2024-08-03
A Roma è in corso il giubileo dei filosofi. Peccato che manchi la materia cerebrale
La sede dell'Università Sapienza che ospita il congresso (iStock)
Il Congresso mondiale spicca per assenza di veri intellettuali. Però è zeppo di luoghi comuni su accoglienza e nomadismo.Al Congresso mondiale della filosofia che si tiene a Roma in questi giorni hanno dimenticato un piccolo particolare, anzi due: non ci sono i filosofi e nemmeno la filosofia. Almeno così pare. Ottomila filosofi annunciati, tra turisti del pensiero e professionisti del mestiere, più truppe intellettuali di saperi connessi e visitatori. Un evento universale, l’Onu del pensiero, le Olimpiadi della filosofia, con una netta prevalenza di intellettuali extracomunitari, provenienti da aree geografiche storicamente estranee alla materia, a dimostrazione della raggiunta globalizzazione del pensiero che coincide poi col suo declino. E il ritorno del congresso mondiale dei filosofi in Italia dopo più di sessant’anni, che per la quarta volta nel secolo ospita l’evento, come a nessun altro Paese è accaduto. E non sappiamo se ciò derivi dalla nostra tradizione di pensiero o dalla nostra tradizione di ospitalità e dal nostro appeal turistico-gastronomico-culturale. Certo, celebrare un congresso mondiale di filosofia dall’1 all’8 agosto a Roma, significa sfidare la logica più elementare, il caldo feroce, la città in preda alla canicola; e nel tempo della massima distrazione. Consacrare a Roma il giubileo dei filosofi bruciando d’anticipo il giubileo cattolico e cristiano di fine anno, per giunta in una Roma tutta cantieri, gabbiani & immondizia, con piazze impraticabili e servizi malridotti, è un ulteriore schiaffo al senso della logica e alla missione del dotto. Ma i filosofi, si sa, amano i paradossi, sfidano alle volte la ragione e soprattutto i consolidati luoghi comuni, oltre che le avversità atmosferiche e urbane. Ma la questione vera non è il luogo, la data, la cornice del Congresso semmai il tema, il taglio, i relatori. Per un tema come quello scelto, «La filosofia oltrepassa i confini», che è l’acqua calda del nostro tempo, non c’è bisogno di convocare i filosofi, basta ripristinare Giochi senza frontiere. Per veicolare le solite messaggerie ideologico-televisive del fratellismo umanitario, bastano i cantanti, gli attori, gli influencer, insomma agenti e figuranti del Villaggio Globale, più qualche Ong. Più da filosofi sarebbe stato semmai interrogarsi sui confini, se oltrepassarli o no, se sono un bene o un male e fino a che punto l’uno o l’altro, e come, in che senso sconfinare o salvare i confini: avrebbe dato l’idea di una ricerca e non di una formuletta prestampata; un confronto dialettico e dialogico, un pensiero plurale e anche conflittuale, come si addice alla filosofia. Se la filosofia, poi, non è dare risposte ma fare domande, come si ripete fin troppo spesso, qui la risposta è già bell’e confezionata. Non c’è da risolvere alcuna questione, ma da integrare africani, cinesi, asiatici nell’ambito della filosofia. Ed è facile dedurre che con quel taglio, il Congresso convoca solo il pensiero conforme a questo tracciato, tradendo la missione stessa della filosofia e paradossalmente ripristinando i confini sul piano delle idee e delle culture che invece dichiara di voler superare sul piano geografico e culturale. Oltrepassiamo i confini geografici, innalziamo i confini ideologici... Un cambio di barriere. Ma, si sa, ogni ideologia inclusiva compie esclusioni. Il sottinteso del Congresso e del tema scelto è naturalmente il nomadismo, la retorica dei migrantes, il residuo del vecchio terzomondismo, che non è più conflittuale col modello globale prevalente ma ne costituisce per così dire l’estensione e l’eco. Il pensiero senza confini è figlio del mercato senza confini.Ma oltre il tema e il taglio resta la domanda: e i filosofi chi sono, dove sono? I nomi dei filosofi, almeno quelli emersi, non evocano grandi pensieri, grandi opere e grandi menti, non sembra che abbiano scritto pagine memorabili o almeno paragrafi nella storia della filosofia contemporanea destinati a restare. Nei congressi mondiali della filosofia nel Novecento ci andavano i più grandi filosofi del tempo. Sarà che il nostro tempo è avaro di filosofi, c’è una paurosa denatalità di pensatori e di visioni del mondo e non ci sono più grandi filosofi riconosciuti ma non ci pare che gli Stati generali della filosofia mettano a confronto, come accadeva un tempo, i nuovi Bergson e Russel, Heidegger e Ortega y Gasset, Croce e Boutroux, Steiner e Papini...Infine la scelta del luogo, di indubbio prestigio e di portata universale. Ma sul piano filosofico Roma non è Atene, non è mai stata capitale della filosofia; è stata Impero e Legge, Civiltà e Cristianità, Cattolicesimo e Arte Rinascimentale e Barocca; ma non luogo del pensiero, crocevia di confronti. A Roma i filosofi più famosi dell’antichità non erano romani ma immigrati, come Seneca l’iberico, consigliere dell’imperatore; e come Plotino l’egizio, che fondò una scuola neoplatonica; oppure non erano propriamente filosofi, come Cicerone o Marco Aurelio. La filosofia italiana è prevalentemente meridionale, figlia della Magna Grecia; a Roma, per semplificare, si era guerrieri, papisti o menefreghisti.Naturalmente il Congresso dei filosofi è stato come suol dirsi «voltato» a Roma nel format dell’Estate romana, usando magnifiche location tra lo Stadio Palatino e il Parco Archeologico del Colosseo. Comunque ben vengano anche queste kermesse, ben venga l’idea di portare la filosofia sotto le stelle, all’ombra della romanità, in una città propensa alla trippa più che alla gnoseologia; ben venga soprattutto il progetto di avvicinare le genti, i turisti, i curiosi alla filosofia. Però, diamine, un Congresso mondiale della filosofia carente di materie prime...
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.