2024-02-07
A scuola è scattata l’ora delle coltellate: pugnala il rivale, ragazzo arrestato
Pieve Emanuele, quindicenne in una pozza di sangue. Fermato un diciottenne. Giuseppe Valditara: «Serve un’alleanza genitori-docenti».Ha aspettato che uscisse dalla scuola professionale per cuochi e pasticceri Afol di Pieve Emanuele, l’ha aggredito e, quando la vittima, un quindicenne, si è riparata sotto il portico dell’istituto scolastico ha sferrato la coltellata, infilzando il rivale a una coscia. La scena è stata ripresa dalle telecamere di sicurezza della polizia locale e della Protezione civile, che sono vicine all’istituto scolastico. E mentre la vittima, in una pozza di sangue, è stata soccorsa e portata d’urgenza all’ospedale Humanitas di Rozzano (in condizioni gravi, ma non in pericolo di vita), è scattata la caccia all’uomo. I carabinieri hanno rintracciato in fretta l’aggressore, un diciottenne che aveva avuto degli screzi social con la vittima per una ragazza, dopo la lite era scappato a casa. Ai carabinieri ha subito detto di aver buttato il coltella in un cestino dell’immondizia, a due passi dal luogo dell’aggressione. L’arma è stata trovata: è un coltellaccio da cucina. Dalle indagini è emerso che i due avrebbero litigato già la settimana scorsa tramite dei messaggi che si sarebbero scambiati su Instagram. La contesa per una ragazza sarebbe il movente che ha armato la mano del diciottenne. I carabinieri sono molto abbottonati sull’esito delle indagini. D’altra parte il contesto in cui hanno operato non è dei più semplici: nell’area vivono molti immigrati e ci sarebbero anche dei calabresi legati alla ‘ndrangheta, come dimostrano numerose indagini giudiziarie, alcune partite anche dalle Procure del Sud. E chi indaga sa bene quanto sia facile che, in quel contesto, possa innescarsi qualcosa difficile da contenere anche sotto il profilo dell’ordine pubblico. «È un fatto gravissimo, siamo affranti», ha commentato il sindaco di Pieve Emanuele, Pierluigi Costanzo. E ha precisato: «Quanto è successo non c’entra con la scuola, anche se ovviamente i ragazzi sono sotto choc». Il diciottenne, che è stato arrestato ed è accusato di aver provocato lesioni gravi alla vittima, si è scoperto, anche grazie al supporto della polizia locale, prima dell’aggressione era all’esterno dell’istituto scolastico e parlava con gli studenti, quindi doveva conoscere alcune persone, anche non frequentando la scuola. Proprio negli istituti scolastici, però, sembra esserci un cortocircuito da arancia meccanica. L’episodio segue di 24 ore l’altro grave episodio, quello di Varese, dove uno studente di 17 anni ha colpito con tre fendenti una professoressa, Sara Campiglio, che era la sua tutor (alla quale contestava di aver proposto la sua bocciatura, poi ritirata di concerto con la famiglia) ed è stato arrestato per tentato omicidio. La Procura per i minorenni di Milano gli contesta anche le aggravanti della premeditazione, per aver portato a scuola il coltello a serramanico utilizzato per colpire alla schiena l’insegnante, dei futili motivi e dell’aver agito nei confronti di una insegnante equiparata a un pubblico ufficiale. Il ragazzo sarà sentito oggi dal gip. Il 12 gennaio scorso, invece, una lite avvenuta a San Donato Milanese, in via Parri, tra due sedicenni da poco usciti da scuola era finita ancora una volta a coltellate. E proprio ieri la polizia ha notificato il provvedimento dell’avviso orale emesso dal questore di Taranto nei confronti di un uomo di 32 anni e di una donna di 31 che lo scorso 31 gennaio si scagliarono contro il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Europa-Dante Alighieri, Marco Cesario. Si tratta dei genitori di una bambina di tre anni. Mentre solo poco tempo prima in una scuola media della periferia di Bologna uno studente era entrato in classe con una pistola nascosta nello zaino e un proiettile. Aveva sottratto l’arma al padre, un appartenente alle Forze dell’ordine. Nell’ultimo anno scolastico si erano verificati 36 casi. Ma quest’anno si è aperto con un aumento esponenziale del fenomeno: dopo neanche cinque mesi i casi sono già 27. E anche se, stando alle statistiche, per gli episodi di cui sono responsabili gli studenti si registra una calo dell’11 per cento, «rispetto allo scorso anno scolastico, in questi primi quattro mesi e mezzo registriamo un aumento del 111 per cento degli atti di violenza commessi da genitori e parenti», nei confronti del personale scolastico, ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Secondo il ministro bisogna «ricostituire l’alleanza fra genitori, famiglie e mondo della scuola, dobbiamo avviare una battaglia innanzitutto culturale». In una intervista al Messaggero, Valditara ha aggiunto: «C’è una responsabilità educativa forte delle famiglie. Ecco perché, se un genitore aggredisce o prende a pugni un docente o un preside, deve risponderne nei confronti non solo dell’aggredito, ma anche dello Stato. È lo Stato a subire un danno di immagine e reputazionale e dunque ha il diritto a essere risarcito».
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
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