2024-01-23
Nessun beneficio col limite a 30 all’ora. È solo una crociata per fermare le auto
Non si ridurranno né l’inquinamento né gli incidenti. Che sono in calo, tranne che per una voce: i monopattini amati dai verdi.La sinistra ha dichiarato guerra agli automobilisti. Con la scusa che le macchine inquinano, i sindaci progressisti hanno cominciato con introdurre prima le domeniche a piedi, poi a limitare l’ingresso delle vetture con i ticket, quindi a ridurre le carreggiate per renderne più difficoltoso lo scorrimento e i parcheggi, infine ecco arrivare il limite dei 30 all’ora. Tutto ovviamente per il bene dei cittadini, i quali nonostante questi divieti, al momento non sembrano registrare alcun concreto vantaggio per quanto riguarda la propria salute. Al punto che, dopo aver motivato le misure con la necessità di ridurre l’inquinamento, ora si giustifica l’imposizione con nuovi argomenti: costringere i veicoli a viaggiare a passo di lumaca per far calare incidenti e mortalità. Sì, dopo aver a lungo sostenuto le restrizioni con la necessità di diminuire le polveri che avvelenano i polmoni dei cittadini, adesso che nonostante l’introduzione di aree a traffico limitato lo smog non cala, l’argomento usato per legittimare il giro di vite contro la velocità è che in questo modo non soltanto si salvaguarda la salute, ma si salvano vite umane. Peccato che, guardando il rapporto compilato dall’Istat sugli incidenti, si scopra che nonostante l’incremento del traffico e del numero di auto in circolazione, le vittime della strada negli ultimi vent’anni si siano più che dimezzate. Nel 2001 i morti furono oltre 7.000 e nel 2022 sono stati 3.159. Gli incidenti sono passati da 263.000 a 165.000 e i feriti da 373.000 a 200.000. Il tasso di mortalità sulle strade nel 2001 era 124,5, due anni fa è sceso a 53,6. Dunque, nei centri abitati delle principali città italiane non esiste alcuna emergenza che imponga misure draconiane. Del resto, se confrontato al periodo pre Covid, il tasso di mortalità registrato nel 2022 è in leggerissima diminuzione. Interessanti sono anche i dati che riguardano i mezzi e le persone coinvolti negli incidenti. Perché se da un lato non c’è un aumento dei morti sulla strada, dall’altro si registra un incremento delle vittime fra chi conduce i monopattini. I casi sono quasi raddoppiati e il numero di incidenti più che quadruplicato. Nel 2022, si è avuto un aumento della circolazione dei mezzi di micromobilità a zero emissioni e la cosa immaginiamo che faccia felici i sindaci progressisti. Tuttavia, la novità ha portato a una crescita del numero di incidenti con lesioni, che almeno nella metà dei casi riguarda conducenti di nazionalità straniera. Rider, insomma, che, come sappiamo, sfrecciano senza rispettare troppo il codice della strada spinti dalla necessità di consegnare il maggior numero di pizze per potersi mantenere.Se il limite dei 30 chilometri all’ora è giustificato dunque con la volontà di diminuire gli incidenti e di avere un’aria più pulita (sono le due motivazioni con cui a Bologna si è deciso di rallentare la marcia dei veicoli), diciamo che è una mezza presa in giro. Come ha spiegato Lavoce.info, sito che essendo stato fondato da Tito Boeri non può certo essere definito antipatizzante nei confronti della sinistra, la decisione è stata presa senza valutare i dati e includendo tra i benefici del ritmo stradale lento anche la cura dello stress. Ma quali sono «gli innumerevoli studi scientifici» alla base della decisione, si chiede il sito a cui lavorano economisti e ricercatori? Non è chiarissimo e la sensazione è che gli studi portati a supporto siano dei «desiderata densi di rimandi valoriali, ma privi di supporto empirico». Secondo La voce.info, prima di estendere il divieto all’intera città di Bologna (come è stato fatto), sarebbe stato opportuno sperimentarlo su piccola scala, così da valutarne l’impatto, raccogliendo i dati sugli incidenti, l’inquinamento ambientale e acustico, le modalità di trasporto, gli effetti sulla vita dei cittadini. Ma niente di tutto ciò è stato sperimentato. Si è deciso e basta.In realtà, in alcune piccole porzioni di Bologna il limite dei 30 all’ora era già stato imposto anni fa e a osservare i dati tra il 2015 e il 2021 si scopre che la misura non ha portato a un calo dell’incidentalità. E allora? Forse viaggiare lenti ha avuto un effetto benefico sull’inquinamento e sullo stress? Per quanto riguarda le emissioni non si direbbe. Scenari economici in questi giorni ha rilanciato uno studio del Cnr sui motori a benzina e diesel e in base a una serie di rilevazioni arriva alla conclusione che viaggiare a 30 allora non è ottimale né per le auto diesel né per quelle a benzina, perché entrambe le motorizzazioni, impiegando più tempo nel percorrere le vie cittadine ed essendo soggette a un maggior numero di soste, hanno un rendimento inferiore.Perciò riformulo la domanda: a che serve il limite dei 30 chilometri all’ora? Ad accontentare una parte politica che ha trasformato l’ambientalismo nella nuova ideologia e persegue i propri obiettivi senza ascoltare ragioni. Come per l’auto elettrica, come per la lavorazione della terra, come per l’allevamento del bestiame, l’ambientalismo è il nuovo comunismo. Uno spettro s’aggira per l’Europa e per l’Italia ed è una sinistra che, dopo essere stata sconfitta su tutti i fronti, prova a risorgere travestita di verde. Urge usare i diserbanti.
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Ansa
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