Acciaio, per l’ex Ilva il salvagente da Unicredit in attesa della nuova garanzia del decreto Aiuti

All'ex Ilva garantito il salvagente da UniCredit
Una linea di credito a breve termine da 250 milioni con la garanzia Sace prevista dal decreto liquidità, la cosiddetta Garanzia Italia, per Acciaierie d’Italia. Inizialmente, doveva essere una linea ben più consistente: 750 milioni, da un pool di tre banche.
Però, spiega una fonte bancaria, le altre due banche coinvolte hanno ritenuto che «non ci fossero le condizioni» per il loro intervento. La nuova iniezione di liquidità, dopo la cartolarizzazione di crediti da 1,5 miliardi realizzata con Morgan Stanley nel marzo scorso, si è resa necessaria per garantire l’operatività degli stabilimenti, mentre le tensioni con fornitori e appaltatori del gruppo restano elevate.
I FORNITORI
Nel fine settimana la Peyrani Sud, azienda della logistica che si occupa dello sbarco e movimentazione delle materie prime per l’impianto di Taranto nel porto della città pugliese, ha comunicato la decisione di fermare i lavori per conto di Acciaierie d’Italia per via dello scaduto accumulato, che ammonterebbe a 10 milioni di euro. Acciaierie d’Italia, dal canto suo, ha replicato definendo illegittima la decisione di Peyrani e sottolineando come stesse già valutando «con cautela» l’estensione del contratto, in relazione ai gravi incidenti registrati.
SCHEMA COVID
Lo schema di Garanzia Italia, inizialmente previsto per il Covid, è una soluzione d’emergenza, spiegano le fonti interpellate. A soccorrere l’ex Ilva dovrebbe arrivare anche il decreto Aiuti, atteso per ieri in Gazzetta Ufficiale e nuovamente slittato a oggi. Nel decreto, una norma apposita prevede la possibilità di avere la garanzia Sace, in forma diversa dalle per quelle imprese che operano in settori strategici - com’è certamente l’acciaio - in seguito alla guerra in Ucraina.
NO AL DISSEQUESTRO
Per l’ex Ilva ieri è arrivato anche il parere negativo della procura sul dissequestro dell’area a caldo dello stabilimento tarantino. La domanda era stata presentata il 30 marzo scorso dai legali dei commissari di Ilva in Amministrazione straordinaria alla Corte d'Assise che ha emesso la sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto. Il dissequestro degli impianti è una delle condizioni sospensive dell'accordo di investimento siglato il 10 dicembre 2020 tra Arcelor Mittal Holding Srl, Arcelor Mittal Sa e Invitalia.
Gli impianti furono sequestrati nel 2012 e fu poi concessa la facoltà d'uso. Secondo i commissari straordinari di Ilva in As - tutt'ora proprietaria degli impianti - è cambiato lo scenario delle emissioni rispetto a dieci anni fa grazie ai lavori ambientali e ci sono i presupposti per revocare il sequestro. Di diverso avviso è la Procura. La decisione finale spetta alla Corte d'Assise.
Gli impianti furono sequestrati il 26 luglio 2012 in base a un'ordinanza che firmata dal gip Todisco nell'ambito dell'inchiesta per associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari e alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.
All'azienda fu poi concessa la facoltà d'uso. La Corte d'Assise di Taranto che ha ricevuto l'istanza è la stessa che l'1 giugno 2021 ha pronunciato la sentenza (ma le motivazioni non sono state ancora depositate) del processo «Ambiente Svenduto» infliggendo 26 condanne (tra dirigenti della fabbrica, manager e politici) per 270 anni di carcere e disponendo la confisca degli impianti dell'area a caldo.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!













