True
2019-08-22
Zingaretti dice sì all’ammucchiata. Il programma: Europa e porti aperti
Ansa
«L'unico ostacolo alla nascita del governo Pd-M5s è Nicola Zingaretti». «Allora dureranno dieci anni». Lo scambio di battute (...) il segretario del Pd ha aperto, anzi spalancato, le porte al governo giallorosso. La relazione di Nicola Zingaretti in direzione nazionale è stata approvata all'unanimità per acclamazione: «Siamo pronti», ha detto Zingaretti al termine dell'assemblea, «per riferire al presidente Sergio Mattarella la nostra piena disponibilità per verificare le condizioni per un governo di svolta utile a questo Paese in un momento difficile della sua vita democratica, economica e sociale».
L'Iva
Zingaretti ha ricevuto il mandato del partito a trattare con il M5s, sulla base di sei punti: «appartenenza leale all'Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del Parlamento; sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione dei flussi migratori, con pieno protagonismo dell'Europa; svolta delle ricette economiche e sociali, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti; evitare l'inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio il previsto aumento dell'Iva».
Sostanzialmente, il nulla scritto bene: a parte il passaggio sul «cambio della gestione dei flussi migratori», si tratta di condizioni che sarebbero agevolmente accettate da qualunque partito politico. Zingaretti ha dovuto superare pochissime resistenze interne, ovvero quelle dei suoi fedelissimi non parlamentari, che sperano nel voto a ottobre per conquistare la poltrona a danno della pattuglia di deputati e senatori attuali, scelti da Matteo Renzi. Oggi alle 11 Zingaretti salirà al Colle insieme ai capigruppo alla Camera e al Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, per le consultazioni con Mattarella, al quale dirà che il Pd è pronto a sostenere un nuovo governo di legislatura.
«È un dovere», ha sottolineato Zingaretti, «dare la disponibilità a verificare se esista la possibilità di dare vita a una nuova maggioranza parlamentare in grado di dare risposte vere e serie ai problemi del Paese. Nessun accordicchio sottobanco, non accetterò sospetti sul mio operato». «Discontinuità», ha aggiunto Zingaretti a La7, «vuol dire che ovviamente non vogliamo e non possiamo entrare in un governo che propone il Conte bis, il proseguimento di un governo che abbiamo combattuto. Tutti si facciano carico della necessità di avviare un nuovo governo».
Soltanto un irrigidimento del M5s sulla riconferma di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, a questo punto, potrebbe chiudere anzitempo il dialogo tra pentastellati e piddini. Anche e soprattutto in quest'ottica, avanza prepotentemente l'ipotesi di un incarico a Roberto Fico, presidente della Camera e dunque figura istituzionale. Fico a Palazzo Chigi libererebbe la poltrona di presidente di Montecitorio per Dario Franceschini, grande sponsor dell'intesa giallorossa.
Molto spinosa una ipotetica riconferma al governo di Luigi Di Maio, che potrebbe magari essere ridimensionato spacchettando di nuovo il ministero del Lavoro da quello dello Sviluppo economico. In uscita Danilo Toninelli, Sergio Costa, Elisabetta Trenta. Giovanni Tria potrebbe essere riconfermato all'Economia, se questa soluzione verrà caldeggiata da Mattarella. Per quel che riguarda il Pd, il pressing per far assumere a Paolo Gentiloni la carica di ministro degli Esteri sembra destinato al fallimento: l'ex premier gradirebbe la nomina a commissario europeo, mentre alla Farnesina potrebbe andare Conte. I nomi «caldi» per entrare a far parte della squadra sono quelli di Andrea Orlando, Graziano Delrio, Lorenzo Guerini, Paola De Micheli (vice di Zingaretti), Raffaele Cantone. Il Viminale? Il post Matteo Salvini dovrebbe essere affidato a una figura non politica, come il capo della polizia, Franco Gabrielli.
Matteo Renzi da parte sua conferma che non entrerà a far parte del governo, come anche Maria Elena Boschi, ma c'è da giurare che i renziani avranno ampio spazio soprattutto tra i sottosegretari. La giornata di ieri ha visto già numerosi schemi di spartizione delle poltrone governative di seconda fila, con tanto di probabili deleghe.
Le lodi di Gentiloni
«Il Pd unito attorno a Nicola Zingaretti», ha twittato ieri il presidente del partito, Paolo Gentiloni, «è una buona notizia». Soddisfatto anche Dario Franceschini: «La direzione Pd all'unanimità», ha scritto Franceschini, «sceglie la via della responsabilità di fronte al Paese. Ora Zingaretti ha la forza di un partito unito con cui può iniziare un dialogo limpido e chiaro con il M5s per cercare di dare vita a un governo di svolta». «È chiaro», ha dichiarato il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, «che con il M5s ci sono dei contatti. Io non sono abituato a dire bugie, sono cose molto all'ordine del giorno. Abbiamo parlato con Leu, abbiamo parlato con il gruppo misto. È chiaro che si cerca di fare un ragionamento». La direzione del Pd tornerà a riunirsi domani, al termine del primo giro di consultazioni al Quirinale.
Carlo Tarallo
«Mentre cadeva il governo la Trenta cambiava le regole per la difesa dei confini»
Mentre martedì divampava a Palazzo Madama il dibattito sulla sfiducia al governo di Giuseppe Conte, c'era già chi lavorava per il futuro. Nel senso di smontare il lavoro fatto dal ministro Matteo Salvini per arginare gli sbarchi di migranti sulle nostre coste. Si tratterebbe di Elisabetta Trenta, ministro della Difesa di fede pentastellata che ha sempre mal digerito la politica dei porti chiusi.
Da aggiungere che non può essere un caso che tra i 5 punti dell'accordo che il segretario dem, Nicola Zingaretti, intende proporre ai 5 stelle ci sia una radicale inversione sull'immigrazione. Nel documento, approvato all'unanimità dalla direzione del Pd, si legge infatti che per dare vita a un esecutivo con i grillini è essenziale un «cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell'Europa».
Ebbene, il ministro Trenta si sarebbe già portato avanti. A svelare le trame dell'operazione è un comunicato del Viminale: «Il ministero guidato da Elisabetta Trenta ha modificato unilateralmente i compiti affidati a coloro che intervengono nell'ambito delle operazioni di pattugliamento. Le nuove indicazioni operative» per gli «assetti militari in azione nel Mediterraneo centrale» denotano «un chirurgico ma significativo arretramento rispetto a quanto concordato per il contrasto dell'immigrazione clandestina». Le nuove regole, si specifica, sono state formalizzate martedì, mentre le precedenti erano del 9 agosto scorso.
Le conseguenze di queste modifiche saranno evidenti, secondo il vicepremier leghista, sul fronte della gestione dei flussi migratori ed è proprio su questo aspetto che il Viminale concentra le critiche: «L'impostazione depotenzia pesantemente alcune forme di collaborazione tra gli assetti militari e gli apparati dello Stato, in primis l'Interno, finalizzate all'azione di contrasto e di repressione nei confronti dei trafficanti di esseri umani e dei loro complici». Infine Salvini pone una domanda, quasi retorica: «Sono le prime prove tecniche di inciucio Pd-5 stelle sulla pelle degli Italiani?».
Non sappiamo se siano davvero le prime prove o se invece l'esito di un'azione di corteggiamento cominciata qualche giorno fa. Precisamente quando il ministro Trenta rifiutò di firmare il divieto d'ingresso nelle acque italiane per la nave Open arms carica di migranti. Aprendo così uno scontro istituzionale che sembra anticipare la richiesta, formalizzata ieri da Zingaretti, di rivoluzionare la gestione di flussi migratori. In quell'occasione intervenne anche il premier Conte e, pure in questo caso, il suo discorso pare precedere la proposta del segretario democratico che sui migranti pretende «pieno protagonismo dell'Europa». Il presidente del Consiglio spiegò: «Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti. Ancora una volta, i miei omologhi europei ci tendono la mano». Tutto questo fa pensare che quelle che Salvini definisce «prove tecniche d'inciucio» siano già avviate da giorni. Un nuovo governo giallorosso potrebbe infatti porre le basi su una politica più morbida sul fronte dell'immigrazione.
Da registrare il battibecco seguito alle dichiarazioni dell'Interno. Si parte da un comunicato via social dei 5 Stelle che accusa Salvini di dire «bugie» e afferma che sarebbe stato proprio il Viminale, con una lettera alla Difesa, a chiedere di non incrementare il pattugliamento aereo marittimo, perché «avrebbe provocato un fattore di attrazione per i migranti». Replica del ministero di Salvini: «Un conto è contestare l'utilizzo delle navi militari come veri e propri taxi del mare al servizio delle Ong (da qui l'esigenza di un approccio diverso, sollecitato dal ministero dell'Interno), un altro modificare il tipo di attività delle navi della Marina. Infatti la Difesa ha cambiato le regole di ingaggio. Ricordiamo, a proposito di linea più morbida e di tutela dei confini come priorità, che il ministro della Difesa ha ordinato alle navi militari italiane di accompagnare verso Lampedusa la Open Arms: c'è qualcuno che vuole negare anche questo?».
Infine la parola, su Facebook, passa alla Trenta che contrattacca: «Caro Matteo, il tuo tentativo di screditare non solo me ma l'intera Difesa è inqualificabile. Le navi della Marina non hanno scortato la nave Open arms per far sbarcare a Lampedusa i migranti; bensì come da sollecitazione del Tribunale dei minori di Palermo erano pronte a intervenire in favore dei minori a bordo, il mare era forza quattro in aumento». Chiunque abbia ragione nella disputa resta il fatto che la questione migranti è e sarà al centro della trattativa per l'inciucio. Oggi i partiti del possibile governo giallorosso dovranno convincere Sergio Mattarella che faranno il bene dell'Italia, riaprendo i porti ai barconi.
Alfredo Arduino
Continua a leggereRiduci
Il partito vota per acclamazione a favore della trattativa. Il segretario boccia un Conte bis e stila cinque vaghi punti programmatici. Previste l'«appartenenza leale all'Ue» e una «svolta nella gestione dei migranti».L'accusa del Viminale: «Modificati martedì i compiti per chi pattuglia le frontiere». Litigio Lega-M5s: «Fu Matteo Salvini a volerlo», «Falso, è la prova dell'intesa con il Pd».Lo speciale contiene due articoli «L'unico ostacolo alla nascita del governo Pd-M5s è Nicola Zingaretti». «Allora dureranno dieci anni». Lo scambio di battute (...) il segretario del Pd ha aperto, anzi spalancato, le porte al governo giallorosso. La relazione di Nicola Zingaretti in direzione nazionale è stata approvata all'unanimità per acclamazione: «Siamo pronti», ha detto Zingaretti al termine dell'assemblea, «per riferire al presidente Sergio Mattarella la nostra piena disponibilità per verificare le condizioni per un governo di svolta utile a questo Paese in un momento difficile della sua vita democratica, economica e sociale».L'IvaZingaretti ha ricevuto il mandato del partito a trattare con il M5s, sulla base di sei punti: «appartenenza leale all'Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del Parlamento; sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione dei flussi migratori, con pieno protagonismo dell'Europa; svolta delle ricette economiche e sociali, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti; evitare l'inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio il previsto aumento dell'Iva». Sostanzialmente, il nulla scritto bene: a parte il passaggio sul «cambio della gestione dei flussi migratori», si tratta di condizioni che sarebbero agevolmente accettate da qualunque partito politico. Zingaretti ha dovuto superare pochissime resistenze interne, ovvero quelle dei suoi fedelissimi non parlamentari, che sperano nel voto a ottobre per conquistare la poltrona a danno della pattuglia di deputati e senatori attuali, scelti da Matteo Renzi. Oggi alle 11 Zingaretti salirà al Colle insieme ai capigruppo alla Camera e al Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, per le consultazioni con Mattarella, al quale dirà che il Pd è pronto a sostenere un nuovo governo di legislatura.«È un dovere», ha sottolineato Zingaretti, «dare la disponibilità a verificare se esista la possibilità di dare vita a una nuova maggioranza parlamentare in grado di dare risposte vere e serie ai problemi del Paese. Nessun accordicchio sottobanco, non accetterò sospetti sul mio operato». «Discontinuità», ha aggiunto Zingaretti a La7, «vuol dire che ovviamente non vogliamo e non possiamo entrare in un governo che propone il Conte bis, il proseguimento di un governo che abbiamo combattuto. Tutti si facciano carico della necessità di avviare un nuovo governo».Soltanto un irrigidimento del M5s sulla riconferma di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, a questo punto, potrebbe chiudere anzitempo il dialogo tra pentastellati e piddini. Anche e soprattutto in quest'ottica, avanza prepotentemente l'ipotesi di un incarico a Roberto Fico, presidente della Camera e dunque figura istituzionale. Fico a Palazzo Chigi libererebbe la poltrona di presidente di Montecitorio per Dario Franceschini, grande sponsor dell'intesa giallorossa. Molto spinosa una ipotetica riconferma al governo di Luigi Di Maio, che potrebbe magari essere ridimensionato spacchettando di nuovo il ministero del Lavoro da quello dello Sviluppo economico. In uscita Danilo Toninelli, Sergio Costa, Elisabetta Trenta. Giovanni Tria potrebbe essere riconfermato all'Economia, se questa soluzione verrà caldeggiata da Mattarella. Per quel che riguarda il Pd, il pressing per far assumere a Paolo Gentiloni la carica di ministro degli Esteri sembra destinato al fallimento: l'ex premier gradirebbe la nomina a commissario europeo, mentre alla Farnesina potrebbe andare Conte. I nomi «caldi» per entrare a far parte della squadra sono quelli di Andrea Orlando, Graziano Delrio, Lorenzo Guerini, Paola De Micheli (vice di Zingaretti), Raffaele Cantone. Il Viminale? Il post Matteo Salvini dovrebbe essere affidato a una figura non politica, come il capo della polizia, Franco Gabrielli. Matteo Renzi da parte sua conferma che non entrerà a far parte del governo, come anche Maria Elena Boschi, ma c'è da giurare che i renziani avranno ampio spazio soprattutto tra i sottosegretari. La giornata di ieri ha visto già numerosi schemi di spartizione delle poltrone governative di seconda fila, con tanto di probabili deleghe.Le lodi di Gentiloni«Il Pd unito attorno a Nicola Zingaretti», ha twittato ieri il presidente del partito, Paolo Gentiloni, «è una buona notizia». Soddisfatto anche Dario Franceschini: «La direzione Pd all'unanimità», ha scritto Franceschini, «sceglie la via della responsabilità di fronte al Paese. Ora Zingaretti ha la forza di un partito unito con cui può iniziare un dialogo limpido e chiaro con il M5s per cercare di dare vita a un governo di svolta». «È chiaro», ha dichiarato il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, «che con il M5s ci sono dei contatti. Io non sono abituato a dire bugie, sono cose molto all'ordine del giorno. Abbiamo parlato con Leu, abbiamo parlato con il gruppo misto. È chiaro che si cerca di fare un ragionamento». La direzione del Pd tornerà a riunirsi domani, al termine del primo giro di consultazioni al Quirinale.Carlo Tarallo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/zingaretti-dice-si-allammucchiata-il-programma-europa-e-porti-aperti-2639944344.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="mentre-cadeva-il-governo-la-trenta-cambiava-le-regole-per-la-difesa-dei-confini" data-post-id="2639944344" data-published-at="1766062144" data-use-pagination="False"> «Mentre cadeva il governo la Trenta cambiava le regole per la difesa dei confini» Mentre martedì divampava a Palazzo Madama il dibattito sulla sfiducia al governo di Giuseppe Conte, c'era già chi lavorava per il futuro. Nel senso di smontare il lavoro fatto dal ministro Matteo Salvini per arginare gli sbarchi di migranti sulle nostre coste. Si tratterebbe di Elisabetta Trenta, ministro della Difesa di fede pentastellata che ha sempre mal digerito la politica dei porti chiusi. Da aggiungere che non può essere un caso che tra i 5 punti dell'accordo che il segretario dem, Nicola Zingaretti, intende proporre ai 5 stelle ci sia una radicale inversione sull'immigrazione. Nel documento, approvato all'unanimità dalla direzione del Pd, si legge infatti che per dare vita a un esecutivo con i grillini è essenziale un «cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell'Europa». Ebbene, il ministro Trenta si sarebbe già portato avanti. A svelare le trame dell'operazione è un comunicato del Viminale: «Il ministero guidato da Elisabetta Trenta ha modificato unilateralmente i compiti affidati a coloro che intervengono nell'ambito delle operazioni di pattugliamento. Le nuove indicazioni operative» per gli «assetti militari in azione nel Mediterraneo centrale» denotano «un chirurgico ma significativo arretramento rispetto a quanto concordato per il contrasto dell'immigrazione clandestina». Le nuove regole, si specifica, sono state formalizzate martedì, mentre le precedenti erano del 9 agosto scorso. Le conseguenze di queste modifiche saranno evidenti, secondo il vicepremier leghista, sul fronte della gestione dei flussi migratori ed è proprio su questo aspetto che il Viminale concentra le critiche: «L'impostazione depotenzia pesantemente alcune forme di collaborazione tra gli assetti militari e gli apparati dello Stato, in primis l'Interno, finalizzate all'azione di contrasto e di repressione nei confronti dei trafficanti di esseri umani e dei loro complici». Infine Salvini pone una domanda, quasi retorica: «Sono le prime prove tecniche di inciucio Pd-5 stelle sulla pelle degli Italiani?». Non sappiamo se siano davvero le prime prove o se invece l'esito di un'azione di corteggiamento cominciata qualche giorno fa. Precisamente quando il ministro Trenta rifiutò di firmare il divieto d'ingresso nelle acque italiane per la nave Open arms carica di migranti. Aprendo così uno scontro istituzionale che sembra anticipare la richiesta, formalizzata ieri da Zingaretti, di rivoluzionare la gestione di flussi migratori. In quell'occasione intervenne anche il premier Conte e, pure in questo caso, il suo discorso pare precedere la proposta del segretario democratico che sui migranti pretende «pieno protagonismo dell'Europa». Il presidente del Consiglio spiegò: «Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti. Ancora una volta, i miei omologhi europei ci tendono la mano». Tutto questo fa pensare che quelle che Salvini definisce «prove tecniche d'inciucio» siano già avviate da giorni. Un nuovo governo giallorosso potrebbe infatti porre le basi su una politica più morbida sul fronte dell'immigrazione. Da registrare il battibecco seguito alle dichiarazioni dell'Interno. Si parte da un comunicato via social dei 5 Stelle che accusa Salvini di dire «bugie» e afferma che sarebbe stato proprio il Viminale, con una lettera alla Difesa, a chiedere di non incrementare il pattugliamento aereo marittimo, perché «avrebbe provocato un fattore di attrazione per i migranti». Replica del ministero di Salvini: «Un conto è contestare l'utilizzo delle navi militari come veri e propri taxi del mare al servizio delle Ong (da qui l'esigenza di un approccio diverso, sollecitato dal ministero dell'Interno), un altro modificare il tipo di attività delle navi della Marina. Infatti la Difesa ha cambiato le regole di ingaggio. Ricordiamo, a proposito di linea più morbida e di tutela dei confini come priorità, che il ministro della Difesa ha ordinato alle navi militari italiane di accompagnare verso Lampedusa la Open Arms: c'è qualcuno che vuole negare anche questo?». Infine la parola, su Facebook, passa alla Trenta che contrattacca: «Caro Matteo, il tuo tentativo di screditare non solo me ma l'intera Difesa è inqualificabile. Le navi della Marina non hanno scortato la nave Open arms per far sbarcare a Lampedusa i migranti; bensì come da sollecitazione del Tribunale dei minori di Palermo erano pronte a intervenire in favore dei minori a bordo, il mare era forza quattro in aumento». Chiunque abbia ragione nella disputa resta il fatto che la questione migranti è e sarà al centro della trattativa per l'inciucio. Oggi i partiti del possibile governo giallorosso dovranno convincere Sergio Mattarella che faranno il bene dell'Italia, riaprendo i porti ai barconi. Alfredo Arduino
Il meccanismo si applica guardando non a quando è stato pagato il riscatto, ma a quando si maturano i requisiti per l’uscita anticipata: nel 2031 non concorrono 6 mesi tra quelli riscattati; nel 2032 diventano 12; poi 18 nel 2033, 24 nel 2034, fino ad arrivare a 30 mesi nel 2035. La platea indicata è quella del riscatto della «laurea breve», richiamata anche come diplomi universitari della legge 341/1990. La conseguenza pratica è che il riscatto continua a «esistere» come contribuzione accreditata, ma diventa progressivamente molto meno efficace come acceleratore del requisito contributivo. Con una triennale piena (36 mesi) il taglio a regime dal 2035 (30 mesi) lascia, per l’anticipo del diritto, un vantaggio residuo di appena 6 mesi; nel 2031, invece, la sterilizzazione è limitata a 6 mesi e, quindi, restano utilizzabili 30 mesi su 36 per raggiungere prima la soglia. Il punto che rende la stretta economicamente esplosiva è che il costo del riscatto non viene rimodulato. Nel 2025, per il riscatto a costo agevolato, l’Inps indica come base il reddito minimo annuo di 18.555 euro e l’aliquota del 33%, da cui deriva un onere pari a 6.123,15 euro per ogni anno di corso riscattato (per le domande presentate nel 2025).
In altri termini: si continua a pagare secondo i parametri ordinari dell’istituto, ma una fetta crescente di quel «tempo comprato» smette di essere spendibile per andare prima in pensione con l’anticipata. La contestazione più immediata riguarda l’effetto «a scadenza»: chi ha già riscattato oggi, ma maturerà i requisiti dopo il 2030, potrebbe scoprire che una parte dei mesi riscattati non vale più come si aspettava per centrare prima l’uscita dalla vita lavorativa.
La norma, in realtà, è destinata a creare dibattito politico. «Non c’è nessunissima intenzione di alzare l’età pensionabile», ha detto il senatore della Lega. Claudio Borghi, «e meno che mai di scippare il riscatto della laurea. Le voci scritte in legge di bilancio sono semplici clausole di salvaguardia che qualche tecnico troppo zelante ha inserito per compensare un possibile futuro aumento dei pensionamenti anticipati, che la norma incentiva sfruttando la possibilità data dal sistema 64 anni più 25 di contributi inclusa la previdenza complementare. Quello che succederà in futuro verrà monitorato di anno in anno ma posso dire con assoluta certezza che non ci sarà mai alcun aumento delle finestre di uscita o alcuno scippo dei riscatti della laurea a seguito di questa norma». «In assenza di intervento immediato del governo, noi sicuramente presenteremo emendamenti», conclude il leghista. A spazzare via ogni dubbio ci ha pensato il premier, Giorgia Meloni: «Nessuno che abbia riscattato la laurea vedra’ cambiata la sua situazione, la modifica varra’ per il futuro, in questo senso l’emendamento deve essere corretto» a detto in Senato.
Dal canto suo, il segretario del Pd, Elly Schlein, alla Camera, ha subito dichiarato la sua contrarietà all’emendamento. «Ieri (due giorni fa, ndr) avete riscritto la manovra e con una sola mossa fate una stangata sulle pensioni che è un furto sia ai giovani che agli anziani. È una vergogna prendervi i soldi di chi ha già pagato per riscattare la laurea: è un’altra manovra di promesse tradite. Dovevate abolire la Fornero e invece allungate l’età pensionabile a tutti. Non ci provate, non ve lo permetteremo».
Continua a leggereRiduci
(IStock)
Novità anche per l’attività delle forze dell’ordine. Un emendamento riformulato dal governo prevede che anche gli interventi di soccorso promossi da polizia e carabinieri, a partire dal prossimo anno, andranno «rimborsati» se risulteranno non «giustificati», ovvero se dietro sarà rinvenuta l’ombra del dolo o della colpa grave di chi è stato soccorso. La stretta era stata già prevista nel testo uscito dal Consiglio dei ministri il 17 ottobre ma era limitata a uomini e mezzi della Guardia di finanza, ora con questa proposta di modifica viene estesa agli interventi effettuati dagli altri due corpi. Dal 2026 la richiesta di aiuto che verrà rivolta a polizia di Stato e Arma dei carabinieri, impegnati nel soccorso alpino e in quello in mare, andrà giustificata e motivata. E se non ci sarà una motivazione adeguata e reale la ricerca, il soccorso e il salvataggio in montagna o in mare diventeranno tutte operazioni a pagamento. Non solo. Il contributo sarà dovuto anche da chi procura, per dolo o colpa grave, un incidente o un evento che richiede l’impiego di uomini e mezzi appartenenti alla polizia di Stato e all’Arma. L’importo sarà stabilito con decreti dal ministro dell’Interno e da quello della Difesa, di concerto con l’Economia. L’emendamento precisa, infine, che «il corrispettivo è dovuto qualora l’evento per il quale è stato effettuato l’intervento sia imputabile a dolo o colpa grave dell’agente».
Nessuna novità, invece, per maggiori fondi, che restano rinviati a quando il Paese uscirà dalla procedura d’infrazione. I sindacati di polizia continuano a martellare l’esecutivo dicendo che «per il governo la sicurezza è uno slogan adatto ai discorsi pubblici ma non è una priorità quando si tratta di mettere in campo risorse concrete». In una lettera inviata da Sap, Coisp-Mosap, Fsp Polizia, Silp-Cgil al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si attacca «l’ipotesi di un innalzamento dell’età pensionabile, inaccettabile per chi ha trascorso una vita professionale tra rischi e responsabilità enormi e si pretende di allungare ulteriormente la carriera dei poliziotti senza alcun confronto con i sindacati». Per i sindacati è anche «grave, lo stanziamento simbolico di appena 20 milioni di euro per la previdenza dedicata. Una cifra che condanna molti a pensioni indegne dopo una vita spesa al servizio dello Stato».
Intanto hanno avuto il via libera in commissione Bilancio una serie di modifiche alla manovra sui temi di interesse comune alla maggioranza e all’opposizione in materia di enti locali e calamità naturali. In totale sono 64 gli emendamenti. Tra questi, la possibilità di assumere a tempo indeterminato il personale in servizio presso gli Uffici speciali per la ricostruzione e che abbia maturato almeno tre anni di servizio. Arriva anche un contributo di 2,5 milioni per il 2026 per il disagio abitativo finalizzato alla ricostruzione per i territori colpiti dai terremoti in Marche e Umbria.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato i maggiori fondi per la sanità. «Sul fronte del personale», ha detto, ci sono degli aumenti importanti e delle assunzioni aggiuntive. Le Regioni possono assumere con il Fondo sanitario nazionale che viene ripartito tra di loro».
Soddisfatto il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani. La manovra, infatti, contiene +7,4 miliardi per il Fondo sanitario nazionale e un ulteriore +0,1% che consente di far scendere il payback a carico delle aziende farmaceutiche. «Il segnale è ampiamente positivo», ha commentato Cattani.
Intanto ieri alla Camera, nel dibattito sulle comunicazioni alla vigilia del Consiglio europeo, c’è stato un botta e risposta tra la segretaria del Pd, Elly Schlein, e Meloni. Tema: le tasse e la manovra. «La pressione fiscale sale perché sale il gettito fiscale certo anche grazie al fatto che oggi lavora un milione di persone in più che pagano le tasse», ha detto il premier. E a fronte del rumoreggiamento dell’Aula, ha incalzato: «Se volete facciamo un simposio ma siccome siamo in Parlamento le cose o si dicono come stanno o si studia».
Ma per Schlein «le tasse aumentano per il drenaggio fiscale». Il premier ha, poi, ribadito che la manovra «è seria» e che «l’Italia ha ampiamente pagato in termini reputazionali, e non solo, le allegre politiche degli anni passati».
Continua a leggereRiduci