2023-01-17
L’ultima crociata di Cgil e Pd. «La Natività in ospedale è un invito a non abortire»
L'ospedale civile di Venezia. Nel riquadro, l'icona nel reparto di ostetricia e ginecologia (IStock)
Il sindacato rosso e i dem se la sono presa con l’icona che è stata collocata all’interno del Civile di Venezia: «Condiziona le donne, operazione inutile dal gusto reazionario».Nell’inverno più bolscevico degli ultimi anni la Cgil di Maurizio Landini dichiara guerra anche alla Sacra famiglia. Come se il tempo si fosse fermato alle purghe staliniane con annessa distruzione dei simboli religiosi, il sindacato rosso ha individuato in Gesù Bambino, nella Madonna e in San Giuseppe tre nemici delle donne, della medicina, della modernità. E ha allestito a Venezia una crociata massimalista, spalleggiato dal Pd a caccia di argomenti di distrazione di massa per distogliere l’attenzione dalle risse da ballatoio congressuali. Al centro delle polemiche c’è un’icona, quella della Natività, portata dentro il reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Civile nel periodo natalizio e mantenuta in corsia, protetta da un cordoncino rosso di sicurezza.La decisione di alcuni sanitari, non osteggiata dalla Ulss 3 Serenissima, è vista come «un suggerimento alle donne a soprassedere a qualsiasi intenzione di aborto». È il pensiero debole del neo segretario generale provinciale della Cgil, Daniele Giordano, condiviso con perfetto automatismo dal capogruppo dem veneziano Monica Sambo e dal consigliere regionale piddino Jonatan Montanariello.La battaglia avvampa perché, secondo la triade progressista, «pare che l’installazione si trovi proprio nei pressi delle stanze dove avvengono i colloqui per valutare le interruzioni di gravidanza». Così si legge in una nota che sottolinea - in un italiano traballante - come «il conforto che le donne devono trovare in un momento così particolare e delicato come quello del parto, o di una scelta complessa e spesso dolorosa come quelle dell’interruzione di gravidanza, non devono in alcun modo essere accostati a un credo religioso che potrebbero mascherare comportamenti da Stato etico, che non possono trovare in alcun modo cittadinanza a Venezia».Perfettamente in linea con la simbologia dominante nella new wave epifanica del sindacato (non si è ancora spenta l’eco dell’inno sovietico suonato con fremiti di nostalgia al congresso di Bologna alla presenza del segretario nazionale), l’invettiva di Giordano & company evidenzia due debolezze. La prima riguarda il mancato rispetto dell’intelligenza delle gestanti, raffigurate come psicolabili non in grado di decidere del loro futuro senza farsi condizionare da un’immagine religiosa. La seconda è la volontà surrettizia di demonizzare la Sacra famiglia come se fosse portatrice di esempi nefasti. È curioso che i custodi dello Stato etico in ogni espressione pubblica (restrizioni delle libertà individuali, green pass, divieto del contante, guerra agli automobilisti con le zone a 30 km orari, conformismi a pioggia) rintraccino con uno sfoggio di malizia il demonio dentro un’innocente icona cattolica.Sul tema aborto, la sinistra veneta ha il nervo scoperto perché l’obiezione di coscienza da parte dei medici è consistente. Secondo i dati ufficiali della Regione, la percentuale degli obiettori supera il 71% (252 su 352) mentre a Venezia si sfiora l’en-plein (19 su 20). Nel Veneto bianco la tradizione è in sintonia con i dettami della Chiesa e la linea abortista ideologica, tout-court, fatica a scalfire le menti. Così il segretario della Cgil Giordano sottolinea che «le donne che scelgono di interrompere una gravidanza quasi mai trovano una presa in carico adeguata e devono sempre più spesso affrontare un percorso difficile nel riuscire a vedere loro garantita questa scelta. L’Ulss Serenissima farebbe bene a impegnarsi a garantire che i medici obiettori non compromettano il servizio e a non fare inutili operazioni dal gusto reazionario».In tutto ciò rimangono misteriosi il coinvolgimento di Gesù Bambino e la richiesta di togliere di mezzo l’immagine sacra da parte di Sambo e Montanariello, arrivata con una furia iconoclasta d’altri tempi, quando Adel Smith andava in tv a combattere battaglie identitarie contro il crocifisso e in favore dell’Islam radicale. «Come Pd chiediamo che si rimuovano immediatamente tutte le rappresentazioni religiose che vanno contro la sensibilità delle donne e il rispetto dei loro diritti», tuonano i rappresentanti dem.«Il compito dell’Ulss è di garantire alle donne il loro diritto a una libera scelta in tempi adeguati, rimuovendo tutti i vincoli e le difficoltà che oggi ci sono». I vertici dell’azienda sanitaria Serenissima non intendono intervenire nella polemica.La contrapposizione è frontale e la frustrazione nel non riuscire a far passare i dogmi del socialismo sanitario portano ad assumere posizioni esasperate. «Come Cgil non siamo certo contrari ai simboli religiosi e alle festività natalizie» è costretto a precisare Giordano, «ma sono altri i luoghi, diversi dall’ospedale, in cui le rappresentazioni devono avvenire».In fondo a sinistra abita il consueto paradosso guareschiano: l’inno dell’Urss fa furore, l’icona cattolica va censurata. Eppure la storia dovrebbe aver insegnato ai comitati centrali italiani che, nella penombra delle urne, Dio ti vede e Stalin no.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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