2023-05-29
Acqua fluo nel Canal Grande. Alla fine l’unica ecoansia l’abbiamo per i teppisti verdi
Panico a Venezia per la laguna fosforescente: si temeva il blitz ambientalista, sarebbe un «liquido tracciante». La Regione: «Non ci sono pericoli, ma ormai temiamo emuli».Liquido tracciante. Colorante per ispezioni idriche o speleologia. Una sostanza scaricata nel gabinetto. Comunque sia, la chiazza fluo che, ieri mattina, ha macchiato il Canal Grande a Venezia, all’altezza del Ponte di Rialto, arrivando fin quasi al Bacino di San Marco, non sarebbe opera dei soliti ecologisti. Almeno, non di quelli «ufficiali». Ultima generazione, l’associazione nota per i blocchi stradali e il vezzo d’imbrattare opere d’arte, monumenti e palazzi del potere, ha smentito ogni coinvolgimento. Ci sono imitatori? Burloni? Improbabile si sia trattato del tentativo di riprodurre la performance di Nicolás García Uriburu, il quale, in occasione della Biennale, nel 1968, tinse di verde fosforescente il canale, inneggiando proprio alla tutela dell’ambiente. Per dire: cambiano i protagonisti, non le mode ideologiche. Ma è bastato che, intorno alle 8.50 di ieri mattina, appena prima della partenza della regata non competitiva della Vogalonga, i cittadini notassero la pigmentazione anomala dell’acqua, perché nella città lagunare si diffondesse il panico: chi è stato? I giovani che manifestano contro il cambiamento climatico? E se la sostanza gettata nel canale fosse tossica? Una baraonda che certifica il capolavoro degli attivisti green. Alla fine, una forma di ecoansia ce l’hanno fatta venire sul serio: l’ansia per le loro cretinate. Per risolvere il giallo (anzi, sul verde), il prefetto di Venezia, Michele di Bari, ieri ha convocato un vertice urgente con il questore, Maurizio Masciopinto, predisponendo analisi, mentre i vigili esaminavano le telecamere di sorveglianza della zona, sperando di identificare gli autori della prodezza. Si era vociferato che qualcuno avesse esposto uno striscione e dopo se la fosse data a gambe. I primi riscontri dell’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpav) sono stati rassicuranti: il liquido fluo sarebbe un tracciante, la fluoresceina, che serve a seguire il percorso dell’acqua in caso di perdite. «Se verrà confermato» che il colorante è liquido impiegato «per ispezioni idriche o in speleologia», ha spiegato il governatore, Luca Zaia, «potremo tirare un sospiro di sollievo: questi composti si usano solitamente anche nelle falde, senza alcun pericolo per la salute umana». Un ingegnere dell’ente, Maurizio Vesco, ha però riferito a Repubblica che è «difficile» pensare a «un incidente». Di solito, quando un cantiere o un operaio adoperano la fluoresceina, lo comunicano all’agenzia. E, ad ogni modo, ne basta «un cucchiaio»; in laguna ne è stato scaricato un chilo. Non a caso, il presidente veneto ha precisato che «purtroppo Venezia è diventata il palcoscenico di azioni ben sopra le righe: servono risposte adeguate e forti. Dobbiamo tutelare la città, i beni monumentali, il diritto di tutti di poter godere delle bellezze storiche, senza sfregi di singoli scalmanati». L’esponente del Carroccio ha puntato il dito sul bersaglio giusto: il «rischio emulazione» da parte di «personaggi in cerca di clamore. Bene ha fatto la Prefettura a convocare immediatamente una riunione d’urgenza, mettendo attorno a un tavolo le varie forze dell’ordine. Serviva un primo segnale compatto di risposta». Capito? Siamo talmente scottati dalle piazzate dei giovinastri catastrofisti, che non dobbiamo più guardarci soloe dalle organizzazioni strutturate (e ben finanziate) che li rappresentano. L’emergenza potrebbero diventare i «lupi solitari». In attesa che gli inquirenti chiariscano l’arcano, oggi dovrebbero arrivare i riscontri definitivi dai tecnici dell’Arpav. Intanto, la vicenda di ieri ha suggellato un paradosso: dovevamo avere paura del clima impazzito, siamo finiti ad aver paura dei climatisti impazziti. Dovevamo stare in apprensione per i gradi sul termometro, siamo finiti a stare in apprensione per i capolavori artistici. A dirla tutta, le bravate dei ragazzini che vedono prossima la fine del mondo ci stanno anche costando care. Per il raid di qualche giorno fa alla Fontana di Trevi, a Roma, sono stati buttati 300.000 litri d’acqua - quella che dovrebbe stare tanto a cuore ai compagni di Greta Thunberg. Ed è soltanto grazie alla donazione di Vox Media srl che Milano risparmierà i 200.000 euro necessari a ripulire la statua di Vittorio Emanuele II, in piazza Duomo, insozzata dalla vernice degli ecoteppisti. Dopodiché, bisognerà capire se il coro d’indignazione per gli estremisti dell’ambiente sia in realtà funzionale a un altro scopo: indurci a ingoiare una pillola già amarissima, agitandoci sotto al naso quella più indigesta. Ci daranno così tanto fastidio i vandali, che il maoismo verde dell’Ue, tra diesel al bando e case da ristrutturare, ci apparirà tollerabile? Attenti alla trappola. Attenti e alle tasche. L’idea era che sviluppassimo una coscienza verde. Invece, al verde, rischiamo di rimanerci.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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