2020-11-24
A monsignor Perlasca la villa della «donna del mistero» in cambio di 5 anni di messe
L'ex braccio destro del cardinale Angelo Becciu ha ottenuto in dono un immobile di due piani nel Reatino per assistere spiritualmente la sedicente 007. Sia in vita, sia post mortem.Quando il cardinal Angelo Becciu ha letto le dichiarazioni rilasciate a questo giornale dalla settantunenne reatina Genoveffa Ciferri è saltato sulla sedia.Qualcuno l'ha definita «la donna degli intrighi vaticani», forse perché la stessa dice ai quattro venti di aver lavorato con i servizi segreti. Quel che è sicuro è che la signora nei mesi scorsi si è recata piena di determinazione in Vaticano per difendere un amico in difficoltà, il sessantenne monsignore comasco Alberto Perlasca. E, nell'occasione, ha apostrofato il cardinale con toni un po' sopra le righe, ritenendolo responsabile delle disavventure giudiziarie di Perlasca, ex economo proprio di Becciu.Infatti la presunta gestione allegra dei fondi della Segreteria di Stato ai tempi in cui la guidava Becciu ha portato all'apertura di un fascicolo d'inchiesta, in cui Perlasca è oggi indagato. Genoveffa, a proposito di quel duro confronto con il porporato, un paio di giorni fa ci aveva rivelato: «Lo può scrivere: il cardinale bestemmiava Dio. Capisce? Lanciava improperi contro il Papa e contro monsignor Edgar Peña Parra… era uscito fuori dai gangheri, perché lui diceva di aver parlato con il Santo Padre di Perlasca, difendendolo. Io ero andata lì per rimproverarlo per alcuni medicinali che gli aveva propinato attraverso un medico […]. Con i genitori di Perlasca abbiamo appurato che potevano causare rischi altissimi, questo ha fatto Becciu».Il cardinale non ha mandato giù le accuse e il suo avvocato, Fabio Viglione, ha annunciato: «Ho ricevuto mandato dal cardinale Angelo Becciu di proporre immediata querela per diffamazione aggravata nei confronti della signora Geneviève Putignani in relazione alle dichiarazioni a lei attribuite dal quotidiano La Verità. Il contenuto sacrilego dell'articolo, gravemente offensivo per il Santo Padre e il mio assistito riposa su attribuzioni di frasi e atteggiamenti che il Cardinale respinge con assoluta fermezza, denunciandone la totale falsità, e che saranno portate all'attenzione dell'autorità giudiziaria».Ieri siamo tornati a Greccio a trovare la signora Genoveffa, che preferisce essere chiamata alla francese, Geneviève (mentre Putignani è il cognome della madre Amelia). Anche ieri ci ha risposto dalle finestre socchiuse senza mostrarsi. La voce ci è giunta attraverso gli scuri. «Querelata da Becciu? La cosa mi lascia indifferente. Anzi mi provoca un pizzico di divertimento». Genoveffa ci aveva detto di aver lavorato tra il 1983 e il 1985 per i servizi segreti. Ma noi le abbiamo spiegato che non risulta proprio. Lei non si è scoraggiata: «Ma mi scusi c'è una differenza tra chi è 007 e chi collabora […] lei mi fa delle domande che violano la mia privacy».Allora abbiamo provato a chiedere in paese chi sia davvero Genoveffa Ciferri e abbiamo capito che non è amata da tutti. Tra i 1.500 abitanti di Greccio circolano leggende, come quella secondo cui Geneviève anziché con il portafogli girerebbe con una busta piena di biglietti da 200 euro. Eppure per i compaesani non avrebbe mai lavorato. In realtà all'Inps un piccolo impiego risulta: tra il 1990 e il 1991 avrebbe percepito redditi per circa 3.000 euro l'anno da una pensione di Greccio, L'oasi di Gesù bambino. Nel borgo la descrivono come una che «usa il doppio cognome perché fa chic», che «riesce a infilarsi dappertutto» e a conquistare ciò che vuole. Per esempio, dopo il terremoto del 1997, avrebbe ottenuto un contributo del 100 per cento per la ristrutturazione della casa lesionata, che non sarebbe stato concesso a nessun altro nel circondario. Voci di paese, certo. Come quelle che narrano di quando la madre Amelia era costretta a vivere in un container piazzato in giardino e diversi organi di stampa e trasmissioni tv, dall'Osservatore romano alle Iene, si occuparono delle sue traversie. In una circostanza l'impegno di Genoveffa non portò i risultati sperati: quando cercò di maritare una nipote con un ragazzo del paese.Una suora che incontriamo nel Santuario di Greccio ci confessa di sapere poco della donna e che a lei basta «non averci niente a che fare». Padre Pasquale, il parroco, è più diplomatico: «Qualche volta viene a messa al santuario, qualche volta in parrocchia (San Michele Arcangelo, ndr). Viene e va via».Perché questa donna devota è tanto preoccupata per la salute di Perlasca? Che rapporto c'è tra i due? Lei, che non ha marito, né figli, si schermisce: «Sono una signora di 71 anni e ne ho ben 11 più di Perlasca, quindi non si può dire che possa attirarlo». Ma per provare a decifrare il legame della coppia conviene partire dalla villa di Greccio, dove la donna risiede: una bella magione di 7 vani su due piani. Il giardino è un trionfo un po' kitsch di vasi, archi, statue, ma il valore dell'immobile non è trascurabile. Basti pensare che nella stessa via un cottage unifamiliare è in vendita a 300.000 euro. Era la dimora avita di Genoveffa, ma dal 2017 è diventata di proprietà del monsignore, che ha lasciato all'amica la nuda proprietà dell'immobile in via dei Frati (in questo borgo San Francesco, nel 1223, ha realizzato il primo Presepe). Una storia che non ha nulla a che vedere con la compravendita del palazzo di Londra decisa da Becciu e su cui indaga la Gendarmeria, ma che, comunque suscita diversi interrogativi. Per esempio: con che soldi Perlasca ha acquistato la casa dell'amica, forse con quelli della Segreteria di Stato? La risposta ci ha lasciato di stucco e si trova in conservatoria. Il 23 maggio 2017, davanti al notaio Paolo Angelini di Rieti, sono comparsi per la vendita Genoveffa e Perlasca. La casa si sviluppa, si legge nel rogito, su tre livelli, compreso il seminterrato adibito a cantina e all'esterno ha un forno e una piccola area pertinenziale, per un totale di 330 metri «tra coperto e scoperto». A questo occorre aggiungere un terreno di oltre 1.200 metri quadrati. Il prezzo? Lascia basiti: «Ai fini fiscali le parti attribuiscono agli immobili, al netto del valore dell'usufrutto» che si è riservato la signora Genoveffa, «il valore di 11.600 euro, di cui euro 800 per il terreno».Come possibile? Ci troviamo di fronte alla circonvenzione di un'incapace? Parlando con Genoveffa non si ha quella sensazione. E allora? Spulciando meglio l'atto ci imbattiamo nella vera contropartita dell'immobile: «A titolo di corrispettivo della cessione il signor Alberto Perlasca si obbliga, per tutta la durata della vita della cedente, a eseguire le seguenti prestazioni a favore della stessa: fornirle adeguata assistenza morale e spirituale; celebrare o far celebrare Sante Messe gregoriane in suffragio post mortem per un ciclo di anni 5, come da tariffario diocesano pro tempore. Le prestazioni assistenziali dovranno essere eseguite personalmente dalla parte cessionaria (Perlasca, ndr), senza necessità di apposita richiesta della stessa parte cedente. Le stesse parti, pertanto, prendono atto, che l'impegno della parte cessionaria si limita all'obbligo di dedicare la propria attività personale per l'esecuzione delle prestazioni di cui sopra». Il contratto ha clausole che lo possono rendere nullo: nel caso «le obbligazioni assunte» da Perlasca «non siano adempiute secondo le modalità stabilite», ovvero «se non presti l'assistenza morale e spirituale» oppure, post mortem, «non provveda alle celebrazioni delle sante Messe», la donna potrà «richiedere il risarcimento del danno, in ogni caso di inadempimento, anche di scarsa importanza».Davvero un accordo sorprendente. Ma la Ciferri, di fronte al nostro stupore, resta impassibile: «La pregherei di non associare la mia casa, i tanti sacrifici di mio padre e di mia madre al caso Becciu. Perché ho svenduto la casa? Guardi che non è così e, in ogni caso, non è un reato. Mi scusi, ma lei ha mai approfondito il rapporto tra mia madre e monsignor Perlasca o ciò che l'Osservatore Romano e Mario Agnes (storico ex direttore del quotidiano d'Oltretevere, ndr) scrivevano? Ci sono motivazioni profondamente spirituali. Lei avrà visto che c'è anche una cappella…». Nei giorni scorsi ci aveva confidato di avere rapporti stretti anche con i parenti del monsignore: «Io sono amica non solo di Perlasca ma che dei suoi genitori, Renato e Sandra. Si faccia dire da loro come Becciu aveva ridotto il loro figliolo».Il riferimento è alle presunte cure prescritte a Perlasca da un medico che sarebbe stato mandato al capezzale dell'amico prelato dal cardinale sardo: «A luglio monsignor Perlasca era molto debilitato e un dottore che si chiama A. B. gli ha prescritto 70 gocce di Tavor» spiega la donna. Sarebbe questo il vero motivo dello scontro tra la Ciferri e il porporato: «Ha mandato il dottore senza il consenso di Perlasca e vedrà che per questo si prenderà una denuncia. Io quattro mesi fa sono salita nell'appartamento di Becciu per dirgli che il monsignore era provato psicologicamente e che doveva lasciarlo in pace».In modo che, tra molti anni, possa dire messa in sua memoria.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)