2022-02-07
«La gente cerca spiritualità non rivendicazioni sociali»
PierLuigi Zoccatelli (Wikipedia)
Il sociologo delle religioni, PierLuigi Zoccatelli: «L’ascesa dei nuovi culti cominciò oltre un secolo fa senza essere contrastata. Attraggono perché non parlano di poveri ma del soprannaturale».Se anche nel continente del Papa arretra il cattolicesimo, è giusto chiedersi cosa sta accadendo. Secondo il Wall Street Journal il problema sarebbe soprattutto quello di una Chiesa poco «in uscita», per dirla secondo uno slogan famoso di Francesco, il papa argentino. PierLuigi Zoccatelli, sociologo delle religioni e vicedirettore del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni) di Torino, aiuta a districarsi nel dedalo di comunità pentecostali ed evangeliche, e a inquadrare cosa sta accadendo.L’ascesa del pentecostalismo è la principale emergenza religiosa in molti Stati sudamericani: di cosa si tratta? «Emergenza? In realtà si tratta di un processo iniziato ben oltre un secolo fa, in cui peraltro hanno un ruolo determinante immigrati italiani». Prego? «Il pentecostalismo nasce negli Stati Uniti tra il 1900 e il 1901. E ha subito un successo fenomenale. Oggi i pentecostali sono 600 milioni e in molti Paesi (Italia compresa) hanno più membri delle Chiese protestanti storiche. Negli Stati Uniti tra i cristiani attirati dal pentecostalismo c’era un certo numero di immigrati italiani. Alcuni si spostarono in America Latina, soprattutto in Brasile, per ragioni economiche ma in alcuni casi anche con il consapevole intento di diffondere la loro nuova fede. Il friulano Luigi Francescon (1866-1964), considerato il padre del pentecostalismo in Brasile e in Argentina, dove pure fondò diverse comunità, si era convertito al pentecostalismo a Chicago nel 1907. La prima campagna missionaria di Francescon in Brasile, che converte migliaia di persone, è del 1910. Non si tratta dunque di un fenomeno nuovo. E la crescita diventa spettacolare negli anni 1930 e 1940». Ma Wall Street Journal e Repubblica parlano di un sorpasso ai danni della Chiesa cattolica oggi.«Dagli anni Settanta in poi ogni tanto qualche sociologo ha annunciato il sorpasso dei pentecostali sui cattolici praticanti sia in Brasile sia in America Latina in generale. Però i sociologi sanno che questi dati sono da maneggiare con cautela. La stessa nozione di cattolico praticante non è univoca, come non lo sono i metodi per misurarla. Quanto ai pentecostali, sono dispersi in mille rivoli, tra grandi denominazioni internazionali come le Assemblee di Dio e piccole realtà che operano solo su scala locale, e le statistiche sono ancora più difficili. È ragionevole pensare che il Brasile sia il Paese del mondo con la più alta percentuale di pentecostali, e che pentecostali e cattolici praticanti siano entrambi intorno al 25% della popolazione».Per qualcuno sarebbe la teologia della prosperità praticata da questi gruppi ad attirare i fedeli - una sorta di benedizione di Dio per la ricchezza e quindi un propulsore per le destre politiche -, o invece è una connessione più facile e personale con Dio a chiamare in queste comunità?«Mi sembra che queste teorie commettano l’errore di considerare l’ascesa pentecostale in America Latina un fenomeno nuovo: il successo della teologia della prosperità e i collegamenti con le destre politiche sono relativamente recenti. Hanno certamente un impatto sul pentecostalismo latino americano, e in una certa misura lo modificano, ma lo hanno quando la grande crescita non solo è già cominciata, ma si è già consolidata. Ormai la maggior parte dei sociologi spiega la crescita pentecostale non più con fattori non religiosi o politici, ma con un fattore religioso, la proposta di spiritualità “calda” caratterizzata dalla glossolalia (il “parlare in lingue”, cioè emettere suoni senza un significato definito nell’entusiasmo della preghiera collettiva), i miracoli, le profezie, che sembra a molti, soprattutto tra i più poveri, una valida alternativa alla proposta delle chiese tradizionali, percepite fredde e distanti».Il continente sudamericano è la culla della teologia della liberazione, che ha fatto dei poveri una scelta preferenziale, eppure secondo una famosa battuta «la Chiesa cattolica ha optato per i poveri e i poveri hanno optato per i pentecostali». Cosa è andato storto?«In tema di “opzione preferenziale per i poveri”, ma qui parlo da non teologo, anzitutto non mi farei scippare la categoria, dimenticando cioè che si tratta di un insegnamento costante della dottrina sociale della Chiesa, almeno a partire dall’enciclica Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, del 1987: “È, questa, una opzione, o una forma speciale di primato nell’esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la Tradizione della Chiesa” (n. 42). Ma torniamo alla lettura sociologica. Qui ci sono due spiegazioni contrapposte. Quella più antica, sostenuta dai teologi della liberazione, che oggi hanno non di rado cambiato idea, e da qualche sociologo che simpatizzava per loro, sosteneva che la Chiesa cattolica era percepita “dalla parte dei ricchi” e perdeva terreno tra i poveri, così che avrebbe dovuto abbracciare le loro lotte e rivendicazioni. La spiegazione oggi prevalente tra i sociologi, illustrata con dovizia di dati da studiosi come Andrew Chesnut e Massimo Introvigne, va nella direzione opposta: la Chiesa cattolica è percepita come troppo concentrata sulla dimensione sociale, pure importante e apprezzata, ma moltissimi latino americani cercano nella religione una dimensione soprannaturale, vogliono che si parli loro dell’aldilà, di miracoli, di profezie e per questo passano ai pentecostali, senza trascurare il successo di movimenti cattolici come il Rinnovamento nello Spirito».Il sociologo americano Rodney Stark ha scritto che «la compensazione per le privazioni materiali non è la base dell’attrazione del protestantesimo», l’esatto contrario di chi attribuisce alla teologia della prosperità le colpe dell’invasione protestante. Il problema non è materiale?«La teoria delle privazioni come base della religione risale a Marx ma è stata smentita dalla sociologia. Gli Stati Uniti sono il Paese (per ora) più ricco del mondo e anche uno di quelli (per ora, il futuro anche lì è incerto) con la più alta percentuale di persone che frequentano le chiese. Chi le frequenta cerca una speranza soprannaturale; per le rivendicazioni economiche ci sono i partiti, i sindacati, le Ong. Se non trova un’offerta convincente di speranza soprannaturale in una chiesa, si rivolge a quella vicina».
Jose Mourinho (Getty Images)