un genitore, di fronte al dilemma vaccino o non vaccino, dovrebbe rispondere come quando il bimbo ha il febbrone. Chiama il medico e si fa dare istruzioni. Perché ha fiducia in lui. Lui sa che cosa è meglio per il bimbo, ha le competenze che noi non abbiamo. Così deve essere per il vaccino. Il pediatra conosce gli studi che sono stati portati avanti in tutto il mondo, e indirizza nel modo giusto». La Sabbadini, in sostanza, invita i genitori a compiere una scelta razionale, ad affidarsi al metodo scientifico, agli studi e agli esperti. In teoria, questo sarebbe il comportamento corretto. Nella triste realtà, però, ciò a cui assistiamo è la totale scomparsa della scienza dal palcoscenico. Si tratta di una terribile sconfitta per tutti, ma non si può fare a meno di prenderne atto. Il grande fisico Richard Feynman spiegava che la scienza è, in soldoni, «un metodo d’indagine». Essa si basa «sul principio che l’osservazione è il giudice ultimo di come stanno le cose». Nel contesto scientifico, «dimostrare significa verificare o controllare». Cioè tenere conto delle eccezioni, approfondirle, non farsi spaventare dal dubbio. In poche parole: tenere conto della realtà, osservare e poi, eventualmente, sentenziare, ed essere pronti a mettersi in discussione. Ebbene, tutto questo oggi non vale più. L’osservazione può darsi soltanto in presenza della ragione, ma la ragione è attualmente in stato di fermo, il Viminale l’ha bloccata con un Daspo. A prevalere sulla scienza sono l’emotività, i giochetti di Palazzo e, soprattutto, il ricatto.Lo dimostra proprio ciò che ha scritto la Sabbadini nel suo editoriale di ieri: un articolo che iniziava bene e proseguiva malissimo. La «direttora», infatti, suggeriva di affidarsi alla scienza. Poi, però, affermava che «emerge chiaramente dagli studi» la necessità di vaccinare i più piccoli. In verità, gli studi non dicono affatto ciò. Anzi, una bella fetta di studiosi esprime dubbi per non dire contrarietà alla vaccinazione. Alcuni ricercatori sostengono che potrebbe non essere dannosa, ma potrebbe rivelarsi sostanzialmente ininfluente nella lotta alla pandemia. Altri invece spiegano che non è il caso di sottoporre i piccini a un rischio. Insomma: la scienza - basandosi sull’osservazione dei dati - non esibisce certezze, anzi. Però, appunto, la scienza qui non ha più cittadinanza, spodestata dalla politica e dal terrore. Ecco infatti come proseguiva la Sabbadini: «I bimbi non vaccinati rischiano di essere più deprivati in termini di relazioni con i pari, con i propri nonni, rischiano anche di doversi assentare da scuola e di non poter partecipare alle attività sportive e musicali. Pagando un alto prezzo in termini di benessere psico-fisico». A voi questa sembra scienza? Ovviamente non lo è. Trattasi, semplicemente, di ricatto bello e buono. Se i bambini rischiano di venire esclusi da scuola o di essere emarginati non è per via degli effetti della malattia, ma a causa delle regole, delle restrizioni e dell’impostazione ideologica del sistema politico-sanitario. In pratica, si minacciano i genitori: «Vuoi che tuo figlio possa andare a scuola? Vaccinalo». In questo modo, non si consente alle famiglie di compiere una scelta serena, di prendere una decisione razionale in un senso o nell’altro. No, le si costringe ad agire basandosi su tutto tranne che sui dati scientifici e sugli studi.Che sia così lo dimostra il lungo servizio pubblicato dal Messaggero sull’inoculazione nella fascia 5-11 anni. Nel giro di qualche giorno, riporta il quotidiano, sono state prenotate circa 150.000 iniezioni. Non sono tantissime, contando che la platea è di 3,5 milioni di piccini. Ma ciò che più conta sono le motivazioni che vengono fornite ai genitori per spingerli a far pungere i figli. Ad esempio quelle squadernate da Patrizio Bianchi, evanescente ministro dell’Istruzione: «È il momento di mettere in sicurezza anche i bambini più piccoli», dichiara costui, granitico. Il vaccino, insiste, si deve fare «con fiducia perché è un modo di garantire la loro, la nostra, la sicurezza di tutti». In sintesi: «Bisogna vaccinare i bambini così si scongiura la didattica a distanza». Capito? Non hanno fatto nulla per migliorare la situazione degli istituti, hanno continuato a mentire gridando ai quattro venti «mai più dad» e adesso si presentano all’uscio delle famiglie italiane invitandole a inoculare i pargoli al fine di consentire il rientro in classe. Scusate ma questa non è scienza: è estorsione.Dai politici, lo abbiamo capito, ormai non possiamo aspettarci discorsi sensati. Ce li aspetteremmo, invece, dai medici. Eppure sentite ciò che afferma Alberto Villani, direttore del dipartimento di Emergenza, accettazione e pediatria del Bambino Gesù di Roma (l’ospedale in cui si rilasciano più interviste al mondo, a quanto pare). A suo dire i piccini devono vaccinarsi perché questo significa «meno tamponi, quarantene e didattica a distanza, più sport, socialità e vicinanza». Già: i minori devono sottoporsi alla puntura per «recuperare un approccio normale alle relazioni» e perché così «potranno avvicinarsi agli altri, con le dovute precauzioni, e non verranno più considerati gli untori dei nonni».Qui, più che della pediatria, avremmo bisogno della neurodeliri. Se i bambini vengono considerati «untori» è perché la Cattedrale Sanitaria attualmente al comando continua a ripetere questa enorme falsità, e perché i medici che hanno abdicato al loro ruolo, preferendo l’ideologia, si prestano alla farsa. Volete che i piccini non siano più chiamati untori? E allora smettete di dipingerli come tali, per diamine!In ogni caso, di nuovo, tutto ciò non ha nulla a che fare con il metodo scientifico. Uno scienziato, se volesse fare affidamento sulla ragione di cui gli esseri umani dispongono (in quantità diverse, causa differente allenamento), dovrebbe limitarsi a dire: «Con il vaccino le possibilità di ammalarsi sono X, senza sono Y. Gli effetti avversi possono essere Z». Con informazioni chiare, semplici e verificate di questo genere, i genitori potrebbero prendere una decisione consapevole e informata, e avere fiducia. Invece si preferisce ricattare, far leva sulle eventuali limitazioni alla vita sociale a cui i piccoli potrebbero andare incontro, limitazioni ovviamente decise dal governo su basi che sono interamente politiche, e non altro. Gli esperti che invitano alla cautela, nel contempo, sono attaccati o sviliti, il dibattito onesto è ostacolato. Come ebbe a notare persino Matteo Bassetti, ragazzi e adolescenti si sono vaccinati nei mesi scorsi per «poter andare a mangiare la pizza», o convinti che così avrebbero potuto tornare a ballare o godersi un minimo di vacanza decente. Ora il giochino si ripropone con i più piccoli.«Un bambino di 8 anni», afferma il dottor Villani, «mi ha chiesto: perché mio fratello può fare sport e io no? Gli ho spiegato che era vaccinato. Lui allora ha detto che voleva vaccinarsi anche lui». Ah, che splendido esercizio della scienza, nevvero? Ma si può ancora migliorare. C’è infatti un metodo scientificamente testato e infallibile per convincere i piccini a farsi fare la puntura: «Vaccinati, altrimenti Babbo Natale non ti porta i regali».