2024-10-14
Ci siamo messi in casa Hezbollah
Un gruppo di aderenti al gruppo Hezbollah in marcia durante il funerale di un loro compagno (Ansa)
La rivelazione del vicepremier Antonio Tajani: «Scoperti cinque miliziani con cittadinanza italiana comprata, la stiamo revocando». Avrebbero ottenuto i passaporti attraverso la sede diplomatica di Roma in Venezuela. Benjamin Netanyahu: «Via i caschi blu dal Libano».Sono almeno cinque i militanti di Hezbollah che in Italia circolavano liberamente con un passaporto italiano ottenuto grazie a documenti falsi. A denunciarlo il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della conferenza nazionale degli enti locali di Forza Italia che si è tenuta ieri a Perugia.Da settimane il leader di Forza Italia propone una revisione della legge sulla cittadinanza e, nel farlo, denuncia le troppe irregolarità, le troppe truffe con cui oggi, in molti riescono a sfuggire alle maglie della legge ottenendo visti e permessi di soggiorno falsi.L’ultima denuncia ha dell’eclatante. Tajani, infatti, ha rivelato che la Farnesina «sta approfondendo la posizione di cinque libanesi che avevano ottenuto, evidentemente con falsi certificati, la cittadinanza italiana e ora ne abbiano chiesto la revoca». Più avanti ha spiegato che si tratta di «cinque Hezbollah che erano riusciti ad avere il passaporto italiano a cui ora stiamo revocando la cittadinanza perché essere italiani è una cosa seria». Il ministro ha detto che il tutto risale a «un paio di mesi fa».La storia riguarda un traffico di passaporti richiesti in Venezuela, dove c’è da anni una fortissima comunità di libanesi fra cui sciiti collegati a Hezbollah. I passaporti sarebbero stati concessi ad alcuni sospettati anche di traffico di droga che erano riusciti a trovare finti avi italiani per ottenere i passaporti.Il traffico di questi documenti era stato scoperto dopo alcune denunce in America del Sud. In sei mesi, denuncia Andrea Di Giuseppe, deputato di Fdi eletto all’estero, nella circoscrizione America Settentrionale e Centrale, che fin dal principio ha seguito il caso, «sono passate pratiche per 8.000 passaporti italiani a Caracas». La sua denuncia, per la quale ha subito minacce nelle scorse settimane, è finita sul tavolo della Farnesina aprendo il caso che ha portato all’intervento del ministero. «Sono partiti gli ispettori, e il console è stato richiamato a Roma, ma ci sono troppe cose da chiarire ancora Io faccio denunce ogni due, tre settimane, segnalando queste incredibili attribuzioni di cittadinanza a personaggi che poi finiscono nelle black list americane», ha spiegato dicendosi soddisfatto dell’attenzione della Farnesina, ma aggiunge: «Quanto emerso è solo la punta di un iceberg, la vicenda è davvero inquietante e riguarda il tema dell’immigrazione illegale e soprattutto, in questo caso, quello della sicurezza nazionale. Si tratta di persone che diventano italiane e sono poi nelle black list statunitensi, al centro di traffico internazionale di stupefacenti, commercio d’armi e finanziamenti ai terroristi».Le cittadinanze false sono ottenute in Venezuela attraverso furti d’identità e certificati anagrafici falsificati per dimostrare l’esistenza di un avo italico nell’albero genealogico e acquisire così il passaporto per discendenza, secondo il criterio dello iure sanguinis.Il consolato italiano a Caracas è finito sotto i riflettori degli inquirenti per una serie di pratiche sospette che aprono scenari inquietanti e configurerebbero l’ipotesi di una compravendita delle cittadinanze. Nella truffa sono coinvolti avvocati, traduttori e funzionari e che interessa sempre gli stessi comuni. Gli approfondimenti investigativi sono partiti lo scorso 9 gennaio, quando Di Giuseppe ha presentato un esposto alla Procura di Roma per fare luce sul caso. Il 12 aprile, poi, la Farnesina ha inviato gli ispettori al consolato venezuelano che, con finanzieri e carabinieri, hanno esaminato tutti i documenti e chiesto al console generale d’Italia a Caracas, Nicola Occhipinti, richiamato poi il mese dopo, l’elenco delle pratiche processate tra ottobre 2023 e marzo 2024.Nell’elenco si trovavano evidentemente anche questi membri di Hezbollah in una rete, quella sciita a Caracas, che sembra vastissima e che varrebbe la pena approfondire. Al centro c’è un personaggio di nome Khaled Khalil Majzoub, fondamentalista islamico, direttore delle comunicazioni della moschea «Sheikh Ibrahim Bin Abdulaziz» di Caracas, carica che gli dà molto risalto all’interno della comunità islamica.
Tyler Robinson dal carcere dello Utah (Ansa)
Tedros Ghebreyesus (Ansa)