2018-06-08
A Ferro dico che non basta l’amore per crescere un bimbo senza madre
Il cantante è intervenuto nel dibattito sulle famiglie arcobaleno dicendo che non vuole essere «invisibile». Ma invisibili sono le donne che vendono la gravidanza. E i figli di genitori gay, privati del normale equilibrio.«Tiziano Ferro risponde al ministro contro le famiglie arcobaleno», dice Vanity Fair, e chiede «solo di non essere invisibile». Sono io che voglio parlare degli invisibili, i padri dei bambini privati del padre, le madri dei bambini privati delle madri, genitori ignoti e invisibili. Tiziano Ferro è uno degli uomini che ha preso la decisione, non ancora attuata pare, di far nascere un bambino e privarlo della madre. Ci sono vari tipi di amore, come donna e come madre, come medico che ha visto il dolore dei bambini senza madre, questo amore non mi sembra tra i migliori. Lui ritiene di essere talmente super come genitore da non avere nessun dubbio sulla sua capacità di fare il padre e di riempire la vita del bambino di un tale quantitativo di qualche cosa da fargli dimenticare di essere un senza madre, figlio di una donna che lo ha dato via. Noi che di dubbi ne abbiamo avuti e ne abbiamo a ogni istante, ci congratuliamo con questo signore per la sua spettacolare mancanza di qualsiasi dubbio su sé stesso e sul mondo. Deve essere divertente vivere con una psiche come la sua, ma per un figlio è meglio un genitore che qualche dubbio ce l'abbia, e per essere ben certo di fare il meglio non faccia esperimenti, usi i vecchi sistemi sperimentati per millenni: amare una donna, proteggerla, essere disposto a morire per lei, farsi amare al punto tale che lei accetti di diventare madre.Nella migliore delle ipotesi la madre è una sola, una madre invisibile; nel caso più grave le donne invisibili sono due, quella che ha venduto gli ovuli e quella che ha venduto la gravidanza: in questo caso non c'è una madre. E sono proprio queste donne a essere invisibili. Eggsploitation è il titolo del documentario sui danni, spesso irreversibili, a volte gravissimi e mortali che subisce il corpo di chi vende gli ovuli, che oltre a una serie di guai minori può sviluppare la micidiale sindrome da iperstimolazione ovarica (Ohss l'acronimo inglese), causata da un aumento della permeabilità capillare. Quindi si ha perdita di liquido, con emoconcentrazione dentro i vasi e presenza di liquido dove non dovrebbe essercene: peritoneo, pleura, eccetera. Nei casi gravi abbiamo ascite e idrotorace massivo, insufficienza renale, fenomeni tromboembolici: il sangue troppo concentrato può formare dei trombi: ictus, infarto, trombosi periferiche con necrosi, coagulazione intravasale disseminata potenzialmente mortale.A questo si aggiungono le possibili complicanze dell'intervento chirurgico necessario a prelevare gli ovuli nella cavità addominale, gravato da emoperitoneo, sanguinamento interno, per la fragilità di vasi causata dagli estrogeni. E un emoperitoneo può lasciare aderenze (coliche addominali), o diventare una peritonite con chiusura delle tube da infiammazione e sterilità.E poi c'è la depressione, il dolore dell'anima quando si realizza che ti sei venduta la tua discendenza, i tuoi cromosomi: quello che geneticamente è il tuo bambino, che avrà la tua fossetta, il tuo sorriso, finirà in mano a chi? E poi? Cosa succede a questi bimbi? Uno studio del sociologo Mark Regnerus, dell'Università del Texas, pubblicato sulla rivista scientifica Social Science Research, ha esaminato il benessere fisico, psicologico e sociale di ragazzi con genitori (uno o entrambi) omosessuali: ci sono differenze e molte rispetto a che ha avuto padre e madre. Contrariamente a ricerche precedenti, sono stati interpellati direttamente i figli ormai adulti, tra i 18 e i 39 anni, e contrariamente a ricerche precedenti il campione era costituito da quasi 3.000.Queste persone pensano di più al suicidio (12 per cento contro il 5 per cento dei figli di coppie regolari), sono più propensi al tradimento (40 per cento contro il 13 per cento), sono più spesso disoccupati (28 per cento contro l'8 per cento) e in una percentuale superiore (19 per cento contro l'8 per cento) sono in terapia psicologica. Inoltre, nel 40 per cento dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l'8 per cento dei figli di coppie normali). Pare infine che siano meno sani, più poveri e inclini al fumo e alla criminalità.Per chi conosce l'inglese vale la pena di leggere Ephthah's Daughters - Innocent Casualties in the War for Family Equality (Le figlie di Iefte - Vittime innocenti nella guerra per la famiglia egualitaria), curato da Robert Oscar Lopez e Rivka Edelman, che racconta cosa vuol dire essere figli di un genitore che ha negato l'altro e lo ha reso invisibile. Molti di questi figli non negano di avere avuto genitori amorevoli. I loro genitori gay lo sono stati, ma affermano che non è stato sufficiente a creare equilibrio. Raccontano del loro dolore invisibile, che non potevano raccontare per non destabilizzare i loro già fragili genitori, e per non attirarsi feroci accuse di omofobia.Riporto le parole di una lettera scritta da alcuni di loro a Dolce&Gabbana, quando furono attaccati da tutti.L'amore non basta. Ditelo a Tiziano Ferro.Cari Dolce e Gabbana,i sei firmatari di questa lettera sono stati tutti cresciuti da genitori gay o lesbiche. Cinque di noi sono donne e uno è un uomo bisessuale, che hanno tutti cresciuto i loro figli con partner del sesso opposto. Vogliamo ringraziarvi per aver dato voce a quanto abbiamo appreso dall'esperienza: ogni essere umano ha una mamma e un papà ed eliminare uno dei due dalla vita di un bambino significa privarlo della dignità, dell'umanità e dell'uguaglianza.Sappiamo che i genitori gay possono essere amorevoli, dal momento che li abbiamo e ci hanno amati. Tuttavia, noi tutti abbiamo fatto esperienza diretta del duro contraccolpo che segue quando la visione dominante dei genitori gay, come universalmente positiva, viene messa in discussione. Sappiamo che sarete sottoposti a una pressione tremenda, specialmente ora che sia l'Italia sia gli Stati Uniti stanno cominciando a spingere affinché gli interessi per la difesa dei nostri diritti ad avere una madre e un padre siano censurati, al fine di soddisfare una potente lobby gay. Nessuno riceve attacchi tanto feroci dalla lobby come coloro che appartengono alla comunità gay e metto in discussione le sue politiche: i figli delle coppie gay tanto quanto gli uomini gay che li difendono (come voi due).Probabilmente tanti nella comunità internazionale proveranno a cancellare i vostri programmi, a censurare le vostre campagne pubblicitarie e a distruggere mediante il web la vostra reputazione. Ma avete dimostrato a voi stessi di essere estremamente coraggiosi. E ci avete ispirato mentre ci prepariamo tutti e sei a inviare lettere contro il matrimonio gay alla Corte suprema degli Stati Uniti. Vogliamo lodare il vostro coraggio e ringraziarvi per l'ispirazione che siete. Ma vi imploriamo anche di non arrendervi quando la reazione crescerà d'intensità. Se tornerete indietro e vi scuserete per quanto avete detto, renderete ancora più vulnerabili e discreditati i bambini che vivono nelle case gay. Per il nostro bene, così come per quello di tutti i bambini italiani, è importante che non vi scusiate né che vi arrendiate. Sostenete invece l'idea che tutti i bambini hanno bisogno di crescere uniti alle proprie madri e i propri padri. Si tratta di un diritto umano.Se in qualsiasi modo possiamo aiutarvi, per favore, fatecelo sapere. Non siamo tutti cristiani ma vogliamo inviarvi la nostra benedizione, promettendovi che d'ora in poi saremo acquirenti di Dolce&Gabbana.Collaboratrice del FederalistCoautrice of Jephthah's Daughters: Innocent Casualties in the War for Family EqualityScrittrice di AskthebigotCoautore di Jephthah's Daughters: Innocent Casualties in the War for Family EqualityAutrice di My Daddy's SecretAutrice di Fuori dal buio: La mia vita con un padre gay
(Guardia di Finanza)
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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