2022-06-25
A Severodonetsk gli ucraini si ritirano: Lugansk vacilla. E adesso Minsk fa più paura
Cade il baluardo che secondo Volodymyr Zelensky andava «difeso a ogni costo». Nella Regione i russi conquistano diverse città. Kiev denuncia: «La Bielorussia è pronta a invadere».Il più importante baluardo ucraino nella regione del Lugansk è caduto. La città chiave di Severodonetsk è ora in mano ai russi. Dopo settimane di assedio, gli ucraini hanno scelto il male minore: evitare di essere accerchiati e scongiurare le perdite, ormai inutili, di forze armate. Combattere sarebbe stato infruttuoso, la superiorità dei mezzi russi era palese da tempo e Mosca lo aveva detto: «Non assalteremo la fabbrica Azot perché chi si trova al suo interno, alla fine, sarà costretto a venire fuori». È stato il responsabile militare del Lugansk, Sergei Gaidai, a ordinare ai militari ucraini nascosti nell’impianto chimico di Severodonetsk di ritirarsi. C’era ancora una via d’uscita per i 1.500 soldati e ufficiali costretti nella struttura e per i 568 civili rimasti asserragliati. È stato ritenuto saggio usarla, per il bene dei civili ma anche per tentare di far raggiungere ai militari posizioni più fortificate. Le forze ucraine si sono ritirate «per ricollocarsi in una posizione dalla quale possono difendersi meglio», riferisce infatti una fonte del Pentagono. Lo stesso funzionario della Difesa sminuisce la conquista russa di Severodonetsk, definendola un progresso «molto piccolo». In realtà, era stato lo stesso presidente Volodymyr Zelensky a sottolineare, nei giorni scorsi, il ruolo strategico della città che «andava difesa ad ogni costo». Altre dieci località nella regione di Lugansk sono state conquistate dalle forze russe negli ultimi cinque giorni, secondo quanto affermato dal portavoce del ministero della Difesa, generale Igor Konashenkov. Il portavoce ha aggiunto che a Korskoye e Zolotoye, a Sud di Lysychansk, «1.800 soldati ucraini, 120 membri di milizie naziste e 80 mercenari stranieri sono stati circondati, mentre 41 soldati di Kiev si sono arresi». Negli insediamenti occupati iniziano a sventolare le bandiere russe. I separatisti di Lugansk hanno issato la bandiera sull’edificio dell’amministrazione municipale di Zolotye. A questo punto, il centro più a rischio diventa Lysychansk, città «gemella» di Severodonetsk sull’altra sponda del fiume Severskiy Donets. La conquista di Lyschansk consentirebbe a Mosca di rivendicare il controllo degli interi confini amministrativi della regione di Lugansk. Lo schema seguito dai russi nelle diverse città sembra ricalcato sul modello di quanto accaduto a Mariupol. La città portuale che per prima ha subito le «attenzioni» di Mosca sembra oggi essere «sull’orlo di una catastrofe epidemiologica». È quanto emerge dalle dichiarazioni del sindaco, Vadym Boychenko. «In città», ha spiegato, «si stanno già diffondendo malattie infettive, tra le quali potrebbero esserci virus mortali come colera e dissenteria. Il Comune di Mariupol ha riferito che 9.000 tonnellate di rifiuti hanno invaso le strade e Mariupol è ora un vero e proprio ghetto dove le condizioni igieniche mettono a rischio la vita dei residenti rimasti». Alla tragica situazione sul campo si aggiunge il timore ucraino che presto possano arrivare i rinforzi ai russi da parte della Bielorussia. «Il Cremlino pianifica atti terroristici nella città bielorussa di Mosyr, dove progetta attacchi a case, scuole, ospedali e alla raffineria petrolifera, con l’obiettivo di fornire ad Alexander Lukashenko un motivo formale per entrare in guerra, usando lo stesso metodo già utilizzato per giustificare la guerra in Cecenia». La denuncia, che è della direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, va attentamente monitorata, visto che l’eventualità andrebbe a complicare ulteriormente lo scenario dell’«operazione speciale». «A questo scopo», prosegue l’allarme dell’intelligence ucraina, «a Mosyr sono arrivati i gruppi di sabotatori travestiti da civili e che includono personale della Central intelligence agency russa e mercenari». Ulteriori complicazioni potrebbero ancora giungere dalla questione Kaliningrad. «Il divieto di transito di alcune merci verso la regione di Kaliningrad varato dalla Lituania è stato chiaramente introdotto sotto diktat degli Usa», è l’ultima accusa del ministero degli Esteri russo. La Russia sostiene di non avere fretta in merito alla risposta da dare, ma annuncia che qualcosa accadrà. «Non c’è bisogno di correre qui, ma, allo stesso tempo, siamo determinati», avverte il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, «ma ci vorrà del tempo prima che vengano prese determinate decisioni». Lo stesso portavoce del Cremlino ha denunciato un «atto di terrorismo», riferendosi all’uccisione di un funzionario dell’amministrazione russa a Kherson, nel Sud dell’Ucraina. La vittima si chiamava Dmitry Savluchenko e si occupava di sport e gioventù. Intanto, a Chernihiv è iniziato il processo al militare russo Kulikov, accusato «di aver sparato da un carro armato su una casa di civili». Kulikov sparò su un appartamento di un grattacielo, nel quale fortunatamente in quel momento non c’erano persone.